“Operazione Morsa” le cosche sugli appalti pubblici. Dettagli

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Nelle prime ore della mattinata odierna, personale del Servizio Centrale Operativo dellaPolizia di Stato, della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato P.S. di Siderno, nell’ambito di una vasta Operazione di Polizia denominata La morsa sugli appalti pubblici, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha dato esecuzione a nr. 29 ordinanze di custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti dei seguenti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa transnazionale (art. 4 Legge 146/2006), estorsione aggravata dall’art. 7 della Legge 203/91 e reati in materia di armi:

Ecco i nomi degli arrestati:

Aquino Salvatore, classe 1944, Archinà Domenico, classe 71, Archinà Rocco Carlo, classe 36, Capogreco Leonardo, classe 76, Caracciolo Tommaso Rocco, classe 31, Cataldo Vincenzo, classe 46, Coluccio Antonio, classe 69, Commisso Giuseppe, classe 47,Commisso Pietro, classe 32, Cordì Antonio, classe 87, Ferraro Francesco, classe 67,Filippone Antonio, classe 54, Futia Antonio, classe 58, Ietto Antonio Pietro, classe 56, Macrì Antonio, classe 67, Macrì Marco, classe 72, Macrì Salvatore, classe 49, Monteleone La Rosa Fortunato, classe 51, Muià Carmelo, classe 72, Nesci Nicola, classe 55, Richichi Domenico, classe 60, Tavernese Vincenzo, classe 50, Ursini Mario, classe 50, Correale Cosimo, classe 84, Versace Domenico Antonio, classe 54, Cherubino Giuseppe, classe 84, ai domiciliari.

Nei confronti dei soggetti sopra indicati, il G.I.P. ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere, ad eccezione dell’ultimo (CHERUBINO Giuseppe), nei cui confronti sono stati disposti gli arresti domiciliari per violazione della Legge sulle Armi.

Le articolate attività investigative, svolte in maniera certosina e per lunghi anni dalla Polizia di
Stato, hanno consentito di tracciare un quadro preciso e dettagliato riguardo al capillare controllo mafioso esercitato dalle principali ‘ndrine operanti nel versante dell’alto Jonico Reggino, con ramificazioni nel Nord Italia e perfino in Canada, finalizzato al monopolio delle più redditizie attività economiche, all’ingerenza nella vita politica locale ed al conseguimento di profitti e vantaggi ingiusti.

Invero, già all’indomani dell’esecuzione di 120 decreti di fermo emessi nell’indagine divenuta storica con il nome de “Il Crimine”, che consentiva di dimostrare che la ‘ndrangheta è una organizzazione unita distinta in tre mandamenti (Tirrenico, Reggio Centro e Jonico), facenti capo ad un organismo di vertice denominato Provincia, si sono sviluppati vari filoni investigativi, per lo più attraverso l’approfondimento di preziose informazioni, captate presso la lavanderia Ape Green di COMMISSO Giuseppe cl.1947 alias “U mastro”, importante e rispettato boss della omonima famiglia di Siderno, già in carcere un quanto arrestato nella sopra citata operazione, che si sono tradotte in altri significativi procedimenti, alcuni dei quali sono stati già esitati in primo grado o in appello, fra cui “Bene Comune – Recupero”, “Locri è unita”, “Saggezza” e “Mistero”.

L’odierna operazione, pertanto, che costituisce la logica prosecuzione dell’azione di contrasto alla “società di Siderno” ed alle cd. società minori (i vari locali di ‘ndrangheta della stessa zona diGioiosa Jonica, Natile di Careri, Canolo, Ciminà, Antonimina e Caulonia, orbitanti attorno alle più blasonate famiglie dei COMMISSO di Siderno e degli AQUINO di Marina di Gioiosa Jonica), ha permesso di individuare una serie di vicende dalle quali emergono con evidenza la fortissima pressione esercitata dall’organizzazione sull’economia legale ed i meccanismi sottesi alle attività estorsive ricollegabili all’esecuzione dei lavori ed alle attività attraverso le quali si realizza l’ingerenza del sodalizio nel settore dei pubblici appalti.

Come si ricorderà dall’Operazione “Il Crimine”, COMMISSO Giuseppe il mastro utilizzava la propria lavanderia Ape Green, situata al piano seminterrato del centro commerciale “I Portici” di Siderno, luogo ritenuto sicuro poiché protetto da sistemi di allarme, per ricevere la visita dei propri affiliati (alcuni dei quali giungevano anche dal Canada), discutere di piani strategici, delle alleanze con gli altri clan e della tutela degli interessi familiari. Tali dialoghi, captati dalla Polizia di Statoattraverso il montaggio di microspie, hanno svelato uno spaccato degli attuali assetti mafiosi che, spesso, hanno riscontrato le acquisizioni promananti da altre e parallele attività d’indagine, consentendo di ricostruire l’attuale organizzazione della ‘ndrangheta non solo nella provincia diReggio Calabria ma anche su gran parte del te
rritorio nazionale, europeo ed anche oltreoceano.

