A Gallina Francesco Poto racconta la storia della “Parlata Santagatina”
Al via le presentazioni della prima pubblicazione letteraria di Sveva Edizioni. Hanno conversato con il professore e autore del volume la professoressa Rosetta Neto Falcomatà e il professore Luigi Marino. Letture di Antonio Marino e intermezzi musicali di Giuseppe Scopelliti e Teo Megale.
La gremita piazza Municipio di Gallina, quartiere collinare di Reggio Calabria, ha accolto con grande partecipazione il professore Francesco Poto in occasione della prima presentazione del volume “La parlata santagatina”, piccolo
dizionario dei termini dialettali, alcuni dei quali non più usati, tipici della Vallata di Sant’Agata e in particolare del paese oggi indicato con il nome di Gallina.
La prima pubblicazione letteraria di Sveva Edizioni è stata al centro della conversazione, introdotta dal consigliere metropolitano Demetrio Marino e dal presidente della fondazione Giuseppe Marino, Antonio Marino, alla quale hanno contribuito la professoressa Rosetta Neto Falcomatà, che ha firmato la presentazione del volume, e il professore Luigi Marino. Ad intrecciare i commenti e le osservazioni sul volume, le letture sapienti dell’attore Antonio Marino e i canti tradizionali dei talentuosi musicisti santagatini doc, Giuseppe Scopelliti (voce e chitarra) e Teo Megale (fisarmonica).
Un’occasione in cui riscoprire e condividere, nel segno della lingua dialettale, tratti identitari di grande rilievo del «territorio che – ha ricordato il consigliere metropolitano Demetrio Marino – poco meno di dieci anni fa visse proprio in questa piazza un momento di grande partecipazione con la rievocazione degli storici giochi che un tempo accomunavano tutto il territorio della Vallata di Sant’Agata».
Una prima presentazione che coincide anche con la prima pubblicazione letteraria di Sveva Edizioni, finora dedicatasi alla promozione discografica. «Sono particolarmente emozionato. Mi inorgoglisce inaugurare questo nuovo filone di attività di Sveva Edizioni con Francesco Poto, da sempre legato alla famiglia Marino e a mio padre Giuseppe che tanto si era prodigato per la valorizzazione di questo luogo, delle sue tradizioni e della sua cultura. Un esordio legato, nel segno di questo volume, a Gallina. Sono dunque davvero onorato di iniziare proprio da qui un ciclo di presentazioni che faranno tappa anche negli altri territori della Vallata di Sant’Agata e oltre», ha sottolineato Antonio Marino, presidente della fondazione Giuseppe Marino.
«Un lavoro di cui essere grati al professore Poto che ha saputo magistralmente coniugare la pazienza della ricerca con la competenza dell’approfondimento, offrendoci una testimonianza preziosa e sapiente della nicchia linguistica cha Gallina rappresenta anche rispetto alle zone limitrofe. Questo lavoro mette in luce le molteplici peculiarità di una lingua che ancora conserva intatta la capacità di denotare luoghi e persone e così custodire pregnanti tracce storiche e culturali del territorio», ha spiegato il professore Luigi Marino.
Un accento marcato è stato posto sull’urgenza di recuperare il Dialetto come patrimonio non ripetibile della nostra cultura e tratto irrinunciabile della nostra identità. La sfida da intraprendere deve essere corale poiché si tratta di sfidare il dimenticanza di una lingua di pari dignità rispetto a quella Italiana, già denunciata dal poeta siciliano Ignazio Buttitta, di cui durante l’incontro Eugenia Genna ha declamato alcuni versi.
«Mi sento particolarmente emozionata di essere qui a parlare di questo volume che richiama anche le mie origini. I miei nonni erano, infatti, originari di Cataforio e di San Salvatore. Ringrazio profondamente il professore Poto per questo lavoro che rappresenta una mirabile sintesi dell’anima calabrese. Il dialetto, infatti, è la nostra memoria. Attraverso la sua conservazione e la sua valorizzazione, opere assolutamente doverose e necessarie, noi custodiamo e tramandiamo di generazione in generazione le nostre tradizioni e le manteniamo vive», ha sottolineato la professoressa Rosetta Neto Falcomatà.
Un volume pregno quello del professore Poto: un’introduzione per raccontare la storia di Gallina, città di Sant’Agata e cuore della vallata che abbraccia anche San Salvatore, Cataforio, Mosorrofa e il comune di Cardeto e il cui nome ha origini ancora oggi dibattute; un piccolo dizionario dei termini dialettali legati a questa valle; un’appendice articolata nella descrizione dei giochi, per ricordare tempi andati ma vivi nella memoria, e nella raccolta di preghiere, canti religiosi, ninnananne, scioglilingua, tiritere, motti e massime, per evidenziare l’intramontabile musicalità del dialetto, scrigno di storia e cultura. Un tesoro linguistico suggellato dalla poesia dal titolo “Iaddhina”, scritta dallo stesso professore Francesco Poto.
«Il dialetto deve essere considerato come lingua paritaria e non come idioma di una minoranza linguistica da inquadrare nell’ambito dell’alloglossia, cioè del parlar d’altro. La lingua Italiana e il Dialetto si arricchiscono vicendevolmente, da sempre. Abbiamo traccia di questo flusso costante nel tempo – ha posto in evidenza il professore Francesco Poto – ad esempio nel Morgante Maggiore di Luigi Pulci, che utilizza il termine “sciarra” per indicare lite, scontro, e con Iacopone da Todi che nel Lamento della Vergine utilizza il verbo “stutari”, nell’accezione di spegnere o figurativamente di uccidere. Tracce ci sono anche nel latino arcaico anche se con significato diverso. Plauto utilizza nel Miles Gloriosus il termine “paniculus tectorius” ma per indicare fasciame a copertura delle capanne dei contadini e non granturco. Resta ancora tanto da svelare – ha sottolineato ancora il professore Poto – ma certo è il rapporto simbiotico che intercorre tra la lingua Italiana e il Dialetto. Lo studio del Dialetto come lingua di pari dignità rispetto all’Italiano mi ha condotto poi alla scoperta della peculiarità della Parlata Santagatina che ho approfondito in questo volume. Sono particolarmente contento di essere qui, a Gallina, per questa prima presentazione, su invito della fondazione Giuseppe Marino e di Antonio Marino, che fedelmente sta seguendo le orme del padre Giuseppe che un grande impulso diede alla valorizzazione di questo quartiere. Questo piccolo dizionario si propone di costituire un contributo a quella stessa valorizzazione nel segno della storia linguistica di questo quartiere particolarmente ricca e da preservare», ha sottolineato ancora il professore Francesco Poto.
Ricchi anche gli interventi del pubblico scanditi dalle testimonianze affettuose di Vincenzo Genovese e Enzo Marra, attuale presidente del Consiglio Comunale reggino, in rappresentanza degli studenti, alcuni dei quali presenti, appartenenti alla storica classe 5^ E del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Reggio Calabria che Francesco Poto, professore di Lettere e Latino, nel 1996 aveva coinvolto in una interessante indagine sul dialetto. Hanno offerto contributi e suggestioni anche l’appassionato Antonio Luvarà e i ricercatori ed esperti conoscitori del patrimonio storico artistico della vallata del Sant’Agata, Valeria Varà e Orlando Sorgonà.
Reggio Calabria, 2 agosto 2022