Riceviamo e pubblichiamo. Michele Piccolo si dichiara innocente

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Mi chiamo Piccolo Michele e, con grande dolore e indignazione, mi vedo costretto a dichiarare la mia totale innocenza di fronte a una condanna che ritengo ingiusta e infondata. Sono stato accusato di un reato che reputo indegno e infame, per il quale sono stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione. Tuttavia, sono convinto che il giudice di primo grado non abbia valutato correttamente la mia difesa, e che il processo non abbia preso in considerazione elementi chiave che dimostrano la mia innocenza.
 
La persona che mi ha accusato non mi ha mai riconosciuto nelle fotografie proposte dalla polizia, eppure, nonostante questo, il caso è stato portato avanti grazie all’intervento di alcuni inquirenti che hanno attribuito a me il presunto crimine. È importante sottolineare che il fatto mi viene addebitato nel maggio del 2022, quando io mi trovavo agli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico. Non ero quindi in grado di compiere l’atto che mi viene contestato, in quanto ero monitorato dalle forze dell’ordine.
 
Tuttavia, l’ordinanza inizialmente emessa è stata modificata nel corso del procedimento, facendo risalire l’incidente addirittura al 2017. Le date riportate nelle accuse sono altamente confuse e incerte: si parla di un arco temporale che va dal 2017 al 2019, periodo in cui la ragazza stessa non riesce a ricordare con precisione l’anno dell’episodio. La sua testimonianza è vaga e incoerente, limitandosi a ricordare che l’incidente sarebbe avvenuto durante l’estate, solo perché indossava abiti leggeri.
 
Un altro aspetto che ritengo fondamentale riguarda la presunta sequenza degli eventi. La ragazza afferma che, dopo il presunto reato, avremmo insieme preso un pasto al McDonald’s. Questo dettaglio, a mio avviso, è inconcepibile. Chiunque abbia compiuto un crimine di tale gravità non avrebbe mai avuto il coraggio di accompagnare la presunta vittima in un luogo pubblico come un fast food, rendendo tale versione dei fatti estremamente difficile da credere. Inoltre, la distanza di 80 km percorsa in piena notte sarebbe incredibile, soprattutto considerando che le strade in quelle ore sono pattugliate dalle forze dell’ordine, rendendo estremamente improbabile una fuga in quelle circostanze.
 
La ragazza, inoltre, non è riuscita a ricordare la marca o il modello della macchina, descrivendola solo come nera. Questo punto è fondamentale, perché io non possiedo la patente di guida e la macchina della mia famiglia è di colore marrone. Se davvero fosse stato coinvolto un veicolo nella vicenda, non poteva essere il mio.
 
Voglio sottolineare che la mia dignità ha un valore che va oltre ogni cosa, ed è per questa ragione che affermo con fermezza di non aver mai commesso il reato che mi viene attribuito. Non permetterò che un’accusa infondata danneggi la mia vita e la mia reputazione. Difenderò la mia innocenza con tutte le forze a mia disposizione, e sono convinto che la verità verrà alla luce nel corso dei successivi gradi di giudizio. La giustizia prevarrà, e io riuscirò a dimostrare la mia totale innocenza. Non smetterò di lottare per la verità.
 
Michele Piccolo

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