Gioia Tauro, Cittadinanza Onoraria alla Guardia di Finanza nel 250° Anniversario dalla sua Fondazione Consiglio Comunale del 25 Marzo 2024
Intervento del Sindaco
Oggi è una bellissima giornata. Una giornata importante e significativa, da ricordare nella storia della nostra Città. Il Consiglio Comunale si appresta a votare il riconoscimento della Cittadinanza Onoraria alla Guardia di Finanza che proprio quest’anno festeggia il 250° anniversario della sua fondazione.
Una Storia, dunque, secolare, che si confonde con la Storia del Paese, con le vicende lunghe e complesse che alla fine hanno portato all’Unità Nazionale.
Ma voglio qui rimarcare un concetto: il processo di unificazione delle Istituzioni che, nei vari stati preunitari hanno comunque rappresentato la stessa esigenza di tutela delle Finanze, viene da noi tutti vissuto come il completamento di idealità sperate e volute da intere generazioni di patrioti con il Risorgimento. Questo significa che la Storia delle Istituzioni si arricchisce di un afflato unitario che oggi, celebrando il 250° anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza, ci fa tutti partecipi di quell’evento che, nel lontano 1774 e nel piccolo Regno di Sardegna, portò alla prima organizzazione di quella che oggi è la Guardia di Finanza Italiana, Istituzione importante e significativa della Nazione e del sistema “Paese”. Due secoli e mezzo di storia, di passione, d’impegno, fatta di donne e di uomini, che hanno saputo onorare la loro divisa nei compiti istituzionali che gli sono stati assegnati dallo Stato. Una Guardia di Finanza da sempre impegnata a tutelare e a difendere il bilancio dello Stato, le libertà economiche dei cittadini onesti e i principi di legalità e di giustizia sociale.
E mi sia consentito un solo accenno ai miei ricordi di bambino che risalgono al 1959, il ricordo della nuova “caserma” di Via Belvedere (entrata in funzione nel 1955), al comando dell’allora Maresciallo Francesco Campolo.
Grazie alla presenza dei finanzieri nel Quartiere Marina, conobbi gli uomini in divisa che ci trasmettevano, a tutti noi abitanti del Quartiere, vicinanza, prossimità, fiducia e sicurezza.
E questi sentimenti – che sono di tutta la Città – costituiscono le profonde motivazioni che oggi ci emozionano mentre presentiamo al Consiglio Comunale, custode delle virtù civili, la proposta di Cittadinanza Onoraria alla Guardia di Finanza. Intendiamo onorare, nella forma più solenne, la presenza, l’impegno, il sacrificio di chi ha tutelato la libertà dei cittadini contro le prevaricazioni e gli abusi, gli illeciti arricchimenti, contrastando il malaffare, il traffico di droga, l’accumulo mafioso di patrimoni imponenti, così partecipando giornalmente ed attivamente al percorso di crescita globale, economica, sociale e culturale della Città.
Un impegno che si è articolato e si articola in multiformi funzioni: dal presidio dei confini nazionali, alla polizia doganale, da polizia del mare per la sorveglianza delle frontiere marittime, fino alla sua evoluzione naturale di polizia tributaria. Ma sicuro baluardo, nella realtà sociale, di civiltà e legalità.
Il tratto di spiaggia a Nord del fiume Petrace, per le sue caratteristiche sabbiose, ha sempre favorito, sin dal periodo neolitico, un facile approdo naturale per le piccole imbarcazioni, favorendo così lo sviluppo dei traffici marittimi mercantili legati all’abbondanza della quantità di merce presente all’interno della Piana. In particolare: si esportava seta, cereali, pece, legname e dopo il ‘700 per la grande quantità, l’olio e il vino; quest’ultimo veniva esportato via mare, sino alla fine degli anni ’60, su una piccola nave vinacciera chiamata “Lupa” che si “afforcava” con le sue due ancore vicino alla spiaggia, all’altezza di Via Etna e, attraverso lunghe manichette che si innestavano tra di loro, il vino veniva pompato dalle cisterne, che si trovavano in via U.S.A., fin dentro la stiva in acciaio della nave.
Nel 1466, nel periodo aragonese, “l’imbarcadero di Gioja risultava molto attivo nel servire il transito di “ligname” che, dai boschi di Santa Cristina d’Aspromonte, veniva inviato alla marina de Joya, per poi prendere la via del mare”.
