Operazione “Gambling”, disposto dissequestro per 21 siti online
La Direzione Distrettuale Antimafia, che ha scosso il mondo del gioco online italiano, su ordine della stessa Procura della Repubblica di Reggio Calabria è stato disposto il dissequestro e consentita la riattivazione di ben 21 degli 81 siti – tra quelli nazionali e internazionali – di “gambling online” bloccati in via preventiva da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e DIA.
Appartengono tutti ai circuiti “Microgame” e “People’s”, società entrambe con sede legale a Benevento. Sembra che alla base della decisione, c’è innanzitutto l’estraneità ai fatti emersi in corso di indagine. Inoltre, il Pm avrebbe rilevato la disponibilità mostrata dalle aziende ad attivare ulteriori forme di gestione e controllo “impermeabili” ai tentativi di strumentalizzazione e infiltrazione per “finalità illecite”.
Dopo la verifica di questo passaggio, si procederà – secondo quanto si apprende – al dissequestro delle imprese. L’impegno assunto da Microgame e People’s scongiurerebbe inoltre il pericolo di un “aggravamento e reiterazione” di reati che sarebbero stati commessi da “terzi estranei” alle due società, come reso noto dallo stesso gruppo a cui i due “marchi” fanno capo.
Intanto, mentre è notizia di queste ore che l’autorità maltese garante dei giochi e delle scommesse, in collaborazione con gli inquirenti italiani, ha bloccato altri due siti e le attività collegate (ossia traffico dati e conto gioco) riconducibili all’affaire scommesse su cui sta indagando la Procura di Reggio Calabria, altri centri scommesse, lontani dall’epicentro reggino, su ordine dei magistrati reggini, sono stati posti sotto sequestro in altre regioni italiane, nel corso di tre distinte operazioni eseguite dai militari dell’arma in Lazio, Lombardia e Veneto. Il primo a Oriolo Romano, nel viterbese, e riconducibile ad una delle società incriminate, l’altro un centro a marchio BetUniq a Codogno, nel milanese. Sigilli, inoltre, ad altri tre centri per giochi e scommesse online a Chivasso, Settimo e Rovigo.
Centri scommesse, come quelli già finiti sotto la lente degli investigatori, che avrebbero dovuto tecnicamente fungere come centri di trasmissione dati, ma che in realtà operavano come veri e propri punti raccolta a banco per le puntante, ossia accettando le scommesse e pagando le vincite in contanti. Un meccanismo, secondo gli inquirenti, avallato dalle cosche reggine di ‘ndrangheta e messo in piedi per ripulire fiumi di denaro sporco.