Processo “Mediterraneo”, rinviati a giudizio 13 indagati del clan Molè di Gioia Tauro
Il gup di Reggio Calabria, Cinzia Barilla’, ha rinviato a giudizio i tredici indagati del procedimento ‘Mediterraneo’ che hanno scelto di affrontare con rito ordinario le accuse di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, traffico, detenzione e spaccio di droga e di armi, che sono contestate loro a vario titolo.
Il prossimo 16 settembre si dovranno dunque presentare di fronte ai giudici del Tribunale di Palmi
Carmelo Bonfiglio, Claudio Celano, Mirko Di Marco, Enrico Galassi, Giuseppe Galluccio, Giuseppe Salvatore Mancuso, Alessio Mocci, Massimo Modaffari, Girolamo Mole’, Claudio Ruffa, Manolo Sammarco, Maria Teresa Tripodi e Ferdinando Vinci. In 35, fra cui i tre collaboratori di giustizia – Marino Belfiore, Alfonso Fufaro e Pietro Mesiani Mazzacuva, genero di Mico Mole’ – e i rampolli di casa Mole’: Antonio Mole’ ‘U Niru’, Antonio Mole’ ‘U Jancu’, hanno scelto invece l’abbreviato, il cui inizio e’ fissato per il prossimo 30 settembre a Reggio. Scaturita dal filone investigativo tracciato dalle inchieste Porto, Tempo, Tirreno e Cent’anni di storia – tutte coordinate dal pm Roberto Di Palma – l’indagine Mediterraneo immortala un momento ben definito nella storia del clan: la riorganizzazione dopo la conclusione del procedimento abbreviato ‘Cent’anni di storia’, con lo spostamento del baricentro dei propri interessi e affari a Roma, pur mantenendo testa e direzione nella Piana di Gioia Tauro, dove a comandare era sempre don Mommo Piromalli, in grado di dirigere con pugno di ferro il clan anche da dietro le sbarre.