Gioia Tauro, Operazione “Bucefalo “arrestati 11 esponenti della cosca Piromalli. Sequestrato il centro Annunziata
E’ in corso di esecuzione, dalle prime luci dell’alba, una imponente operazione da parte degli uomini del Comando Provinciale di Reggio Calabria, del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e dello SCICO di Roma che ha portato ad isarticolare un’associazione di stampo mafioso composta da soggetti affiliati alla storica cosca di ‘ndrangheta dei PIROMALLI, imperante nella piana di Gioia Tauro (RC). Sono in corso di esecuzione n.11ordinanze di custodia cautelare, sequestrate 12 società e beni per un valore complessivo di circa 210 milioni di euro ed effettuate 26 perquisizioni tra Calabria, Campania e Toscana.
Tra gli arrestati figura ANNUNZIATA Alfonso (custodia in carcere) per il delitto di associazione di cui all’art. 416 bis c.p. e per quello di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di cui agli artt. 473 e ss., 515 e ss., 648 c.p.;
– EPIFANIO Domenica, ANNUNZIATA Rosa Anna, ANNUNZIATA Valeria, ANNUNZIATA Marzia, AMBESI Carmelo, PONTORIERO Claudio, BRAVETTI Roberta (arresti domiciliari), BRAVETTI Andrea, FANI’ Andrea e ANNUNZIATA Fioravante (obbligo di dimora) per i delitti di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di cui agli artt. 473 e ss., 515 e ss., 648 c.p..
Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno portato a rilevare, tra l’altro, l’esistenza di pluriennali rapporti d’affari tra un noto imprenditore della piana di Gioia Tauro (RC) ed i principali referenti della cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli che gli hanno permesso di costituire un vero e proprio “impero” economico-commerciale che è stato “difeso”, nel corso del tempo, dalle potenziali minacce di altre cosche criminali concorrenti. Tale protezione haconsentitoall’imprenditore colluso di imporsi sul mercato agendo da assoluto monopolista.
C’è anche il parco commerciale più grande della regione tra i beni sequestrati stamattina a Gioia Tauro su richiesta della Dda di Reggio Calabria. Secondo i magistrati, il centro “Annunziata” faceva parte di impero economico da 210 milioni di euro che godeva della protezione del potente clan dei Piromalli.
All’alba le Fiamme Gialle hanno posto i sigilli a sette società e bussato alla porta di dodici imprenditori per notificare loro altrettante ordinanze di custodia cautelare e l’accusa, a vario titolo, di essere la costola economica di un’associazione a delinquere di stampo mafioso.
Personaggio chiave dell’indagine, coordinata dal procuratore Federico Cafiero de Raho e dal sostituto Roberto Di Palma, sarebbe Alfonso Annunziata, noto imprenditore legato a doppio filo con i Piromalli. Un soggetto protagonista di una storia a tratti paradossale. Che lo ha visto balzare in una manciata di anni dal ruolo di ambulante nei mercatini rionali a magnate del settore dell’abbigliamento e titolare del parco commerciale. La sua storia è scritta nelle carte messe assieme dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e dello Scico di Roma che da alcuni anni passano allo scanner i business di Annunziata e dei suoi familiari.
Annunziata secondo i magistrati sarebbe da tempo in rapporti con i Piromalli fin dall’origine della sua scalata economica. Una “società” iniziata quando da piccolo commerciante era stato oggetto di minacce e danneggiamenti. Episodi da cui, secondo gli inquirenti, sono partiti i primi contatti con i boss di Gioia Tauro. I rapporti tra l’imprenditore e l’allora capocosca latitante Peppe Piromalli iniziarono intorno alla metà degli anni ’80, quando Annunziata aveva fatto il suo primo investimento con la creazione di un negozio nel cuore di Gioia Tauro. Anni nei quali finì nel mirino degli esattori della ‘ndrangheta che lo costrinsero persino a fuggire dalla città. Poco dopo, l’incontro con Piromalli e l’autorizzazione a rientrare per dedicarsi ai suoi affari. Una pace che nel tempo avrebbe portato alla realizzazione del parco commerciale considerato tra i primi del Sud Italia, costruito su un terreno acquistato dai Piromalli, ma intestato ad Annunziata. Un’opera imponente nella quale a fare da padrone c’erano sempre i Piromalli e le loro imprese. Una gallina dalle uova d’oro, tanto che attorno alla gestione della struttura si sarebbe consumata la faida tra i Piromalli e gli antichi alleati dei Molè. Una guerra di mafia che si chiuse con l’omicidio del boss Rocco Molè a febbraio del 2008.