Le risultanze investigative cui si è giunti con la presente inchiesta sono state corroborate da fonti collaborative, ovvero da informazioni rese da collaboratori di Giustizia, fra cui COSTA Giuseppe (soggetto di vertice dell’omonima cosca), COSSIDENTE Antonio (l’uomo è stato uno dei capi del gruppo “Basilischi” operante a Potenza ed altrove ed ha reso dichiarazioni sulla famiglia URSINO) OPPEDISANO Domenico (legato da parentela con la famiglia CORDI’ di Locri), VARACALLI Rocco (persona le cui dichiarazioni sono state valutate positivamente dal Gip di Torino nell’ambito dell’indagine c.d. Minotauro) e MARANDO Rocco (già esponente dell’omonima ‘ndrina e del locale di Volpiano in Piemonte).

Tra gli affari più importanti da cui la ‘ndrangheta ha ottenuto i maggiori guadagni vi è, senza dubbio, quello del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti, settore nel quale, secondo una logica di spartizione dettata dagli equilibri mafiosi, la cosca COMMISSO ricorreva alle tipiche condotte estorsive che si sono estrinsecate nell’imposizione alla ditta capofila nel trasporto degli scarti di lavorazione in uscita dall’impianto di trattamento di Siderno il versamento di una somma di denaro per ogni trasporto effettuato.

Di sovente, come esposto nel caso del trasporto dei rifiuti, la ‘ndrangheta imponeva i propri diktat alle imprese impegnate nell’esecuzione di consistenti lavori pubblici attraverso il versamento di somme di denaro calcolate in percentuale rispetto all’importo complessivo stanziato dallePubbliche Amministrazioni.

Ciò è quanto accaduto in occasione dell’esecuzione dei lavori di costruzione dell’impianto di potabilizzazione e distribuzione delle acque della diga sul Torrente Lordo nel Comune di Siderno , nel corso dei quali COMMISSO Giuseppe il mastro, in concorso con CATALDO Vincenzo,FUTIA Antonino, FIGLIOMENI Antonio e TAVERNESE Vincenzo, richiedeva la consegna, a titolo di estorsione, dell’1,5% del finanziamento per il tratto Siderno – Locri (pari a quasi 6 milioni di euro) agli imprenditori titolari della ditta CISAF, impegnata tra il 2009 ed il 2010 nelle relative opere appaltate dall’ente “Acquedotto delle dighe del Metramo e Lordo”.
In particolare, ilCOMMISSO, in qualità di esponente della famiglia egemone sul territorio, dava mandato agli altri concorrenti di contattare i responsabili della ditta sopra menzionata per imporre l’estorsione, mentre il FUTIA si rapportava direttamente con gli imprenditori per quantificare l’importo da versare ed il TAVERNESE, attuale custode della diga, controllava l’andamento dei lavori, rapportando quanto appreso al FIGLIOMENI.

La riscossione del pizzo ha interessato anche i lavori di distribuzione delle acque della diga compresi nel tratto Siderno – Gioiosa Jonica, affidati, grazie ad un finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro, alla ditta “Progress e Lavoro Società Cooperativa” di Polistena, alla quale veniva imposto dagli stessi soggetti sopra citati, in concorso con ARCHINA’ Rocco Carlo e ARCHINA’ Domenico, di pagare il 3% dell’importo complessivo dei lavori.

Un’altra consistente estorsione è stata realizzata dalla cosca COMMISSO in danno delle ditte impegnate nei lavori di adeguamento della S.S. 106 che percorre tutta la costa Jonica, collegando Reggio Calabria a Taranto. Nella zona di Siderno, la ‘ndrangheta ha estorto ad un imprenditore somme di denaro calcolate in percentuale variabile rispetto ricavi derivanti dalla fornitura del calcestruzzo alla ditta ASTALDI, affidataria delle opere.