Cito questo passaggio storico per ricordare che la Marina di Gioia Tauro, nonostante avesse una spiaggia senza un porto, è stata sempre un crocevia di traffici marittimi mercantili ed è stata sempre oggetto di attenzione di una presenza doganale e successivamente anche della Guardia di Finanza, tant’è che il Consiglio Provinciale, nella seduta del 18 Settembre 1818, avanzò la richiesta per l’istituzione, alla Marina di Gioia, dello “Stabilimento di una dogana di prima classe”.
Nella metà dell’800, “l’esportazione dell’olio che passava dalla marina di Gioja era la metà dell’intero traffico del meridione d’Italia”. Un caricatoio importante e significativo che dimostra chiaramente che questo territorio è sempre stato attenzionato dagli organi di controllo come la dogana e, dopo l’istituzione del Corpo, dalla Guardia di Finanza.
Gioia Tauro ha avuto da sempre, per la sua particolare e fortunata posizione geografica, un rapporto ineliminabile con le varie forme organizzative riferibili alla Guardia di Finanza. Non voglio dilungarmi, ma è noto a tutti che la presenza della Guardia di Finanza in questo territorio affonda le radici nel periodo preunitario. Sin dal XVI secolo troviamo sul territorio tracce dei Guardiani alle Dogane, Cavallari e Torrieri. Alla Marina di Gioia (Via Veneto) esisteva la torre “Cavallara”, così come è stata riportata nel “Codice Romano-Carratelli”, manoscritto cartaceo risalente al XVI secolo.
Nel Regno delle Due Sicilie, nei domini al di qua del Faro, con decreto organico 10 dicembre 1817, n. 1019, si istituì un’amministrazione generale dei dazi indiretti, dipendente dal Ministro delle Finanze e competente in materia di dogane, dazi di consumo in Napoli. Aveva qui sede la Luogotenenza di Gioia Tauro che dipendeva dalla Direzione Provinciale di Reggio Calabria ed assolveva alle funzioni di delegazione di spiaggia e posto doganale.
Al raggiungimento dell’unità italiana, le Guardie dei Dazi Indiretti/Guardie Doganali del Regno di Napoli, con Regio Decreto del 30 novembre 1862, si fusero alle Reali Truppe Leggere confluendo, in numero predeterminato pari a 1/4 dell’organico e 1/3 della forza ufficiali, nel neo Corpo della Guardia Doganale.
Con la Legge 8 aprile 1881, n. 149, il Corpo assunse la denominazione di “ Corpo della Guardia di Finanza” e venne riorganizzato.
A Gioia Tauro viene istituita una brigata, dipendente dalla Sezione di Palmi. Il Reparto faceva parte del Circolo di Reggio Calabria istituito nell’ambito della Legione di Messina.
Il Reparto manterrà tale denominazione e rango anche con le successive leggi riordinativi del Corpo del 1906 e del 1959, sino al 1994 quando verrà elevata a rango di Compagnia e posta alle dipendenze del Gruppo di Reggio Calabria, istituito nell’ambito della 20a Legione di Catanzaro.
Sempre nel 1994 viene istituita l’unità della Guardia di Finanza operante nel porto di Gioia Tauro posta alle dipendenze della neo-istituita compagnia.
Nel 2010 il Reparto verrà definitivamente elevato a rango di Gruppo, che tuttora mantiene, con alle dipendenze due nuclei operativi operanti nel porto e nel territorio della circoscrizione, che consta di 18 comuni[1] insistenti nella omonima Piana – importante zona economica della provincia ove vive una popolazione di circa 100 mila abitanti.
Gli uffici della Guardia di Finanza, almeno sino al 1943, si trovavano in una strada prospicente la battigia, nei pressi dell’odierna via Cavour e del fiume Budello.
La Brigata “mista, fissa e volante” svolgeva funzioni anticontrabbando e di vigilanza delle importanti manifatture e monopoli insistenti nella Piana.
In seguito ai bombardamenti di Gioia Tauro del 1943 da parte degli Alleati, i finanzieri furono sfollati con le loro famiglie e gli uffici si spostarono in attesa di una nuova caserma, in un immobile requisito al Conte Imperiali di Francavilla, in via de Commerci, in una zona vicina alla stazione ferroviaria e ai magazzini di Gioia Tauro.
