Il Cammino dello Spirito, Natale del Signore Anno C a cura di Don Silvio Mesiti
NATALE: FORZA DI CREDERE E DI SPERARE
” Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce”
In un contesto di consumismo e di confusione ideologica, ritorna, radicato in una sana tradizione, quasi con una forma di “prepotenza”, la festa del “Santo Natale” che nella sua originalità ed oggettività diventa non solo attuale, ma anche urgente, come luce divina, per l’uomo che cerca la convivenza e la pace in un mondo agitato e sconvolto dalle guerre e da una violenza infinita.
A chi vive confuso o scoraggiato, Dio parla ancora oggi, per mezzo del Figlio suo, con una lezione di umiltà, di carità e di servizio, doti ed impegno necessari, perché ognuno abbia la possibilità di rinascere interiormente, rivedendo le proprie analisi, le proprie scelte e le comuni strategie, lontani da un Dio Bambino, che sa e che ci propone solo di Amare.
Ma come avvenne nel passato, anche oggi con l’invito alla speranza del giubileo, non avrà senso e sarà ancora vana quanto inutile la celebrazione del Natale di Gesù Cristo, se l’umanità, dopo aver riconosciuto i reali fallimenti, non sentirà, di conseguenza, l’esigenza di mettersi in ascolto e con una seria disposizione, per prepararsi ad accoglierlo con un serio cammino che la Chiesa ci ha proposto, durante l’avvento, attraverso una revisione interiore e critica della mente e del cuore, per aprire spazi nuovi al Bambino Gesù, riconoscendolo vero “Messia” della pace e della speranza.
La situazione attuale, senza il Natale, rivela in maniera quanto mai evidente, che il percorso dell’uomo possa essere stato vissuto senza o lontani da Dio, e che oggi si rischia di vivere prescindendo da Lui, avendo costruito e continuando a costruire un rapporto tra gli uomini caratterizzato dall’indifferenza, dalla paura e da forme di lotta, in cui non ci si riconosce come fratelli ma si cammina nella tristezza e dell’odio.
Eppure la fede ci dice che “Dio è con noi”, che è presente e che per noi ha realizzato la salvezza e la pace.
Si tratta di credere in questa verità, scoprendone attentamente i segni ed impegnandosi a renderli attuali nei rapporti e nei giudizi, consapevoli che l’aspirazione che ogni uomo ha di vivere nella pace, non può restare solo un desiderio, ma che deve diventare impegno di operare concretamente in ogni circostanza, per costruirla insieme con gli altri, attraverso un servizio costante verso la verità e la giustizia, senza le quali la convivenza reale rimane mera utopia.
Le nostre analisi, il nostro giudizio sul mondo e sugli uomini che ci stanno accanto non saranno, in questa cornice, giudizi formali, disinteressati e senza speranza, ma avranno lo scopo di alimentare quelle piccole fiammelle di bene, di positività e di impegno che sono presenti in ogni uomo e nel nostro contesto sociale, politico ed “umano”.
Prestare attenzione dunque al Messia, al messaggio umile e silenzioso che nasce dalla capanna di Betlem, dove ancora nel terzo millennio, continua a nascere un bambino, Figlio di Dio, avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, accogliere ed innamorarsi del suo messaggio dopo averlo conservato nella tradizione e vissuto intensamente nella liturgia, ci porta ad incarnarlo e gridarlo con la nostra vita a chi vive ancora nelle tenebre dell’errore, dell’indifferenza e del dubbio.
Il prologo di Giovanni:
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”,
segna la traccia di un cammino, da meditare e da percorrere, che Dio ha realizzato e continua a tracciare all’umanità, attraverso i profeti, anche moderni, fino a decidere di farsi carne, per vivere concretamente con ogni uomo, diventando “LUCE” col suo esempio, di umiltà.
Una luce riflessa che ogni cristiano e la stessa chiesa, come afferma il Concilio Vaticano secondo, ha il compito di comunicare all’uomo in cammino, in questo mondo spesso arido e cieco.
Palmi, lì 24 dicembre 2024
Don Silvio