Sgominata cellula della ‘ndrangheta in Piemonte, 15 arresti. Coinvolta la ‘ndrina dei Pesce di Rosarno
Duro colpo alla ‘ndrangheta. Maxi blitz della Guardia di Finanza di Torino in Piemonte, Lombardia e Calabria.
Sgominata un’organizzazione di narcotrafficanti italiani che, per conto della ‘ndrangheta, “importava” cocaina dal sudamerica.
19 indagati e 15 persone colpite da ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico internazionale di sostanze stupefacenti: nel corso delle indagini sottoposti a sequestro oltre 415 kg di cocaina.
Sequestrato il “tesoro” del sodalizio criminale, costituito da circa 4.000.000 di euro in denaro contante, abilmente interrato nel giardino della villa del capo dell’organizzazione, 26 rolex, unitamente ad altri orologi di pregio, gioielli e preziosi.
Messi i sigilli anche a 11 immobili, 33 conti correnti bancari, 15 autovetture, la totalità delle quote del capitale di 3 società e 4 complessi aziendali.
Il valore complessivo dei beni mobili ed immobili cautelati e’ di circa 8 milioni di euro.
Sono 150 i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino, da ieri impegnati sull’intero territorio nazionale in una vasta operazione di polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, volta a smantellare una delle più grosse organizzazioni di narcotrafficanti presenti in Italia, con base operativa in provincia di Torino ed importanti ramificazioni nelle province di Milano e Reggio Calabria, che, attraverso uno strutturato traffico internazionale di stupefacenti, organizzava imponenti spedizioni di cocaina dal Sudamerica garantendo, in questo modo, cospicue e costanti forniture per le cosche di ‘ndrangheta operanti in Piemonte, Lombardia e Calabria.
L’operazione, iniziata alle prime luci dell’alba di ieri ed ancora in corso di esecuzione, anche con l’ausilio di unità cinofile antivaluta (cash dog), ha portato all’esecuzione, da parte dei Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino – Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale nei confronti di 15 esponenti del sodalizio criminale.
Otto persone sono state tratte in arresto, di cui sette in Italia, segnatamente tra le province di Torino, Milano e Reggio Calabria, ed una in Portogallo, con la collaborazione della polizia giudiziaria lusitana, mentre per 7 indagati, di cui tre di nazionalità brasiliana, sono tuttora in corso le ricerche volte al loro rintraccio anche all’estero, ove, nel frattempo, taluni si sono rifugiati.
In particolare, le Fiamme Gialle sono riuscite a ricostruire, in maniera analitica, attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, videosorveglianza occulta, accertamenti patrimoniali e bancari, le rotte delle ingenti partite di droga destinate in Italia, che hanno interessato Brasile, Perù, Spagna e Portogallo.
All’esito delle investigazioni, è emerso che l’organizzazione delinquenziale, in soli cinque mesi, è riuscita ad importare dall’America Latina circa una tonnellata di cocaina purissima, di cui 415 Kg. sottoposti a sequestro nel porto iberico di Valencia, in collaborazione con le Autorità di polizia spagnole, nell’ambito di tre distinte operazioni.
La droga sequestrata, una volta tagliata ed immessa sul mercato al dettaglio, avrebbe fruttato ai criminali circa 35 milioni di euro.
AI vertice dell’associazione per delinquere, gerarchicamente organizzata, A.N., 57enne di origine calabrese, residente a San Giusto Canavese (TO), ma attualmente latitante all’estero, il quale, grazie a contatti diretti intrattenuti, da un lato con produttori e narcotrafficanti sudamericani e dall’altro con elementi di spicco della ‘ndrangheta operanti in Italia, è riuscito, ponendosi come referente affidabile e competitivo per le altre organizzazioni criminali operanti sul territorio, ad organizzare, insieme alla moglie, ai due figli ed a taluni uomini di fiducia, le consistenti importazioni di cocaina utilizzando container stivati a bordo di navi mercantili, generalmente in partenza e/o in transito dal Brasile.