Nel 1955 viene consegnato l’immobile di via Belvedere, in zona Marina, dove la Guardia di Finanza avrà sede sino al 2010, allorquando si stabilisce nella attuale sede sulla Statale 111.
L’immobile è stato confiscato ai sensi della legge nr. 575/65 in danno di Mammoliti Vincenzo[2] (sentenza definitiva emessa in data 04.01.2000). Il fabbricato è stato consegnato al Corpo della Guardia di Finanza in data 11.05.2010 dall’Agenzia del Demanio – Filiale Calabria – sede di Reggio Calabria[3].
Il motivo di tale presenza e legame è intuitivo ed è strettamente legato alla vocazione economica della nostra Città e della stessa Piana, ed al rapporto con il mare….non a caso la Guardia di Finanza è stata per anni alla Marina ed ora dentro al porto. E purtroppo, di fianco all’economia, è sempre stato necessario assicurare la presenza dello Stato per contrastare gli illeciti e salvaguardare gli interessi dei cittadini onesti.
Già con l’art. 3 della legge 29 luglio 1884 la spiaggia di Gioia Tauro, non vi era ancora un porto, era stata dichiarata di 3a Classe della 2a Categoria, ovvero una “spiaggia” a vocazione portuale dove vi erano intensi traffici marittimi.
Nel 1893 in una relazione della camera di commercio dell’epoca in riferimento alla Piana di Gioia Tauro si legge: “si contavano diciottomila ettari di terreno coltivato a vite: erano state introdotte piantagioni più moderne e si era investito nell’acquisto di macchinari, soprattutto nelle zone di Palmi, Gioia Tauro e Rosarno….” ed ancora “Lungo le sponde dei torrenti era fiorente la coltivazione degli agrumi, mentre i boschi di uliveti selvatici erano interrotti dai vigneti di Rosarno e di Gioia, oltre che da ampie zone incolte”.
Allo stesso tempo, in una relazione al Prefetto, si legge: A seguire fu il consiglio comunale di Gioia Tauro, sull’opposto versante tirrenico, nella seduta del 22 aprile del 1922, a sottolineare che: “i reati contro le persone e le proprietà si succedevano con audacia impressionante” e che soprattutto di notte si rischiava “di andare incontro a spiacevoli incidenti con la gente affiliata alla malavita”, la quale scorrazzava liberamente in città ed in campagna “commettendo ogni sorta di delitti e soprusi”.
Gioia Tauro era un’importante piazza commerciale per il commercio di olive ed agrumi e il sindaco dell’epoca manifestava la preoccupazione che l’economia del paese potesse pesantemente risentire di questo condizionamento mafioso sulla normale vita sociale.
Nel 1936 teneva banco la discussione politica sulla costruzione dei Magazzini Generali a Gioia Tauro ed a Villa San Giovanni, l’approvazione di una disciplina per la regolamentazione degli impianti industriali di Gioia Tauro e Siderno.
Nell’immediato dopoguerra, la Guardia di Finanza aveva dei posti di controllo fissi in numerosi insediamenti industriali presenti in Città e in particolare nel Quartiere Marina: alla Gaslini (ex Mazzorana, sansificio, sito sul Viale Don Luigi Sturzo); alla Franca (distilleria sita in zona adiacente la Chiesa Maria SS di Portosalvo); alla Sidac (ex Arenella, sita in Via Trinacria).
Inoltre c’erano altri importanti insediamenti industriali sempre nel Quartiere Marina quali i sansifici: Bruzia (in Via Francesco Tripodi); Bambolo (in Via Francesco Tripodi); Scibilia (in Via Veneto), e nella parte più ad Est del Centro cittadino, quali: lo Stabilimento OLCA (Oleifici Calabresi, 4 Ottobre 1951, Via Statale 111); e la Società Olivo (Società A. Cooperativa per Azioni, Via Nazionale verso Rosarno).
Giova ricordare che, tra le fabbriche presenti a Gioia Tauro, nel 1864 fu realizzato uno stabilimento per la lavorazione della liquirizia che produsse per oltre 10 anni e successivamente l’impianto fu convertito per la lavorazione dell’uva e i locali vennero utilizzati come cantine.
