Lamezia nel periodo estivo sembra essere una città fantasma
Lamezia nel periodo estivo sembra essere una città fantasma. Sono lontani oramai gli anni in cui il giugno lamentino caratterizzava l’inizio della bella stagione e attraeva migliaia di cittadini provenienti da tutta la Calabria per gli eventi che si susseguivano di settimana in settimana. Non solo, Lamezia riusciva ad organizzare molte rassegne culturali, tantissimi spettacoli musicali ecc ma oggi la nostra amata città, non riesce più ad offrire nulla. In tantissimi comuni anche più piccoli riescono ad organizzare eventi e a dare la possibilità ai cittadini di socializzare, di creare economia, ma a Lamezia no.
D’accordo, se ci troviamo in questa situazione la colpa è sicuramente di una classe politica miope, inetta, incapace di programmare, di organizzare e di gestire un territorio potenzialmente ricco come il nostro, in pochissimi anni si è riusciti a cancellare tutto quello che di buono era ancora rimasto, a trasformare il cuore commerciale della Calabria in un cimitero di negozi e aziende chiuse, in una città che sopravvive solo grazie all’intuito di qualche privato, una città che non solo non riesce ad essere attrattiva, ma che non fornisce nessuna opportunità culturale, musicale, teatrale ecc ai nostri giovani e alle famiglie lametine; sono riusciti a dare un colpo letale al nostro territorio.
Lamezia è una città che sta morendo, con gli impianti sportivi e i teatri ancora non pienamente utilizzabili, con un’economia cittadina ormai al collasso, con dei pessimi servizi e con una manutenzione ordinaria inesistente, ma qualcosa bisogna pur fare. Occorre che i cittadini di buona volontà si organizzino, individuino delle persone con reali capacità politiche e amministrative, che conoscano i problemi del territorio e le esigenze delle famiglie, che abbiano consapevolezza dello stato critico in cui versa Lamezia Terme, con una visione lungimirante e che portino ad attuazione dei progetti concreti per salvare Lamezia dalla morte che sembra mai purtroppo certa. Io ancora ci credo.