Il Cammino dello Spirito, XVIII Domenica del Tempo Ordinario Anno B a cura di Don Silvio Mesiti

DICIOTTESIMA DOMENICA

Gv. 6,24’35

Viviamo certamente in un mondo pieno di problemi di carattere economico, sanitario, sociale, psicologico e, purtroppo, anche religioso.

Tutto questo, tragicamente, rende molto problematica, e spesso triste, e senza fiducia, la nostra condizione umana.

Vivendo in solitudine in questo contesto, siamo tentati di sentirci lontani o addirittura abbandonati da DIO, ricorrendo e contando su interventi o soluzioni miracolistiche, ispirati da una fede insufficiente che spesso sa di superstizione, o addirittura ricorrendo ai maghi.

È molto frequente, inoltre, la prassi o la tentazione di affidarci ai potenti dell’economia, e dei politici elemosinando le scorciatoie illegali o immorali delle raccomandazioni dei potenti, capaci di fare miracoli, divenendone schiavi.

È l’equivoco delle folle, presente anche nel nostro modo di aderire alla chiesa, spesso condizionata dal denaro e dal potere.

 Come ci racconta il Vangelo della scorsa settimana, dopo aver mangiato il pane, dato grazie alla generosità di un bambino, le folle, avendo visto il segno che Gesù aveva compiuto, “venivano a prenderlo per farlo re”.

Ma Egli, come narra il vangelo, “si ritirò sul monte, Lui da solo, per contemplare il Padre celeste”.

In tutto sesto capitolo, su cui la liturgia ci invita meditare nelle prossime settimane, l’evangelista Giovanni, dopo questa domenica, inizia a descrivere il grande mistero dell’Eucarestia, VERO PANE CHE E LUI STESSO, mandato dal Padre, ad indicare la via da percorrere, ed avere la forza per dare il vero senso alla nostra esistenza terrena: “Io sono la via, la verità è la vita”

Alle folle che lo cercano disperatamente e lo trovano “mentre non era più la e nemmeno i suoi discepoli, Gesù, fortemente deluso per le loro richieste, dopo aver mangiato gratuitamente il pane, afferma: ” in verità in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna, e che il Figlio dell’Uomo vi darà”.

Rimanendo sempre ancorati alla dimensione utilitaristica del rapporto con Dio, le folle rammentano poi, che Mose ha dato al popolo di Israele nel deserto, la manna, e che adesso pretendono da Lui.

Ma Gesù deluso per le loro richieste, che, in maniera del tutto nuova e rivoluzionaria, afferma;

“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete mai”.

Come si vede Dio non ci libera dalla sofferenza, dal dolore e dalla morte e dalla fame, ma con a sua incarnazione, ci indica la strada da percorrere, dandoci la forza necessaria, per trasformare quello che viviamo, in una vita nuova fondata sull’amore di Dio è sulle nostre opere di carità fraterna, come il “bambino del pane”, donato con generosità e con amore gratuito.

Don Silvio Mesiti