Klaus davi, pentito di Ndrangheta rivela: L’uomo che lo aggredi’ era pronto a sparare e uccidere
Clamorose dichiarazioni di Emanuele Mancuso (figlio del super boss Pantaleone) ora collaboratore di giustizia che ha deposto proprio questa mattina in un procedimento a Vibo Valentia in cui figura come imputato un presunto affiliato della cosca Mancuso. Interrogato dall’avvocato del soggetto imputato, Clemente Silvaggio, Emanuele Mancuso ha parlato della assoluta pericolosità del soggetto in questione. “Il Silvaggio Clemente è stato presentato da DOMENICO CORTESE (altro affiliato ndr), come un ragazzo che era predisposto a sparare, predisposto a compiere qualunque atto, tipo rapine, se doveva sparare ad uccidere a non uccidere, questo era il ruolo all’interno della mia famiglia (il potentissimo clan Mancuso ndr).
Nel senso – ha proseguito Mancuso sotto interrogatorio – protagonista di numerosi fatti gravissimi e tutti collegati a comunque cose di Ndrangheta. Ad esempio era presente all’interno dell’ospedale (Iazzolino di Vibo ndr), il giorno dopo al mio incidente nell’ospedale quando ha massacrato Klaus Davi (che venne in ospedale per l’intervista ndr) di botte gli ha preso la
telecamera.”
Mancuso si riferisce a una aggressione avvenuta nel 2016 all’ospedale di Vibo Valentia in cui il giornalista collaboratore di Mediaset si reco per realizzare proprio una intervista a Mancuso che era ricoverato a causa dei postumi di un incidente stradale. Klaus Davi e il suo collaboratore, come riferisce correttamente Mancuso, venne immobilizzato dal clan e gli fu sottratta la telecamera come si apprende ora dal killer pronto a tutto. Su quella notte non fu mai fatta chiarezza. Davi presentò regolarmente denuncia presso l’Autorità Giudiziaria che non ebbe sviluppi. Ora però dopo le parole di Emanuele Mancuso la vicenda potrebbe essere nuovamente approfondita dagli inquirenti.