Seminara, sequestrati beni per 5 milioni al defunto boss Gioffrè
La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha confiscato beni a GIOFFRE’ Rocco Antonio, classe 1936, originario di Seminara (RC), deceduto nel gennaio 2011, indicato dagli inquirenti capo indiscusso dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, egemone nel comprensorio di Seminara.
Il GIOFFRE’, più volte sottoposto a misure di prevenzione personale, era stato arrestato nell’ambito delle operazioni di polizia giudiziaria “TOPA” (novembre 2007) ed “ARTEMISIA” (aprile 2009), in entrambe con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata, la prima, al condizionamento del voto nelle elezioni amministrative del 2007 per l’elezione del Sindaco del Comune di Seminara, la seconda, alla commissione di delitti contro la persona, all’acquisizione, alla gestione e al controllo diretto ed indiretto di attività economiche. Nel corso del processo “TOPA” il proposto era stato condannato, in I grado, per associazione di stampo mafioso con sentenza emessa il 30 aprile 2010 dal Tribunale di Palmi, mentre nel processo “ARTEMISIA” la Corte d’Appello, con sentenza del 03 aprile 2012 dichiarava non doversi procedere nei confronti del GIOFFRE’ per essere il reato estinto per morte dell’imputato.
Il provvedimento di confisca, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, scaturisce da una proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale formulata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria ed è il risultato di un’indagine che ha consentito agli investigatori della DIA, alla luce delle nuove disposizioni normative compendiate nel Codice Antimafia, che prevedono la possibilità di applicare la misura di prevenzione patrimoniale nei confronti degli eredi legittimi entro il termine di cinque anni dal decesso del proposto, di accertare in capo al prevenuto nonché ai suoi familiari e conviventi, una evidente sperequazione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto.
Il patrimonio oggetto di confisca, ammonta a complessivi 5 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare:
– una ditta individuale operante nel settore delle colture olivicole con sede in Seminara;
– circa 170.000 mq di terreno agricolo suddiviso in 34 appezzamenti, in Seminara, quasi tutti coltivati ad uliveti;
– 5 fabbricati siti in contrada Santa Venera di Seminara;
– un frantoio con linea completa automatizzata per la macina delle olive;
– aiuti pubblici al reddito degli agricoltori (c.d. “titoli”) erogati dall’A.R.C.E.A per un valore complessivo di euro 58.253,581.
Nelle motivazioni del provvedimento di confisca, il Tribunale di Reggio Calabria ha recepito gli esiti degli accertamenti svolti dalla DIA reggina, ritenendo insufficienti gli elementi prodotti dalla difesa ed ha affermato: “che i dati riportati nella proposta devono certamente ritenersi attendibili”, sulla scorta delle controdeduzioni prodotte dagli investigatori.