Operazione Dionisio: Il Tribunale della libertà, dopo l’annullamento della Cassazione, rimette in libertà Giuseppe Sicari cl. 87
Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, composto dal dott. Antonino Francesco Genovese, dal dott. Carlo Bisceglia e dalla dott.ssa Aurélie Patrone Giudice, ha accolto il riesame dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Palmi a carico di Giuseppe Sicari cl. 87 arrestato, nell’ambito dell’operazione Dionisio, con l’accusa di avere gestito – insieme ad altri (arrestati in flagranza in data 18.07.2019), una piantagione di 3.200 piante della specie canapa indiana di altezza compresa tra 50 e 150 cm. impiantata su un terreno sito in Cittanova in località “Cagnolazza”, di averne curato la coltivazione e lo stato di crescita e per avere ceduto, in almeno due occasioni (08.06.2019 e 11.06.2019) dei “campioni di prova” per la successiva vendita della sostanza a terzi (capo 2) e per avere ceduto, in concorso con altri, una grossa partita di sostanza stupefacente (verosimilmente marjuana e/o hashish) da destinare al successivo spaccio (capo 8).
In seguito al riesame il Tribunale della Libertà, in parziale accoglimento della richiesta di riesame, aveva annullato l’impugnata ordinanza con riferimento al capo 8) della provvisoria imputazione ed aveva sostituito, con riferimento ai restanti capi, la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico da eseguirsi presso l’abitazione sita in Milano.
Contro il provvedimento del Tribunale reggino i difensori del Sicari, gli avvocati Antonino Napoli e Rosario Pricoco, avevano proposto ricorso in cassazione e la terza sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo il motivo relativo alle esigenze cautelari, aveva annullato l’ordinanza con rinvio per un nuovo giudizio.
All’esito del nuovo giudizio il Tribunale della libertà, condividendo le argomentazioni difesive, ha ritenuto che, sulla scorta del dictum espresso dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza che ha disposto il rinvio al Tribunale, la risalenza temporale degli avvenimenti, l’intervenuta recisione dei collegamenti del ricorrente con il contesto territoriale nel quale sono stati perpetrati i fatti – dimostrata dal suo trasferimento a Milano – l’intervenuto mutamento dello stile di vita e la ricerca di lecite fonti di guadagno, la giovane età dell’indagato, la sua incensuratezza e l’esito negativo della perquisizione effettuata presso la sua abitazione al momento dell’esecuzione del provvedimento cautelare genetico, siano elementi sintomatici della inattualità delle esigenze cautelari poste a fondamento dell’annullato provvedimento e pertanto ne ha disposto la revoca della misura cautelare ordinandone la liberazione.