Il Vangelo della Domenica a cura di Don Silvio Mesiti. XXIX Domenica del Tempo Ordinario
VENTINOVESIMA DOMENICA
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22,15-21
…”ma date a Dio
quello che è di Dio”
Dando a Cesare quello che è di cesare, si decide di mettersi a servizio dell’impero romano e del suo potere economico, rappresentato dall’immagine dell’imperatore come pontefice massimo, impressa sulla moneta che scribi e farisei presentano a Gesù.
Complementare o in alternativa a questa decisione, Gesù raccomanda a chi cerca di metterlo alla prova, di “dare a Dio quello che è di Dio”, e che corrispondere all’obbligo di mettersi a servizio dell’uomo, creato a sua immagine e somiglianza.
Un’esegesi molto semplice e comune, che certamente non corrisponde al messaggio di questo brano del Vangelo, ci porta ad evidenziare l’obbligo, abbastanza ovvio dal punto di vista sociale e politico, di pagare le tasse allo stato, ma di garantire anche gli interessi spirituali della chiesa.
Per poter comprendere, il messaggio autentico del vangelo di questa domenica, è tuttavia necessario capire il contesto in cui l’evangelista Matteo colloca l’episodio, e gli interlocutori di Gesù.
Ci troviamo infatti nel tempio di Gerusalemme, dove purtroppo si comprano e si vendono, non solo le vittime da immolare come sacrificio a Dio, ma di comprare col denaro, anche le sue grazie, speculando sui bisogni dei fedeli, chiedendo offerte in denaro per arricchire se stessi.
” la mia casa e casa di orazione e voi ne avete fatto una spelonca di ladri“.
È importante osservare che gli interlocutori di Gesù sono gli scribi e gli Erodiani, i quali, pur appartenendo a due sette diverse nei loro rapporti con l’impero romano, si mettono d’accordo per trovare di che accusarlo, in vista della sua condanna a morte, eliminandolo, come persona pericolosa per il loro potere politico e soprattutto economico e religioso.
“Ipocriti, perché volete mettermi alla prova?”
Come sempre è necessario rendere attuale il messaggio della parola di DIO, con spirito di autentica conversione personale e comunitario, facendo in modo da rendere aderente al vangelo, la pratica religiosa, e liberandoci da ogni forma di potere economico, come afferma papa Francesco, e mischiando interessi di potere, e dimenticando il dovere sacrosanto della carità verso il prossimo, che ci sta vicino staccato dal denaro e dal potere.
“Quando cade il soldin nella cassetta, l’anima sale al cielo benedetta“
Ma siamo ormai dopo il Concilio ecumenico Vaticano secondo!
Don Silvio Mesiti