Il vangelo della Domenica, XXII del tempo ordinario Anno A a cura di Don Silvio Mesiti
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,21-27
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni»
Come abbiamo ascoltato nel vangelo domenica scorsa, “ne’ la carne, ne’ il sangue avevano rivelato” a Pietro che Gesù, il maestro che lui, insieme agli altri apostoli, aveva deciso di seguire, era veramente il messia, il Cristo,il figlio di Dio.
Come Pietro anche noi abbiamo scelto di seguire Gesù cristo, rienendolo onnipotente e capace di compiere miracoli, dare soluzione a tutti i nostri problemi di carattere esistenziale, e alle nostre difficoltà materiali.
Di fronte a questa interpretazione del suo essere messia onnipotente dispensatore di privilegi,grazie alla dottrina predicata dagli anziani e dagli scribi, Gesù sente il bisogno di precisare che il figlio dell’uomo deve “essere ripudiato” proprio da Coloro, che detengono il potere e che ritengono di essere detentori della verità e del modo di rapportarsi religiosamente con il loro dio
Per costoro dio, è onnipotente, giudice che condanna, ancorati alle vecchie leggi, mentre Gesù afferma la sua messianicità, affidatagli un Dio, padre di tutti, misericordioso e grande nell’amore, che accoglie anche i peccatori, per i quali è deciso di entrare a Gerusalemme, non per conquistare il potere, come intende Simon Pietro, ma per dare la vita, morendo sulla croce.
Comincia così in questo cammino che Gesù compie con i suoi apostoli, una catechesi rigida, che suona come messaggio, come invito ad una seria conversione, e ad un modo nuovo di attuare la sua sequela.
Proposte valide per gli apostoli, e per i discepoli del suo tempo, ma anche OGGI, per tutti i cristiani, ed in maniera particolare per i successori degli apostoli, i vescovi, per i presbiteri e per tutti i fedeli laici, appartenenti alla Chiesa che deve essere e rimanere nelle sue scelte quella autentica voluta dal Signore.
La strada che il vangelo di Matteo ci propone, citando letteralmente le parole di Gesù, sono molto chiare, ed implicano una autentica inversione di marcia nella nostra pratica religiosa.
Leggendo infatti il vangelo, l’invito che ci viene rivolto molto semplice è comprensibile, è quello di rinnegare “noi stessi” per aprirci al dialogo e all’accoglienza di tutte le persone che ci stanno vicine, soprattutto più povere.
Prendere la propria croce, che non significa accogliere i dolori e le difficoltà della nostra vita quotidiana, quanto piuttosto accogliere con amore infinito,
Il messaggio della sua croce, così come Lui, Gesù, ha fatto per amore, immolando se stesso, Agnello innocente, facendoci carico delle esigenze del nostro prossimo.
Ed infine, quello che è importante, ponendoci non davanti a Lui, ma dietro a lui per seguirlo sulla sua strada, giorno per giorno, rinnovando, prima di tutto la sua conoscenza, e tradurla in esperienza diretta della Sua carità, attraverso l’ascolto della parola di Dio e l’accoglienza del mistero dell’Eucarestia, che sono la manifestazione concreta della sua carità e del suo amore, presenti misticamente ogni giorno e che non ci abbandona mai.
Don Silvio Mesiti