“…..Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

 XXIV DOMENICA
 
Esiste anche oggi una giustizia diversa per quelli che si ritengono cristiani, cioè figli di Dio, e quindi fratelli con tutte le persone con cui si vive, e una giustizia prettamente umana, Che appartiene all’uomo comune, all’uomo sapiens che crede nella Giustizia umana, e che non ha la forza di  entrare nella dimensione soprannaturale della giustizia secondo Dio, in quanto cristiani battezzati e “fratelli tutti”. 
 
La parabola che ci viene proposta  oggi nel vangello di matteo, evidenzia 3 momenti, con tre modi di intendere la giustizia nei nostri rapporti interpersonali.
 La prima parte si riferisce a un uomo che di fronte al suo padrone ha un debito infinito, e che gli viene condonato  per l’infinito amore di questo padrone che si rivela infinitamente misericordioso, facendo riferimento All’atteggiamento di Dio che perdona sempre “settanta volte sette” in alternativa alla legge dei novanta volte a cui fa riferimento Pietro
 
Nel secondo episodio  ci viene presentata l’immagine di 2 uomini, tutti e 2 debitori e creditori, ma di un realtà molto più piccola, di fronte a quel condono infinito che nella prima lettura il padrone ha elargito al suo servo, ispirandosi legittimamente alla giustizia umana.
 
 Il 3º momento presenta la situazione dell’uomo che non ha saputo o voluto perdonare al suo civile e finisce in una situazione di condanna, nella quale è  costretto a vivere nel “pianto e stridore di denti “.
Una situazione causata dal proprio peccato, come ha evidenziato il vangelo domenica scorsa, che non è chiaramente la punizione che Dio attribuisce a chi non perdona, ma che si tratta di uno stato d’animo di chi vive nel tormento, purché essere nemico del proprio simiile, crea  uno stato di disagio, di solitudine e disperazione.
 
Esiste quindi chiramente una differenza sostanziale tra chi si ispira, fa riferimento e pensa di voler vivere secondo la giustizia di Dio, e chi vive, invece,  pensa o decide di impostare i propri rapporti col proprio simile, in termini civili e legato  legittimamente alla giustizia umana, diversa, in ogni caso, da quella Di Dio che È AMORE. 
           PURTROPPO
Esiste ancora oggi, come nel corso dell’ evoluzione storica, morale, culturale e sociale, la consapevolezza o la convinzione che la vendetta sia una necessità della persona
 
Chi non  si vendica e non esercita il perdono  o non lo sa esercitare, viene considerato  un uomo debole. Ma in realtà la vera forza viene dimostrata da chi ha la capacità, nonostante tutto, di perdonare, anche se questo può avvenire solo con laiuto della grazia di Dio  e della consapevolezza di essere tutti, necessariamente bisognosi di convivenza.
Purtroppo ancora oggi esistono le persone violente e mafiose che si vendicano, mentre le nazioni rispondono o pensano di impostare i loro rapporti o superare le loro difficoltà, con la violenza e le guerre, che stanno dilagando e dilagano, nel mondo intero, con migliaia di morti, al giorno, lasciando mamme senza i loro figli e bambini senza i loro papà e le loro mamme.
 
Buona domenica

 

Don Silvio Mesiti