Cinqufrondi, Conia: Battaglia contro la legge sull’autonomia differenziata
Il sindaco Conìa: “L’Autonomia differenziata se sarà legge continueremo a dare battaglia nelle sedi opportune”. Oggi, 13 giugno, manifestazione a Roma, in piazza Montecitorio “S(Veglia) laica per la Repubblica” organizzata dal Comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti.
Dopo il via libera del Senato, lo scorso 23 gennaio, il DDL Calderoli si appresta a ricevere un altro sì da Montecitorio con il passaggio definitivo alla Camera. Quale scenario si aprirà con l’attuazione dell’autonomia differenziata? Le ragioni per continuare a dire NO ce le illustra Michele Conìa, avvocato, sindaco di Cinquefrondi (RC) e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili e Immigrazione e Politiche di pace: “Si avrà la fine della Repubblica una e indivisibile con, potenzialmente, 20 sistemi scolastici, 20 sistemi sanitari, 20 normative ambientali e di sicurezza sul lavoro, 20 gestioni delle infrastrutture. Con orgoglio rivendico di aver intuito i gravi rischi per la democrazia e la vita economica e sociale del Paese, e il mio Comune è stato il primo in Italia che, nel dicembre 2018, ha adottato una delibera contro l’attuazione del federalismo fiscale e nell’aprile successivo ha avviato il ricorso contro il sistema di perequazione del Fondo di solidarietà comunale, invitando gli altri comuni a fare altrettanto e raccogliendo 600 adesioni. Manifestando preoccupazione su un assetto istituzionale che minerebbe la solidarietà nazionale e che renderebbe strutturale le diseguaglianze, lo scorso 14 marzo, ho spiegato in audizione in Commissione Affari costituzionali nell’ambito dell’esame del disegno di legge recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che sia più opportuno parlare di Livelli Uniformi in quanto i LEP ( livelli essenziali di prestazione) sarebbero un’eguaglianza costruita sul minimo, che lascerebbe invariate le attuali e gravi diseguaglianze. Il ruolo dei sindaci su questa partita è essenziale: non bisogna dimenticare che, una volta ratificate dal Parlamento, di fatto emarginato e declassato a ruolo meramente consultivo e di ratifica, le intese governo-regione hanno durata decennale e non sono reversibili, se non per un recesso da parte delle regioni stesse. Sempre in quell’occasione, ho espresso un forte dissenso su un progetto che rischia di compromettere in modo irreparabile il principio di universalità dei diritti soprattutto in ambiti particolarmente delicati quali sono, ad esempio, quello sanitario e dell’istruzione, enunciando, con dati alla mano, le criticità di un modello di federalismo regionale che non tiene conto delle enormi differenze oggi esistenti nelle diverse aree del Paese e soprattutto del divario in termini di ricchezza, infrastrutture e servizi. A mio parere, continua il primo cittadino di Cinquefrondi, è fondamentale riconoscere e garantire l’applicazione effettiva della Costituzione Italiana che, all’art. 119, sancisce l’istituzione di meccanismi di perequazione proprio per assicurare parità di diritti e coesione sociale. È incomprensibile, continua Conìa, di come il governo sia rimasto sordo di fronte a bocciature eccellenti al DDL Calderoli pervenute da ex presidenti della Corte Costituzionale come Paolo Maddalena, Giovanni Maria Flick e Ugo De Siervo, dal Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dalla Banca d’Italia, dalla stessa Confindustria. Dura la posizione di mons. Savino e del cardinale Zuppi, rispettivamente vicepresidente e presidente della Conferenza Episcopale italiana che esprimono le loro preoccupazioni e invitano a rispondere all’egoismo con la solidarietà tra i vari territori. Tutti questi rilievi, finora avanzati, sono approdati anche a Bruxelles con una Petizione al Parlamento Europeo, proposta dal Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, in cui si chiede all’UE di impegnarsi a garantire la riduzione del divario territoriale. La tesi che l’autonomia differenziata aumenti i divari territoriali è sostenuta finanche dall’agenzia di rating internazionale Standard & Poor’s in un’analisi diffusa il 6 aprile scorso rispondendo alle domande degli investitori internazionali. Nessun conflitto d’interesse sembra ravvisarvi dalla nomina del Presidente della Commissione Fabbisogni standard, la professoressa Elena D’Orlando, che è anche componente della delegazione trattante del governo con la regione Veneto. Fieramente dal 2018 mi sono opposto al progetto dell’autonomia differenziata che scardinerebbe il funzionamento del sistema d’istruzione nazionale ma anche di altri servizi pubblici, dalla Sanità alle infrastrutture, dai porti agli aeroporti, e poi strade e autostrade, giustizia di pace, protezione civile, facendo venir meno la tenuta del Paese e emarginando i più vulnerabili e indifesi. Delle 23 materie, ben 9 potranno essere devolute alle Regioni che ne faranno richiesta: Organizzazione della giustizia di pace, Rapporti internazionali e con l’Unione europea, Commercio con l’estero, Disciplina delle Professioni, Protezione civile, Previdenza complementare e integrativa, Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Da queste derivano 184 funzioni che saranno immediatamente operative senza dover attendere il percorso della determinazione dei Lep. Noi continueremo a denunciare le conseguenze disastrose che l’autonomia determinerà sulle esistenze delle persone, ovunque risiedano, sulla istituzionalizzazione delle diseguaglianze già enormi che caratterizzano il Paese, sul bilancio dello Stato, sul caos amministrativo che provocheranno le 20 legislazioni diverse dei nuovi 20 staterelli. Noi non ci rassegniamo, conclude il sindaco Conìa, e proseguiremo le azioni di lotta pacifica e che la Costituzione ci consente accanto ai Comitati territoriali per il ritiro di ogni autonomia differenziata e nel Tavolo NOAD. Non c’è tempo da perdere, avanziamo fin da ora la richiesta di impugnazione della legge davanti alla Corte costituzionale da parte delle singole Regioni e il referendum abrogativo se sarà dichiarato ammissibile”.