…se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei…..”

XXV DOMENICA
Nel linguaggio biblico della parabola che il brano del vangelo di Matteo ci propone in questa domenica, la vigna rappresenta il luogo privilegiato, in cui si produce il buon vino, per assaporare  il dono dell’amicizia  e la gioia dello stare tutti insieme.
 
 I vignaioli sono tutti gli uomini, chiamati a curare questo luogo importante e necessario per se stessi e per gli altri.
 “…Vinea mea electa ego te plantavi…..” come per centinaia di volte nella bibbia si parla della vigna come dono e premura di Dio.
 
Il  padrone di questa vigna, quindi, e’ chiaramente Dio, mentre i vignaioli sono tutti gli uomini chiamati a collaborare con lui, per renderla feconda per se’stessi e per tutta l’umanità. 
 
Il fattore di questa vigna , credo sia chiaramente Gesù, figlio di Dio, il messia,che realizza il progetto del padre, dando la vita per la salvezza La gioia e la pace di tutti .
 
Ma per rendere attuale Il messaggio del vangelo  la vigna di cui parla la parabola e’ il regno di Dio, che è regno di verità Di Giustizia di Amore e di Pace.
 
Un regno di Dio che certamente ha una valenza universale, ma credo che sia importante convincersi, che questo regno di amore e di pace, e’ una realtà personale ed interiore, verso cui ogni uomo, e soprattutto ogni cristiano, pone le proprie speranze e la propria realizzazione.
 
I vignaioli che vanno a lavorare sono coloro che accolgono l’invito del padre e di Cristo, per rispondere alla loro chiamata di amore.
Si tratta di una risposta che si deve dare per rispondere a questo amore, mentre si è tutti consapevoli delle proprie incapacità e quindi della necessità di collaborare generosamente col padrone .
   Ma anche gli operai della 3ª 6ª o 9ª ora, come quelli delle 5 del pomeriggio, sono chiamati a rispondere a questo amore, mentre stanno disoccupati o inerti perche, dicono,    “nessuno ci ha ci ha  chiamati”.
 
Alla fine della giornata di lavoro il padrone, che come abbiamo detto e’ Dio padre di tutti e che vuole che tutti gli uomini siano salvi e realizzino   e salvino se stessi ed il mondo in cui vivono, comincia a dare la paga pattuita con quelli della prima ora, a quelli che sono stati chiamati all’ultima, per amore e misericordia, dando ad essi  quello che era stato pattuito con i primi, e   che doveva essere  ritenuto un dono piu che un privilegio o un merito.
 
Anche in questa parabola come nelle parabole su cui abbiamo meditato nelle domeniche precedenti, è evidente come il modo di intendere la giustizia da parte di Dio  è certamente diverso dalla concezione retributiva che è tipica dell’uomo sapiens e non deluomo Amans.  |
 La salvezza e’ per tutti, in quanto figli di Dio in quanto uomini, e non dipende dal nostro impegno e dalle nostre capacità, ma soprattutto dall’essenza stessa di Dio che è misericordioso e Padre    “lento all’ira  e grande nell’amore,” e che vuole la salvezza di tutti, ANCHE DI COLORO CHE VENGONO CONSIDERATI ULTIMI. 
 
Anche se protestano, coloro che ritengono di avere lavorato dalla prima ora, magari coloro che si ritengono piu vicini o privilegiati da Dio per essere attiviti nelle varie attivita’ liturgiche e pastorali, non prendendo atto che lavorare e’ un dono di amore, (come  avverrebbe oggi per tutte le persone disoccupate in cerca di lavoro, spesso sfruttate,) alle quali, al di la della paga, viene promesso il centuplo in questo mondo ed in piu’ la vita eterna.
 Credo che le ultime parole con cui il padrone licenzia quelli della prima ora, risuoni come un monito per tutti noi. ” Prendi il tuo e vattene, se sei invidioso perche’ “io sono buono con tutti”
 
Don Silvio Mesiti