Il Cammino dello Spirito, ottava Domenica del Tempo Ordinario anno c a cura di Don Silvio Mesiti

Shares

OTTAVA DOMENICA

Lc. 6, 39-45

” perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello…. Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio

 

Nel suo discorso programmatico, Gesù definisce i suoi discepoli veri fratelli, in quanto figli di Dio, ai quali ordina di amarsi reciprocamente, come lui li ha amati.

È un comandamento alternativo alla vecchia legge giudaica, che può essere osservato se nasce dalla mente e dal cuore di uomini illuminati ed innamorati di Cristo, i quali lo ritengono unico maestro, da accogliere nella loro esistenza e nei loro sentimenti, e quindi da imitare nei loro rapporti quotidiani e nelle loro azioni.

Per noi cristiani, membra vive della sua chiesa, nasce quindi il dovere di rapportarci col prossimo con carità e rispetto, senza il diritto e la presunzione di giudicare il fratello, secondo i nostri parametri morali, sociali e, soprattutto, religiosi.

La parabola che Luca narra nel suo vangelo, per i discepoli della sua prima comunità, è quanto mai attuale, quanto necessaria, per noi cristiani, ancora condizionati dallo spirito del mondo, fatto di arrivismo e di ricerca di potere, come d’altronde, era avvenuto tra gli stessi apostoli, mentre con Gesù, erano in cammino verso Gerusalemme, addirittura dopo l’annuncio della sua passione, morte e resurrezione.

L’evangelista, che con la breve parabola: “può forse un cieco guidare un altro cieco”, ci mette in guardia da tali atteggiamenti, serve a farci capire quanto ancora abbiamo bisogno di camminare, per conoscere Cristo, e poter essere vera “luce del mondo” e guida dei fratelli.

La parabola della “trave” che è nel nostro occhio, e che pur con la quale riteniamo di potere avere il diritto di togliere la “pagliuzza” che è nell’occhio del nostro fratello, credo sia un ammonimento necessario, per guardare prima ai nostri difetti, e poi poter correggere quelli degli altri.

Si tratta di un difetto atavico nello stile di vita e di rapporti, che si vivono spesso nelle istituzioni delle nostre chiese, tra cardinali, vescovi e tra preti, desiderosi di primeggiare, mettendo in cattiva luce coloro che ci stanno accanto.

Si tratta di uno stile di vita e di giudizio, che nasce da forme di ipocrisia, e di totale mancanza di carità, dovute a diffuse forme di invidia e di gelosia.

Si fanno osservare piccoli limiti o difetti (pagliuzze), negli occhi del prossimo, non tanto per correggere fraternamente, come sarebbe evangelicamente legittimo, ma per sentimenti di frustrazione o vendetta verso coloro che operano seriamente, portandone i frutti con le loro opere, da parte di coloro i quali sono capaci di “nulla”.

A costoro. dice il vangelo: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio; e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.”

L’autenticità del proprio modo di essere seguace di Cristo, non si nota dalle parole o dai gesti pseudo liturgici, ma soprattutto dalle opere che si compiono, quasi mai condivisi, da coloro che vivono nell’ignavia, come conclude il vangelo: “non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, ogni albero infatti, si riconosce dal suo frutto”.

Il messaggio è certamente attuale, visto quello che succede, addirittura, in Vaticano, ma anche tra i cosiddetti fedeli, che praticano le nostre chiese, nei vari gruppi di sacrestia.

Quindi nel contesto del giubileo e dell’inizio della quaresima, abbiamo veramente bisogno di conversione.

“Ritornate a me con tutto il cuore”

                                                                                                      Don Silvio Mesiti

 

Check Also

Gioia Tauro, inaugurazione sede Forza Italia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina