Gioia Tauro, arrestate tre persone per estorsioni a proprietari terrieri. Dettagli e Foto
Nella mattina odierna, al culmine di incessanti ed articolate investigazioni condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, unitamente ai Commissariati di Gioia Tauro e Taurianova, con il coordinamento e la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è stata data esecuzione a due distinte Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere e degli Arresti Domiciliari nei confronti di CIANCI Domenico, nato a Taurianova (RC) il 24.03.1947, già detenuto al regime dell’art. 41 bis O.P., PESCE Rocco, nato a Rosarno (RC) il 17.08.1969 e CUTRI’ Luigi, nato a Taurianova (RC) il 30.03.1944 (i primi due in carcere ed il terzo in regime di arresti domiciliari).
I suddetti sono accusati di aver imposto, a vario titolo, condotte vessatorie nei confronti di proprietari terrieri della Piana di Gioia Tauro, costringendo gli stessi a concedere loro la guardiania dei terreni ed a versare somme di denaro quale condizione per porre fine agli episodi di danneggiamento e di furto nelle proprietà.
Nello specifico, CIANCI Domenico, detto Mico, arrestato da questa Squadra Mobile in data 24 marzo u.s., nell’ambito dell’operazione di P.G. denominata “Vecchia Guardia” unitamente agli esponenti apicali della cosca ZAPPIA di San Martino di Taurianova, viene adesso nuovamente accusato di estorsione aggravata dall’art. 7 della Legge 203/91 e dall’art. 71 del Testo unico delle Leggi Antimafia ai danni di un proprietario di vasti fondi ubicati nel Comune di Taurianova, dal quale il vecchio boss oggi detenuto, nel periodo compreso tra il febbraio 2010 ed il dicembre 2013, riceveva, sotto la minaccia di un male ingiusto, un compenso annuo di 4.800,00 euro a titolo di guardianìa dei terreni, un risalente ma ancora oggi molto diffuso metodo di oppressione e taglieggiamento.
Sono emblematiche, per la descrizione del fenomeno, le parole con le quali il CIANCI imponeva al latifondista sopra menzionato i suoi voleri: “Sono uscito dal carcere dopo 25 anni. Non pensavo di rimanere tanto in galera per l’omicidio di un carabiniere. Voglio riprendere la guardiania della zona”. Il delitto cui faceva cenno il boss è la “Strage di Razzà” del 01.04.1977, nella quale, durante un conflitto a fuoco ingaggiato con le forze dell’ordine dai mafiosi delle cosche taurianovesi sorpresi durante un summit, persero la vita due militari dell’Arma dei Carabinieri della Compagnia di Taurianova, ad opera dei componenti della cosca CIANCI e degli AVIGNONE.
L’altro soggetto (colpito dall’O.C.C. degli Arresti Domiciliari), CUTRI’ Luigi, operaio agricolo, era il latore dell’ambasciata dal carcere di CIANCI Domenico, in quanto cercava di imporre ad un altro possidente di Taurianova di versare analoghe somme di denaro da dicembre 2013 fino a maggio 2014 a titolo di guardianìa, non riuscendo nel proprio intento solo per la ferma opposizione della vittima (sicché il CUTRI’ dovrà rispondere del reato di tentata estorsione aggravata in concorso ed è stato raggiunto da O.C.C. in regime di arresti domiciliari).
E’ accusato, oltre che estorsione aggravata dall’art. 7 della Legge 203/91, anche di associazione mafiosa ex art. 416 bis C.P., PESCE Rocco, esponente dell’omonima famiglia operante a Rosarno, Laureana di Borrello e zone limitrofe, il quale imponeva la guardiania dei terreni ai danni di un altro possidente, alludendo al fatto che il pagamento di somme annue pari a 600,00 euro annui fosse la condizione indispensabile per impedire il perpetuarsi di danneggiamenti. Occorre aggiungere che, in altre circostanze, il PESCE costringeva la vittima, anche attraverso danneggiamenti e furti all’interno delle sue proprietà ovvero pedinamenti o contatti ad opera di terze persone al fine di intavolare con lui una conversazione, a consegnargli complessivamente 4.000,00 euro che il predetto motivava quale “prestito” mai restituito.
Le Ordinanze di Custodia Cautelare eseguite stamane rappresentano il logico e consequenziale sviluppo delle risultanze investigative emerse dalla sopra menzionata operazione di P.G. “Vecchia Guardia” che aveva avuto il pregio di svelare l’operatività nel settore delle estorsioni della storica famiglia di ‘ndrangheta degli ZAPPIA, attraverso il tipico ricorso alle modalità mafiose di sopraffazione e di imposizione delle estorsioni.
Le attività investigative permettevano, altresì, di accertare che, successivamente, a partire dal febbraio 2010, in virtù di una nuova ripartizione delle zone di San Martino tra le famiglie mafiose degli ZAPPIA e dei CIANCI, i proprietari terrieri subivano le angherie da parte del citato CIANCI Domenico, il quale era rientrato in Calabria dopo aver trascorso un lungo periodo di carcerazione per i fatti di Razzà e la Sorveglianza Speciale di P.S. a Fonte Nuova (RM).
In sostanza, attraverso la citata Operazione, denominata per l’appunto “Vecchia Guardia” proprio per porre in risalto l’attualità di una delle pratiche più antiche e vessatorie della mafia che è la guardiania dei terreni, la Polizia di Stato aveva disarticolato due importanti quanto “blasonati” cartelli di ‘ndrangheta, i cui esponenti, negli anni, si erano arricchiti ai danni di imprenditori agricoli e proprietari terrieri che, per paura di ritorsioni o vendette, fino ad ora avevano rinunciato a ribellarsi.
Pertanto, questa seconda tranches delle indagini, supportate da indispensabili presidi tecnologici che hanno riscontrato il contenuto delle fondamentali dichiarazioni rese dalle stesse vittime, hanno confermato una nuova tendenza da parte delle persone offese a superare ogni tipo di remora per consentire alle Autorità di far luce non solo su altre estorsioni nel territorio di Taurianova, ma anche in quello di Laureana di Borrello, sul quale esercita la propria influenza la temuta cosca dei PESCE di Rosarno.