Gioia Tauro, due arresti per atto intimidatorio con ordigno esplosivo
La notte del 04 Maggio 2015 i militari della Compagnia CC di Gioia Tauro (Aliquota Operativa del N.O.RM.), hanno dato esecuzione a nr. 02 (due) Ordinanze di Applicazione di Misura Coercitiva Custodiale, emesse dal Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio GIP (dott.ssa Caterina CATALANO) – di cui la prima – Custodia Cautelare in Carcere – e la seconda – agli arresti domiciliari nei confronti di:
- LAMANNA Gerardo di anni 53 (cinquantatré), nato a Melicucco (RC) l’11.01.1962, pluripregiudicato per reati in materia di armi e munizioni, personaggio noto alle Forze dell’Ordine in quanto in passato il medesimo gestiva una Armeria proprio a Melicucco;
- SORRENTI Giacomo di anni 34 (trentaquattro), nato a Polistena (RC) il 27.07.1980, con precedenti di polizia per furto e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
L’operazione prende le mosse da un grave episodio di danneggiamento mediante detonazione di ordigno esplosivo avvenuto in una via Giotto del Comune di Gioia Tauro (RC) nella tarda serata del 03 febbraio 2014 ai danni di una saracinesca di un’abitazione in cui risiedeva la famiglia LABATE/SEMINARA.
Nell’immediatezza dei fatti i militari di questo Comando, sotto la costante direzione del sost. proc. della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – dott.ssa PANTANO Giulia, furono in grado, di ricostruire l’accaduto mediante l’attenta analisi ed una puntigliosa comparazione delle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati posti non solo nelle vie limitrofe al luogo dell’evento criminoso, ma anche lungo tutto il percorso effettuato dai rei a bordo della loro autovettura, individuandone in tal modo marca, modello e soprattutto provenienza.
La meticolosità del lavoro effettuato, infatti, assieme a puntuali riscontri anagrafici e fotografici, ha permesso la ricostruzione del percorso dei rei nelle fasi immediatamente antecedenti e successive al danneggiamento ed ha consentito, altresì, di giungere ad un’assoluta e certa individuazione degli autori del grave gesto delittuoso, destinatari delle odierne misure custodiali per i reati appunto di danneggiamento aggravato mediante l’utilizzo di un ordigno esplosivo illegalmente detenuto dall’elevato contenuto detonante tutto aggravato dall’aver commesso il gravissimo fatto utilizzando il metodo mafioso (ex art. 07 l. nr. 203/91).
Ad un anno e tre mesi di distanza i Carabinieri sono, dunque, riusciti a fare piena luce su un episodio che all’epoca aveva gettato nello sconforto un intero isolato della cittadina pianigiana e in particolare quel nucleo famigliare a cui il “tetro messaggio intimidatorio” era destinato e che in un recente passato era stata, parimenti, vittima di gravi ed analoghi episodi.