Ndrangheta: Intervista ad ex affiliato, Pesce Francesco era vicino alle BR
Francesco Pesce, fratello di Vincenzo detto ‘sciorta’ arrestato ieri nell’ambito della maxi operazione “Handover” della procura di Reggio Calabria, secondo un’intervista realizzata da Klaus Davi (visibile al link https://www.youtube.com/watch?v=UpiKa49SR90) a un ex affiliato della famiglia era ‘vicino alle Brigate Rosse’. Per l’intervistato era infatti risaputo nella cosca che Francesco Pesce fosse vicino alle Brigate Rosse: “Ne parlavano tutti alla luce del sole. Non era un mistero. Che ruolo avesse esattamente non lo so però si diceva che era uno che faceva parte e aveva contatto con queste BR e lui era in galera forse anche per questo motivo”. Pesce Francesco fu recluso in carcere dal 1977 al 1980: “Saverio Dominello, detto ‘Nasca’, accompagnava Vincenzo una volta al mese per fare il colloquio col fratello Francesco nel carcere all’isola di Pianosa. Quando Francesco uscì di galera prese le redini della famiglia perchè appena uscì finì dentro suo fratello Vincenzo, a causa del pentito Salvatore Marasco. Francesco divenne così il capo indiscusso della famiglia Pesce. Ha gestito tutto fino al 1999, anno in cui morì, il 4 settembre, mentre faceva dei lavori nella sua proprietà: è rimasto vittima di un incidente ed è morto. In quel momento Vincenzo era ancora in galera. Appena uscì di prigione, tutto quello che gestiva Francesco lo prese Vincenzo, anche le imprese di movimento terra, tutti gli appalti che gestiva Francesco insieme a Gino Maduli”. Nella cosca, secondo l’intervistato, si parlava anche della strage di Bologna: “Ho sentito dire diverse volte all’epoca, nonostante fossi ragazzo, che la ‘Ndrangheta c’entrava con le bombe che hanno messo alla stazione di Bologna; sentivo parlare sempre questi personaggi, però di preciso che erano questi personaggi che hanno partecipato non lo so, ho sempre sentito che dietro questo fatto c’era la mano della ‘Ndrangheta. Ma c’era paura che potessero essere scoperti; non so se avevano partecipato come braccio armato ma tutti avevano paura che potesse arrivare all’orecchio della legge che c’entrava la Ndrangheta”.