La Guardia di Finanza si occupò anche dell’Oto Breda Sud. Alla fine degli anni ’80, a seguito degli scioperi e delle proteste degli operai del porto e dei disoccupati, durante una trattativa sindacale, alla quale ho partecipato, con il Ministro dell’Industria Gianni De Michelis, ottenemmo l’impegno governativo per l’apertura di un insediamento industriale statale nell’area industriale di Gioia Tauro. Fu così che nacque l’Oto Breda Sud. Successivamente la crisi del settore indusse lo Stato alla vendita della fabbrica che passò a un gruppo privato che doveva produrre, inizialmente, la mitica autovettura Isotta Fraschini, poi i fuoristrada 4×4, infine non si fece più nulla e le maestranze furono messe tutte in cassa integrazione guadagni straordinaria.
Ma è guardando tra le carte dei vecchi archivi che scorgiamo il profondo spirito di servizio dei finanzieri di tutti i tempi a favore della comunità, reso ancora più evidente nei periodi di crisi o carestia dovuta alle guerre. Nel 1918 ad esempio vi era una grande scarsità di grano e la Guardia di Finanza di Gioia Tauro riuscì a catturare una grossa banda di speculatori senza scrupoli che approfittavano del momentaneo disordine per contrabbandare a prezzi esorbitanti sostanze alimentari in città.
Ed ancora verso la fine degli anni ‘40 del ‘900 i finanzieri indagavano nei confronti di un farmacista arricchitosi con la vendita sovraprezzo di farmaci approfittando della scarsa disponibilità mettendo in evidenza l’arricchimento ingiustificato ed il possesso di una costosa macchina sportiva.
Tra i vecchi atti del Reparto sono state ritrovate altre storie ed elencazioni di risultati di servizio.
Tra il marzo 1947 e ottobre 1948 venivano denunciate per reati vari, ed in particolare contrabbando di generi alimentari o sale, 121 persone. Addirittura nel 1948 il Comandante Generale della Guardia di Finanza venne in visita a Gioia Tauro.
Nel 1950 continuava ad essere ancora molto sentito il fenomeno del contrabbando ed erano numerosi i sequestri di sale e tabacco, oltre a 185 informative indirizzate alla Pretura in relazione agli illeciti arricchimenti di “guerra” e patrimoni illecitamente accumulati da gerarchi fascisti.
Nello stesso anno un militare soccorre degli uomini coinvolti in una sparatoria alla Marina, mentre un militare del servizio motociclistico della Guardia di Finanza operante a Gioia Tauro trova una lettera smarrita, salvo riconsegnarla ai legittimi proprietari relativa alla corrispondenza dei familiari con i parenti emigrati in Australia. Era ben nota l’importanza dei legami tra la gente di Gioia Tauro e chi era stato costretto o aveva preferito cercare fortuna dall’altra parte del mondo, tanto da dedicare tempo e trattare la questione come un importante indagine.
Passando ai giorni nostri, vi è da segnalare invece l’apertura al dialogo con la cittadinanza e con i cittadini più piccoli, quelli che frequentano le scuole e rappresentano il futuro della comunità gioiese. Su questo ultimo punto non mi stancherò mai di ringraziare la Guardia di Finanza e in particolare il Comandante, Tenente Colonnello Danilo Persano, per la sua lungimiranza e grande sensibilità dimostrata per avere voluto aprire le porte della caserma ai nostri giovani studenti.
Per questo, nell’ambito delle iniziative del 4 novembre 2023, all’interno della caserma è stato piantumato l’albero di Falcone sopra le lettere con le speranze e gli auspici dei bambini per il futuro. Ma le scuole sono state invitate altre volte a parlare di legalità, come per il maggio dei libri del 2022 promosso dall’Amministrazione Comunale. In tutto circa 400 bambini delle scuole di Gioia Tauro hanno varcato per la prima volta le soglie della caserma della Guardia di Finanza e parlato di legalità.
I risultati di servizio della Guardia di Finanza sono stati costanti nel tempo, hanno aiutato a contrastare la criminalità mafiosa/’ndranghetista, ma anche quella comune, a salvaguardia della salute dei cittadini da piaghe come quelle del traffico e spaccio di droga, ma anche a tutela delle persone più deboli e quelle rispettose delle leggi.
Sarebbe quasi limitativo elencare i servizi nel settore degli stupefacenti, che hanno da un lato portato Gioia Tauro agli onori della cronaca, negli ultimi anni soprattutto per la capacità di fare sistema e rappresentare un’eccellenza a livello mondiale per il contrasto ai traffici via mare.
