Estorsione – rimessa alle Sezioni Unite una questione sulla configurabilità del reato
La Suprema Corte di Cassazione, sezione Seconda Penale, ad esito della camera di consiglio del 25 settembre 2019 conseguente il ricorso avanzato dagli Avv.ti Guido Contestabile e Davide Vigna del foro di Palmi in favore del sig. Filardo Nicola e contro la sentenza di condanna resa dalla Corte d’Appello di Potenza, ha rimesso il gravame alle Sezioni Unite.
La vicenda trae origine da un’originaria contestazione di un’ipotesi estorsiva, che secondo la Procura di Potenza sarebbe stata consumata dal Filardo, in concorso con tali Paladino Salvatore e Granieri Nicola, risalente all’anno 2013.
Nel giudizio di merito, in particolare, gli imputati si erano difesi sostenendo di non aver né minacciato né usato violenza nei confronti delle presunte parti offese e rilevando come la richiesta inoltrata (quella di dare esecuzione ad una permuta prevista da un contratto di cessione terreni finalizzato all’edificazione di alcuni immobili, stipulato tra il Granieri e le persone offese) era perfettamente legittima, circostanze che in particolare venivano ritenute convincenti dal GIP di Potenza il quale rigettava l’originaria richiesta di applicazione custodia cautelare in carcere avanzata all’epoca dei fatti (analogamente al Tribunale del Riesame, che rigettava anche l’appello avanzato dal PM contro il rigetto inizialmente disposto).
All’esito del giudizio di merito, tuttavia, gli imputati venivano ritenuti responsabili del reato di cui all’art. 629 c.p. (estorsione) aggravato dall’art. 7 L. 203/91 e condannati sia in primo grado che in appello.
Sul punto, la difesa del Filardo con l’inoltrato ricorso per Cassazione poneva la questione di Diritto relativa alla configurabilità del reato di estorsione (in luogo della meno grave fattispecie di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, prevista dall’art. 393 c.p.) nell’ipotesi in cui la richiesta dei soggetti agenti riguardasse una pretesa lecita, come nel caso in esame; i difensori, in particolare, segnalavano come la questione fosse controversa poiché vi erano più pronunce della Suprema Corte nelle quali si erano prospettate soluzioni differenti.
In accoglimento dei motivi di ricorso la Seconda Sezione, pertanto, ha dichiarato sussistente il contrasto interpretativo e disposto la trasmissione degli atti per tutti gli imputati (compresi Paladino Salvatore e Granieri Nicola, difesi dall’Avv. Marina Mandaglio) alle Sezioni Unite, che dovranno dirimere la questione con successiva udienza.