A 30 anni dalla convenzione onu i diritti della infanzia e della adolescenza vanno in quarantena
Una data speciale la ricorrenza della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza che ricorre il 20 novembre di ogni anno e istituita dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Il trattato sui diritti umani più ratificato nella storia, anche se questo paradossalmente resta uno dei documenti più ignorati. L’aspetto più grave è che questo trattato, in quanto tale, nel nostro Paese risulta poco valorizzato nelle sue potenzialità e poco studiato anche negli ambienti educativi.
I principi fondamentali contenuti nella Convenzione (non discriminazione, superiore interesse del bambino, diritto alla vita, sopravvivenza, sviluppo, ascolto), dovrebbero essere assunti da ogni comunità quali criteri di riferimento al fine di assicurare ad ogni bambino e ragazzo il diritto di sviluppare appieno le proprie potenzialità.
Il Covid-19 i ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità già rilevate da anni: l’assenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella cultura politico-amministrativa e nell’agenda politica e la mancanza di un coordinamento efficace in tale ambito.
L’emergenza sanitaria sta impattando sui diritti delle nuove generazioni per cui occorre rilanciare la necessità di una strategia organica per i quasi 10 milioni di bambini e adolescenti che vivono nel nostro Paese,e in particolare per i 268.101 alunni di ogni ordine e grado della scuola calabrese che stanno pagando più di tutti i costi sociali della pandemia in corso.
In questi mesi di lockdown dovuti al diffondersi dell’epidemia, milioni di bambini e adolescenti, con i loro genitori, hanno subito una doppia crisi , economica ed educativa, in un Paese che mostrava già dati allarmanti e gravi disuguaglianze nelle opportunità di crescita, di apprendimento e di sviluppo. Un milione e 137mila , pari all’11,4% (dato 2019) sono i minorenni che in Italia vivono in povertà assoluta e che rischia di subire una nuova impennata ora.In Calabria il 42,4% dei minori vive in condizioni di povertà relativa attestandosi al primo posto in questa triste classifica. Il 14,5% degli e delle adolescenti abbandona la scuola, il 12,3% dei ragazzi/e tra 6-17 anni vive in case prive di strumenti informatici, pc o tablet, il 10,5% dei ragazzi /e tra i 15 e i 19 anni non è occupato e non è inserito in un percorso di formazione.
Il nuovo rapporto di Save the Children traccia un quadro dell’impatto del Covid-19 sui più giovani da cui emergono conseguenze pesantissime sulla vita e sul futuro delle nuove generazioni, private di beni e opportunità essenziali per la loro crescita.
Secondo quanto evidenziato dal rapporto, in Italia il confinamento imposto nei mesi scorsi ha mostrato il lato più duro dell’impatto socioeconomico della crisi sanitaria. In base a una ricerca condotta da Save the Children nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7%) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, nel nostro Paese, hanno visto ridursi le risorse economiche a causa del Coronavirus; il 44,7% ha dovuto tagliare le spese alimentari, mentre una su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37,1% al Sud, e 43,8% nelle Isole) e una su quattro (26,3%) anche quello dell’affitto o del mutuo..
Ai rischi per la salute e per la vita degli under 18 si aggiungono quelli legati alla chiusura delle scuole e all’aumento della povertà educativa.
Nel nostro Paese in questi lunghi periodi di lockdown e la necessità di far ricorso alla didattica a distanza hanno messo in luce il divario nell’accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi che vivono nelle periferie più svantaggiate: in Italia uno studente su 8 non ha un laptop e più di 2 minorenni su 5 (42%) vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Fattori che rischiano di aggravare ulteriormente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14% e il 15%..
L’impatto del Covid-19 sulle vite dei nostri minori anche sul nostro territorio è e sarà molto pesante. è da essere particolarmente preoccupati per le ricadute su bambine, bambini, giovani già provati da povertà, disabilità o esclusione sociale, inclusi i rifugiati, i migranti e gli sfollati, così come coloro che sono già colpiti da crisi umanitarie. I minorenni che vivono condizioni di marginalità dovuta a povertà subiranno la crisi in maniera ancora più forte: servizi igienici e idrici non adeguati, insediamenti sovraffollati e la conseguente impossibilità di rispettare le norme di distanziamento fisico acuiscono i rischi a cui vanno incontro questi bambini. Da un giorno all’altro il loro mondo viene stravolto:niente più habitat scolastici, nessuna attività aggiuntiva pomeridiana, niente sport, niente relazioni amicali. Saranno più esposti a nuove minacce per la loro sicurezza e il loro benessere (maltrattamenti, violenze di genere, sfruttamento, esclusione sociale o separazione dai familiari) per effetto della pandemia e delle ricadute dovute alle necessarie misure di contenimento che accentuano situazioni di isolamento.
E’ importante che gli enti locali, istituzioni di più immediata prossimità del cittadino, elaborino, coadiuvati dalle istituzioni scolastiche di riferimento, piani educativi territoriali di supporto alle famiglie più colpite dal black out educativo e sociale, con una attenzione speciale al benessere psicologico, alle necessità degli alunni disabili e BES, dei minori stranieri e rom e degli adolescenti usciti dal circuito scolastico.
Un sistema scolastico inclusivo e resiliente resta il tassello essenziale per una comunità e un territorio, già svantaggiati di per sé, per una risposta alla crisi pandemica per evitare di fare pericolosi passi indietro nella crescita umana e sociale delle nostre giovani generazioni.
Reggio Calabria novembre 2020
Prof. Guido Leone
Già Dirigente Tecnico USR Calabria