Prendendo in esame il solo periodo compreso dal 2021 al 2023 i container risultati positivi a seguito dei controlli antidroga effettuati dai finanzieri di Gioia Tauro sono stati ben 68, per un totale di oltre 37 tonnellate di cocaina sequestrata, nell’ambito di attività coordinate dalla DDA di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Dott. Giovanni Bombardieri.
L’immissione sul mercato di questa droga avrebbero fruttato alle mafie circa 7 miliardi di euro. Già questo dato da solo, senza citare la nota operazione “Tre croci” con la quale è stato smantellato il sodalizio dei portuali infedeli che operavano nel porto, dà la dimensione dell’impegno e della dedizione dei finanzieri concittadini di Gioia Tauro. Un impegno che devono e sentono a tutela degli interessi di tutti operatori onesti e di una infrastruttura così importante per l’economia di questo territorio e per il sistema paese.
Sfatiamo, una volta per tutte, questa leggenda metropolitana che Gioia Tauro è il porto della droga e ribaltiamola in un concetto positivo di eccellenza contro il narcotraffico. Infatti Gioia Tauro è il porto all’interno del quale, la Guardia di Finanza, in sinergia con la Dogana, è in grado di intercettare e confiscare annualmente il maggior quantitativo di droga che arriva nei porti nazionali, questo grazie all’alta professionalità acquisita dai finanzieri che, dotati di una “intelligence investigativa” senza precedenti, e di strumenti tecnologici innovativi, quali gli scanner di ultima generazione – acquistati dall’Autorità di Sistema Portuale, ci permettono di raggiungere nel porto di Gioia Tauro i più alti successi nella lotta di contrasto contro il narco traffico.
È impossibile elencare tutte le operazioni di servizio ma non si può non citare l’attività svolta a contrasto alla criminalità economica e organizzata che consente di intercettare e reprimere ogni forma di inquinamento dell’economia legale per salvaguardare gli operatori economici ed i cittadini ed il sequestro di patrimoni illeciti, detenuti in Italia o all’estero, che assume un valore anche “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività le ingenti ricchezze accumulate nel tempo dalla criminalità.
Valevano centinaia di milioni di euro i patrimoni levati dalle mani delle cosche dei Piromalli e dei Molè, nonché ad imprenditori a loro vicini e prestanome infiltrati nei vari rami dell’economia nazionale ed estera, come quelli dell’Operazione “Galassia” giunta nel 2024 ad una confisca da 400 milioni di euro.
Senza dimenticare i sequestri a figure di spicco emergenti dalle operazioni anti-‘ndragheta coordinate dalla DDA di Reggio Calabria, quali “Cumbertazione”, “Martingala” e “Waterfront”, ovvero nei confronti di soggetti operanti quali imprenditori nel mondo dell’edilizia e del movimento terra. Operazioni susseguitesi senza sosta e con ritmo incalzante per anni.
Il servizio a favore della comunità passa anche attraverso l’impegno nei settori della tutela del territorio e dell’ambiente in una zona dove molti imprenditori vogliono rilanciare la vocazione turistica di un territorio ricco di storia e meraviglie.
È in quest’ottica che vanno lette le operazioni che hanno condotto nello specifico settore, come quella del 2013 che ha portato al sequestro operato nei confronti di una nota azienda coinvolta nello stoccaggio e smaltimento illegale di rifiuti speciali, altamente tossici per l’ambiente e la salute pubblica, di un’area industriale di complessivi 20.000 mq: 215.000 litri di acido cloridrico; 2600 litri di solventi/vernici/oli esausti. Più di recente è da segnalare l’indagine condotta nel 2023, in collaborazione con la Capitaneria di Porto, nell’ambito della quale venivano sequestrati 87mila litri di liquidi contaminati da idrocarburi che rischiavano di finire in mare.
Nei primi anni 2000 gli sforzi erano orientati, come in altre parti di Italia, contro il contrabbando. Ad esempio nell’agosto 2004 furono sequestrati oltre 34 mila chilogrammi di tabacchi lavorati esteri e l’accertamento dell’evasione di diritti doganali per oltre 4 milioni di euro, soldi sottratti alla comunità.