Non sono sfuggiti alla lente dei COMMISSO neanche i lavori pubblici di valenza sicuramente inferiore rispetto a quelli riconnessi al funzionamento della diga del Lordo. Si tratta della messa in sicurezza della scuola media statale “Corrado Alvaro” di Siderno, la cui impresa “Archeo srl”di Locri (RC), aggiudicataria dell’appalto pari a quasi 200 mila euro, veniva costretta a pagare una somma di denaro a titolo di estorsione quantificata in 6.000 euro, ovvero il “consueto” 3% calcolato sulla cifra globale dell’opera (tale reato viene contestato a COMMISSO il mastro, FUTIA Antonio,  e CORDI’ Antonio).

Sul fronte delle altre attività economiche, il pervasivo ed opprimente controllo mafioso veniva esercitato da MUIA’ Carmelo, il quale, avvalendosi del suo ruolo mafioso verticistico nella cosca COMMISSO, minacciava pesantemente il titolare del centro commerciale “La Gru” di Siderno, costringendolo quindi a servirsi per la fornitura della carne, da rivendere presso il supermercato IPERSPAR esistente all’interno del medesimo shopping center, dei prodotti che il MUIA’ Carmelocommercializzava attraverso le proprie società.

L’entourage facente capo ai COMMISSO, ricorrendo alla forza intimidatrice del vincolo associativo, tentava altresì di costringere un imprenditore a consegnare loro la somma di 28 mila euro, cifra pari al debito contratto dalla ditta GEOAMBIENTE di Belpasso (CT) -all’inizio era in rapporto d’affari con il suddetto imprenditore- verso la SIDER PETROLI di Siderno, riconducibile a CORREALE Cosimo ed al padre CORREALE Michele inteso “Zorro”, appartenenti alla cosca dei COMMISSO.

Complessivamente, l’indagine ha consentito di assicurare alla Giustizia elementi di assoluto rilievo nel panorama della ‘ndrangheta calabrese. Fra questi, oltre al più volte citato personaggio cardine dell’inchiesta COMMISSO Giuseppe alias il mastro, vi è l’anziano boss AQUINO Salvatore , leader indiscusso e temuto della famiglia, accusato di associazione mafiosa nell’articolazione della cosca AQUINO operante a Marina di Gioiosa Jonica ed altrove (in contrapposizione ai MAZZAFERRO), il quale partecipava ad incontri e riunioni assieme al mastro per definire le doti della ‘ndrangheta e condizionare la politica locale.

Altro importante personaggio è senz’altro COLUCCIO Antonio, fratello dei più noti Giuseppe e Salvatore (entrambi detenuti in regime di 41 bis O.P., il primo tratto in arresto in data 7 agosto 2008, dopo tre anni di latitanza, a Toronto, in Canada, con un milione di dollari canadesi), il quale veniva consultato dal mastro, al pari di AQUINO Rocco, per decidere comportamenti o fatti rilevanti per gli associati nel territorio di riferimento.

E’ stato nuovamente raggiunto da provvedimento restrittivo URSINI Mario, già arrestato nell’ambito della nota operazione internazionale di Polizia “New Bridge” dell’11 febbraio u.s., il quale dovrà rispondere del reato di associazione mafiosa con funzioni di direzione nell’ambito del locale di Gioiosa Jonica (RC), al quale sono affiliati, con varie posizioni, CARACCIOLO Tommaso Rocco, URSINO Giuseppe e GALLIZZI Giuseppe.

E’ emerso, inoltre, che era in stretti rapporti con la cosca COMMISSO anche il medico dell’A.s.p. di Reggio Calabria dott. MACRI’ Antonio (già Presidente del Consiglio Comunale di Siderno durante la Giunta di Alessandro FIGLIOMENI), colpito da provvedimento restrittivo in carcere per associazione mafiosa, il quale non aveva esitato a recarsi direttamente presso la lavanderia Ape green per chiedere al mastro il suo consenso per potersi candidare alle elezioni regionali nelle file del P.d.L., instaurando col COMMISSO un consolidato accordo collusivo che si sarebbe sostanziato nel salvaguardare gli interessi il sodalizio e nel concordare con lo stesso le scelte politiche.

Allo stato risultano irreperibili due soggetti, da tempo trasferiti all’estero, nei cui confronti sono state già attivate le procedure internazionali per addivenire alla loro cattura.

Si rappresenta, inoltre, che nel corso della perquisizione effettuata presso l’abitazione di CHERUBINO, il personale operante rinveniva nr. 15 piantine di cannabis sativa, pertanto il predetto veniva tratto in arresto, in flagranza di reato, per coltivazione e produzione di sostanze stupefacenti.

All’esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare hanno preso parte oltre 250 operatori della Polizia di Stato, appartenenti alla Squadra Mobile reggina, al Commissariato di Siderno, agli altri Commissariati della Provincia ed ai Reparti Prevenzione Crimine “Calabria”, “Sardegna” e “Toscana”.