Traffico di droga e armi in lombardia, sgominate organizzazioni alcune vicini ai Mancuso di Limbadi
Smantellate tre differenti organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti e armi da guerra, facenti capo rispettivamente a Francesco Orazio Desiderato, a Pantaleone Lisotti e a Michele Zanzarelli e Claudio Favorido, con trascorsi criminali comuni con esponenti della famiglia Mancuso di Limbadi.
A fronte di una richiesta avanzata dal pm Laura Pedio di disposizione di custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari per 50 indagati, il gip Luigi Gargiulo ha disposto misure coercitive per 29 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere, traffico di droga, 20 cessioni di cocaina e hashish, ed un’estorsione ai danni di un acquirente non solvente per fatti commessi nel 2013.
Le misure sono state eseguite dalla squadra mobile che ha portato in carcere 12 persone e notificato l’obbligo di dimora ad altre 17, mentre 2 sono ancora ricercate. L’inchiesta, coordinata dal dirigente del commissariato di Sesto San Giovanni Maria Luisa Pellegrino e dal dirigente della sezione droga della squadra mobile diretta da Andrea Olivadese, è nata appunto dalla denuncia di un tossicodipendente, che si è detto ricattato da persone che si appoggiavano a clan della ‘ndrangheta calabresi. Gli investigatori hanno dunque individuato i tre gruppi criminali operanti uno a Barlassina, uno a Novara e uno tra Cinisello e Sesto San Giovanni.
Nel capo di imputazione si legge che la prima associazione, con cui collaboravano le altre due, era gerarchizzata intorno alla figura di Desiderato, 40 anni, e che mediante l’impiego di armi era finalizzata al reperimento e alla fornitura di notevoli quantitativi di sostanza stupefacente a favore delle maggiori associazioni criminali operanti nella zona nord ovest di Milano, con rigida ripartizione dei compiti tra i singoli associati. In particolare Desiderato guidava l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti dalla propria villa in via Canturina a Barlassina, dove si perfezionavano anche le compravendite di armi. Secondo quanto ricostruisce il gip nell’ordinanza di arresto, durante l’inchiesta è emersa un’attenzione particolare da parte di Desiderato nell’evitare gli accertamenti. Ha adottato una strategia di gestione dei traffici che gli ha permesso di evitare, accuratamente, di intrattenere comunicazioni telefoniche di carattere illecito di persona – scrive Gargiulo -, arrivando al massimo a utilizzare come tramite Carrera Marco per convocare gli altri indagati. Addirittura, non potendo usare il telefono per la gestione delle trattative, ha dovuto trasformare la propria abitazione in un punto di riferimento nel quale gli acquirenti potevano rivolgersi a lui solo incontrandolo di persona. Qui nel 2013 ha incontrato una quindicina di volte il capo della seconda associazione criminale, Lisotti, 53 anni che convocava tramite il genero di quest’ultimo, che lo incontrava in un autolavaggio di Limbiate dove si consumava il traffico di droga e armi da parte di questa associazione e da dove partivano le spedizioni punitive nei confronti di chi non pagava. E il 24 ottobre 2013 gli investigatori hanno documentato la rimozione da parte di Desiderato di una microtelecamera che avevano installato nella sua abitazione. Nei confronti di 29 indagati, il gip ha ravvisato come esigenze cautelari il rischio di reiterazione dei reati, ma non quello dell’inquinamento della prova. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati 26 chilogrammi di cocaina, 6 chilogrammi di hashish, 5 armi da fuoco, un ordigno esplosivo, cinque immobili in Calabria, tre case a Barlassina riconducibili a Desiderato, due bar e tre società.
Gli inquirenti hanno precisato che non si tratta di un’operazione anti ‘ndrangheta. L’indagine e’ partita dalla denuncia di un tossicodipendente di Cinisello Balsamo, sottoposto a minacce per una somma non pagata da un piccolo spacciatore che vantava rapporti con pregiudicati calabresi piu’ pericolosi, e ha condotto alla scoperta di un primo gruppo che spacciava nella zona ed era collegato a un secondo gruppo operante a Barlassina, provincia di Monza e Brianza, e a un terzo gruppo attivo nel novarese. Durante le prime fasi delle indagini, nel 2013, erano già avvenuti 13 arresti, e il sequestro di 26 kg di cocaina, 6 kg di hashish, 5 armi da fuoco e un ordigno esplosivo.
La droga arrivava da referenti in Calabria mentre non è stato ancora possibile accertare il canale di rifornimento delle armi.