Con l’Operazione “Easy”, condotta tra il 2006 ed il 2008, i finanzieri hanno scoperto il sistema escogitato da due fratelli gioiesi vicini alle famiglie Piromalli-Molè, a capo di una associazione per delinquere indagata dalla Procura di Palmi, finalizzata alla truffa, oltre a varie altre ipotesi di delitto quali riciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria, con la quale vennero fatti sparire, dopo aver versato un acconto per la merce acquistata, prodotti commerciali per quasi tre milioni di euro.
Tra il 2008 il 2010, l’“Operazione Kappa“, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, ha consentito di far luce anche su estorsioni con l’uso di armi e su casi di evasione fiscale e false fatturazioni per oltre un milione di euro.
Nel 2012 i finanzieri scoprirono un giro di truffe per milioni di euro ai danni di ignari operatori economici, condotto da una organizzazione di soggetti operanti sul territorio della Piana mediante contratti di fidejussione falsi, prodotti e stampati in proprio con una perfezione tale da ingannare i venditori.
Venendo più vicini a noi ricordiamo, l’operazione “Rail Verde” del 2022 che ha permesso di scoprire un’attività criminale incentrata sulla “marijuana” di cui curavano la coltivazione, il “controllo di qualità”, la preparazione all’immissione in vendita ed infine l’immissione sul mercato. È stata sequestrata una quantità di droga pari a 795,95 kg, ma soprattutto sono state ricostruite e stoppate decine di operazioni di spaccio tra Gioia Tauro e Livorno, effettuate anche in pieno giorno ed in zone perfino frequentate da bambini.
Sempre nel 2022 con l’operazione “Cavallo di ritorno” è stata messa fine alle estorsioni di denaro con violenze fisiche e psicologiche subite da due anziani concittadini gioiesi (di 88 e 94 anni). Un uomo è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica, diretta dal Dott. Emanuele Crescenti.
Per chiudere non si può non citare l’impegno nel settore dei reati tributari e fallimentari nel quale molte energie vengono da sempre profuse per disinquinare l’economia e garantire la libertà, a favore degli imprenditori e lavoratori di Gioia Tauro e della Piana.
Per questi motivi e per i tanti altri che non ho potuto elencare, per ovvie ragioni di tempo, con il conferimento della Cittadinanza Onoraria da parte di questo civico consesso, rendiamo onore al Corpo della Guardia di Finanza ed a tutte le donne e agli gli uomini che La compongono, i quali, con encomiabile spirito di sacrificio ed abnegazione, continuano a servire l’Italia e la democrazia, assicurando a noi tutti protezione, sicurezza, serenità, giustizia sociale e libertà.
Grazie per tutto ciò che avete fatto per noi e per quello che ancora continuerete a fare. Viva la Guardia di Finanza! Viva la Repubblica! Viva l’Italia! Viva Gioia Tauro!
Il Sindaco
Cap. Aldo Alessio
[1] Anoia, Candidoni, Cinquefrondi, Cittanova, Feroleto della Chiesa, Galatro, Giffone, Gioia Tauro, Laureana di Borrello, Maropati, Melicucco, Polistena, Rizziconi, Rosarno, San Giorgio Morgeto, San Pietro di Caridà, Serrata, San Ferdinando.
[2] Vincenzo Mammoliti viene ritenuto un esponente di spicco dell’omonima famiglia della ‘ndrangheta calabrese.
[3] I lavori di ristrutturazione ed adeguamento sono stati resi possibili grazie al finanziamento ottenuto con della Legge Regionale 25 febbraio 2005 n. 3. I lavori sono stati definitivamente ultimati nel 2017 con la consegna degli alloggi di servizio.
La caserma è stata inaugurata il 15 marzo 2010 alla presenza del Sottosegretario pro-tempore di Stato all’Economia ed alle Finanze Luigi Casero e dell’allora comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Cosimo D’Arrigo e delle più alte cariche istituzionali locali,
La struttura è stata intitolata al Sottobrigadiere Umberto Sorrentino, nato a Rosarno il 25 luglio 1919 e deceduto nei pressi del monte Lavorak in Montenegro il 2 maggio 1943, insignito della Croce al Merito di Guerra. La madrina, è stata signora Carmela Laganà, cognata del valoroso sottufficiale, la quale ha tagliato il nastro tricolore all’ingresso della nuova sede.