Il Cammino dello Spirito, XXIX Domenica del Tempo Ordinario Anno B a cura di Don Silvio Mesiti

VENTINOVESIMA DOMENICA

“Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire,

e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Marco 10,35-45

 

Chiamati affettuosamente accanto a sé gli apostoli, nel corso del suo cammino verso Gerusalemme, Gesù per la terza volta, annunzia, in maniera esplicita, il compimento della sua missione, con la condanna a morte inflittagli dagli uomini, ma con la sua resurrezione, opera di Dio che lo aveva mandato.

Il vangelo di Marco ci ricorda che di fronte al primo e secondo annunzio della sua passione e morte, la reazione di Pietro, prima, e degli altri apostoli, successivamente, era stata molto deludente, fino a suscitare, nella mente e nel cuore del Maestro, oltre che sofferenza, reazioni di severo rimprovero, ed un invito alla conversione, per accogliere ed attuare il progetto di Dio, seguendo Gesù, come vero messia, mandato per “servire e non essere servito”.

Una missione da compiere, oggi dalla chiesa, con spirito lontano da ogni forma di potere, tipico dei “regni di questo mondo“.

È importante sottolineare come al Papa, successore di Pietro, principe degli apostoli, viene attribuito il titolo di “SERVO DEI SERVI DI DIO“.

Si tratta di una missione e di un metodo da condividere, anche oggi, dalla chiesa, dai vescovi, dai sacerdoti e da ogni fedele, prendendo su di sé la propria croce, sull’esempio di Cristo, come segno di amore e di servizio verso tutti gli uomini.

MA, presi dalla frenesia del potere, come ci racconta il vangelo di questa domenica, nonostante la lunga catechesi, “…. Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, si avvicinarono a Gesù dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo»: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

La richiesta dei due apostoli, ritenuti molto importanti nel collegio apostolico, suscita gelosia e discordia negli altri apostoli, mettendo in crisi o in pericolo la comunione apostolica.

Infatti “… Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni.”

È una triste realtà che, nel corso dei secoli, si è verificata anche nella chiesa istituzionale, con i vari scismi, e che ancora è un pericolo imminente nella gestione amministrativa, ma anche pastorale, o nei vari gruppi, intesi come centri di potere, con una corsa, a volte sfrenata, ad assumerlo, con la logica o la prassi di un vero appalto, tipico delle aziende o politiche della società civile.

La richiesta e la reazione degli apostoli, appare come il fallimento della lunga opera di catechesi proposta da GESÙ, sulla sua missione di messia, da realizzare con la passione e la morte, prima di risorgere, e non col potere e la forza di un regno politico, tipico, purtroppo anche ai nostri giorni.

“Gesù disse loro: «… Voi non sapete quello che chiedete …  sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

È l’invito che viene rivolto ad una chiesa, fatta da tutti noi, per sapere rinunciare alla tentazione del mondo e collocarsi alla destra o sinistra della croce di Cristo, il cui posto ancora oggi è riservato ai due “ladroni”, di cui uno è il primo ed unico ad essere canonizzato santo da Cristo stesso, il quale lo porta subito con sé in paradiso.

Parola di Dio

                                                                                          Don Silvio Mesiti