QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA
Gv. 8,1-11
“Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.
“Gesù le disse … nessuno ti ha condannata? … neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più “.
È importante ascoltare il Vangelo, ai nostri giorni, conoscerne il contesto storico, politico e, soprattutto, religioso in cui gli Evangelisti scrivono, applicandolo ai nostri giorni ed alle situazioni reali in cui viviamo oggi, con l’impegno di attuarlo nella nostra vita.
La parola di Dio, infatti, è eterna ed immutabile, come DIO stesso, ed è rivolta ad ogni uomo, che rimane sempre lo stesso nella sua essenza, anche nei tempi che cambiano.
È Lui, l ‘uomo che DEVE FARE LA STORIA vera, quella di Dio, che spesso purtroppo non coincide con le nostre piccole storie limitate.
In questo contesto, durante tutta la sua vita pubblica, come ci descrivono i vangeli, incontriamo Gesù che parla alle folle, innamorate di Lui, ma sempre in contrasto con scribi e farisei ipocriti che, durante tutta la loro vita, hanno cercato di “metterlo alla prova”, e condannarlo a morte, da cui però risorgerà, il cui mistero ci stiamo preparando a celebrare, dopo la quaresima, nella notte di Pasqua per rinascere con Lui come creature nuove.
In questa domenica, ultima di quaresima, e prima di passione, il vangelo ci propone la persona reale, e non in parabole, di Gesù, che “si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui”.
Avviene sempre che prima dei momenti più importanti della sua vita pubblica, Gesù sente la necessità di “elevarsi”, andando sul monte a pregare, mettendosi in rapporto diretto col padre suo, per accogliere, nella sua persona, la sua MISERICORDIA ed il suo AMORE, da manifestare a tutta l’umanità, in alternativa alla dottrina dei farisei.
Il vangelo di Giovanni, in questa quinta domenica di quaresima, in continuazione con il vangelo di Luca, ci propone l’episodio di una “DONNA” colta in flagrante adulterio, che viene presentata dal sinedrio a GESÙ, PROVENIENTE DAL MONTE, E QUINDI COME LUCE DI DIO, per avere un suo giudizio su una legge che prevede la sua lapidazione.
L’evangelista Giovanni afferma che “Egli (Gesù) mentre gli scribi e i farisei la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio … che Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”.
Importante osservare che il motivo di questo gesto, non era tanto lo zelo per l’osservanza della legge, quanto piuttosto il fatto che “Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Gesù non risponde, “Ma si chinò e si mise a scrivere col dito per terra…e poiché insistevano, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
Di fronte a questo invito che suona come un esame di coscienza serio, e di misericordia verso la persona umana anche se debole e peccatrice, …”Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”, i quali evidentemente erano le persone più sagge e disponibili ad accogliere la nuova legge di Dio.
“Lo lasciarono solo, ed allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Ferma restando la validità della dottrina e della legge, è fondamentale essere misericordiosi sempre verso la persona umana.
Credo che in tutti i protagonisti di questo racconto, ritroviamo ognuno di noi: sia la chiesa istituzione, troppo ancorata a norme giuridiche ed economiche, senza mettere al centro la persona, da cercare, come dice il Papa, nelle periferie, sia noi tutti fedeli, spesso viziati da forme di pettegolezzi o accuse subdole nei confronti del prossimo, spinti da invidia e da gelosia.
Veramente coscienti dei nostri peccati e delle nostre colpe verso Dio ed il nostro prossimo, dobbiamo sentirci bisognosi di provare ed accogliere la misericordia di DIO, attraverso uno stretto rapporto personale con Cristo, per essere salvati, consapevoli che “MISERICORDIA DOMINI QUIA NON SUMUS CONSUMPTI”. E questo vale per TUTTI!
Parola del Signore
Don Silvio Mesiti