Le imbarcazioni, dopo aver toccato i porti dell’Africa e della Spagna, giungevano nel porto di Gioia Tauro (RC), dove alcuni membri dell’organizzazione, contigui alla famiglia ‘ndranghetista dei “Pesce” di Rosarno (RC), si occupavano del recupero del carico e del successivo frazionamento di ciascuna partita di droga (in genere, da 100 o 200 kg) tra le ‘ndrine operanti in Piemonte (locale di Volpiano), Lombardia (locale di Trezzano Sul Naviglio – Buccinasco) e Calabria (le famiglie di Platì e Rosarno).
Durante le indagini, condotte con la preziosa collaborazione fornita dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) della Guardia di Finanza e dalla Direzione Centrale dei Servizi Antidroga (DCSA), è stato altresì tratto in arresto, in arrivo dal Brasile presso lo scalo aeroportuale di Lisbona (Portogallo), il capo del sodalizio investigato, già ricercato poiché colpito da mandato di arresto europeo in relazione ad una precedente condanna, ad oltre 13 anni di reclusione, inflitta dalla Corte di Appello di Torino per traffico internazionale di droga.
Tuttavia, nel corso del procedimento penale instaurato in quel Paese per la consegna all’Italia dell’arrestato, quest’ultimo, rimesso in libertà in attesa della definizione delle procedure, si è dato alla fuga, risultando tuttora latitante.
Anche dopo il citato arresto di A.N., l’organizzazione ha continuato ad operare sotto la guida del primogenito di quest’ultimo, A.P., il quale ha proseguito l’illecita attività quale esponente apicale della stessa, prendendo, di fatto, il posto del padre.
È stata tratta in arresto anche F.R., cinquantenne moglie di A.N., incaricata di tenere la contabilità dei profitti derivanti dal traffico di droga e di procedere alla loro ripartizione tra i membri del gruppo criminale, custodendo materialmente le ingenti somme di denaro contante spettanti alla famiglia.
Nel corso dell’intervento sono state eseguite numerose perquisizioni, sia locali sia domiciliari, a seguito delle quali sono stati rinvenuti e sequestrati circa 4.000.000 di euro in denaro contante, il “tesoro” dell’organizzazione, verosimilmente costituito dai profitti derivanti dal traffico di droga, abilmente sotterrato nel giardino della lussuosa villa di famiglia del capo dell’associazione per delinquere, ubicata a San Giusto Canavese (TO), 26 Rolex, unitamente ad altri orologi di pregio, gioielli e preziosi.
A finire nel mirino delle Fiamme Gialle torinesi è stato anche il patrimonio illecitamente accumulato dai singoli componenti del gruppo criminale. Oltre alla villa del promotore del gruppo delinquenziale, già oggetto di confisca, sono stati sottoposti a sequestro, in esecuzione di uno specifico provvedimento cautelare disposto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino, 11 immobili, 33 conti correnti bancari, 15 autovetture, la totalità delle quote del capitale di 3 società e 4 complessi aziendali, in taluni casi intestati a parenti e/o prestanome, proprio per escluderne la riconducibilità agli indagati.
Le investigazioni patrimoniali, nel complesso, hanno, infatti, accertato che le risorse ufficiali a disposizione degli interi nuclei familiari degli arrestati, nel periodo dal 2005 al 2014, non sarebbero state sufficienti a garantire l’elevato tenore di vita manifestato dagli stessi, che non avevano alcun timore nell’ostentare acquisti di beni di lusso, di abbigliamento griffato, di costosi viaggi e vacanze nonché interventi di chirurgia estetica.
Il sequestro eseguito dai Finanzieri si pone come atto propedeutico alla confisca dei beni, ai sensi della disciplina prevista dall’articolo 12 sexies della Legge n. 356/1992, che prevede, in caso di condanna per uno dei gravi reati in esso previsti, tra i quali il traffico di sostanze stupefacenti, la confisca dei beni nella disponibilità diretta o indiretta del condannato, di valore sproporzionato rispetto ai redditi dallo stesso dichiarati o all’attività economica svolta.
Il valore complessivo dei beni mobili ed immobili cautelati è di circa 8 milioni di euro.
Sotto l’egida della Procura della Repubblica di Torino, in coordinamento con le diverse A.G. interessate, valido supporto all’attività di polizia giudiziaria è stato fornito dai Comandi della Guardia di Finanza operanti nelle provincie di Ancona, Brescia, Milano, Reggio Calabria, Roma, Siena, Varese e Verbania.