Cosa nostra: Boss Zacco Querelano Klaus Davi per maxi poster Procura archivia, ma i due fanno ricorso
Carlo e Antonino Zacco, due boss palermitani – per la precisione originari di Alcamo – appartenenti a Cosa Nostra, si sono offesi per essere stati definiti tali in una campagna pubblicitaria diffusa in tutto il nord Italia due anni e mezzo fa. Può apparire singolare ma è quello che emerge da una querela presentata qualche mese fa presso la Procura di Milano. Oggetto della disputa: una campagna di affissioni ideata dal giornalista Klaus Davi (che quest’anno con Paolo Liguori cura la rubrica “Fatti e Misfatti – I Fuorilegge” sul canale TgCom24) che aveva invaso la città di Milano. I manifesti di 6 metri x 3 metri, realizzati per pubblicizzare la web-serie del massmediologo “Gli Intoccabili” sui grandi capi della criminalità organizzata, si caratterizzavano per un claim provocatorio: “La ‘Ndrangheta chiama, Milano risponde”. In coda i nomi dei boss più importanti della città metropolitana come Calabrò, Morabito, Mollica, Barbaro, Papalia e Trimboli. Oltre agli Zacco, naturalmente. L’originale idea non dev’essere piaciuta a due dei nove involontari ‘testimonial’, vale a dire Carlo e Antonino, appartenenti alla nota famiglia di Cosa Nostra. Il sostituto procuratore Letizia Mennella ha chiesto l’archiviazione, ma i due hanno fatto ricorso. La prossima udienza è fissata per il 10 marzo 2020 e a difendere Klaus Davi ci sarà l’avvocato Francesco de Luca del foro di Vibo Valentia. «Quando ci è arrivata la querela abbiamo fatto fatica a capire chi l’avesse presentata – ha dichiarato Klaus Davi – Poi, facendo una ricerca di archivio, abbiamo capito che era dovuta ai poster. I cartelloni sintetizzavano l’esito di numerose sentenze e articoli di giornale. Mi meraviglio di questa reazione da parte dei fratelli Zacco. Che cosa vogliono veramente dire con questo provvedimento?».