Riceviamo e pubblichiamo. Ndrangheta: Klaus Davi raccoglie la testimonianza di un ex affiliato sulla figura di Giuseppe Tutino
Tutino, il cui cadavere carbonizzato è stato trovato in un’auto data alle fiamme nelle campagne del Vibonese, era scomparso da mesi
“Tutino Giuseppe Salvatore, di anni 61 e detto “Turi u Tutinu”. Oggi è stata data la notizia del ritrovamento del suo cadavere, ucciso a colpi di lupara e bruciato dentro la macchina. Ma questa notizia si era già saputa diversi giorni fa, perché alcuni suoi familiari lo avevano scritto anche su Facebook per comunicarlo a dei suoi parenti residenti in Francia. Lui, insieme al fratello Pasquale Tutino, erano emigrati in Francia negli anni ’80, ma siccome commisero una serie di rapine e furti furono arrestati e condannati e, dopo avere scontato le loro condanne, rimpatriati in Italia. La famiglia Tutino a Rosarno è sempre stata imparentata con le famiglie mafiose; sono nipoti di Gaetano Messina, cognato di Vincenzo Pesce detto “u Pacciu”. Negli anni i fratelli Tutino sono stati arrestati per svariati reati, in particolare per rapine, furti e per coltivazione e spaccio di cannabis. Avevano un pezzo di terra a fianco al fiume Mesima, sotto il vecchio ponte di legno che da Rosarno portava a Nicotera. I due fratelli all’apparenza sembravano due lupi solitari, dei grandi lavoratori sempre nelle campagne ma attivi, parallelamente, in attività illecite. La loro famiglia è sempre stata affiliata anche alla famiglia Cacciola per via di lunghe parentele. Sono anche cugini di Rocco Messina, uomo di grosso spessore mafioso che ha scontato una condanna di 20 anni nel processo scaturito dal pentito Salvatore Marasco. I fratelli Tutino sono sempre stati custodi della latitanza di diverse persone, come Domenico Cacciola, Vincenzo Pesce e tanti altri. Nel 1999 era anche scomparsa la sorella dei Tutino, Antonia Tutino, sparita il 30/11/1999 e mai più ritrovata. Nel paese si sapeva che fossero stati i fratelli a farla scomparire per motivi extraconiugali. “Turi u Tutino” è sempre stato un uomo a disposizione degli amici, specie a quelli che gli dimostravano rispetto; era sempre pronto a qualsiasi cosa per un vero amico, era anche disposto a sparare nel caso servisse a dimostrare rispetto”. È la testimonianza resa a Klaus Davi da un ex affiliato alle cosche calabresi in merito alla figura di Giuseppe Tutino, il cui cadavere carbonizzato è stato trovato in un’auto data alle fiamme nelle campagne del Vibonese. Tutino era scomparso da mesi.