Il Cammino dello Spirito, 3 Domenica di Quaresima Anno C a cura di Don Silvio Mesiti

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TERZA DOMENICA DI

QUARESIMA

Lc. 13, 1-9

“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

 

     In piena quaresima, ormai vicini alla Pasqua, il vangelo ci invita ad una vera quanto autentica conversione,  intesa non come condotta morale, sia pure necessaria, quanto piuttosto come “metanoia” trasformazione interiore,  del nostro modo di intendere e di rapportarci con Dio; Egli, contrariamente a quanto insegnavano gli scribi ed i farisei, viene presentato da Gesù alle folle radunate a Gerusalemme per ascoltarlo, come padre misericordioso,  il quale “non vuole la morte del peccatore,  ma che si converta e viva“.

  

  Egli Non ci libera dai mali che ci sovrastano, anche se causati dai nostri peccati, ma ci dà la forza per saperli affrontare.

 

    Nei confronti di Pilato, quindi, uomo sanguinario e servo dell’impero romano, il quale aveva trucidato centinaia di Galilei, o di fronte alla sciagura del crollo della torre di Siloe, l’invito di Gesù, è di una necessaria conversione, per avere da Dio la capacità e la forza, di saperne dare un senso ed un significato, ispirati alla fede nella provvidenza e nell’amore di Dio, che diventano luce, conforto e speranza.

 

    Di questo abbiamo bisogno, oggi, di fronte alle centinaia di migliaia di persone che vengono trucidate nelle guerre, ormai vicine ai confini delle nostre nazioni, o alle faide violente che insanguinano le strade nelle quali vivono le nostre famiglie.

  

   Tenendo conto di queste realtà, siamo invitati attraverso una seria conversione, ad un rapporto nuovo col prossimo, evitando giudizi o sentenze che umanamente siamo abituati ad emettere.

  

   Ma anche di fronte ai pericoli che ci sovrastano, a causa di tragedie naturali, quali terremoti o alluvioni, una vera conversione ci deve portare a credere che Dio è sempre con noi invitandoci, come sui figli e fratelli con il nostro prossimo ad un servizio di carità, convinti che tutto “CI INTERESSA“, anche per salvare noi stessi.

  

     In questo contesto, mentre Gesù sta parlando alle folle, si evidenzia sempre più, il contrasto tra la sua dottrina e soprattutto, tra la pratica religiosa degli scribi e dei farisei, che lo condurranno alla sua condanna e morte.

   

    Questi, scribi e farisei, in mala fede, e per interessi prettamente politici, nei confronti di Pilato e dell’impero romano, “si presentano a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici“.

    

    Anche di fronte all’altro episodio Gesù ammonisce: “pensate che quelle diciotto persone sulle quali crollò la torre di Siloe fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?

 

    …no, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

   

        Il vangelo si conclude con una parabola ricca di fiducia e di speranza, ASCOLTIAMOLA: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

  

     I Tempi di Dio di cui il concilio Vaticano ci invita a “scrutarne i segni” sono certamente diversi dai tempi degli uomini.

  

     È Dio il padrone della vigna, che è segno della umanità e della nostra chiesa.

     Ognuno di noi, come l’uva o come il fico, è chiamato a portare i frutti per i quali è stato creato, che sono opere di carità.

   

     Ma di fronte alla sterilità, il vignaiolo, che è Gesù Cristo, pagando di persona con la sua passione e morte, ci redime, ci salva e ci dà la forza di produrre i frutti che Dio si aspetta, grazie alla capacità che ci dà di interpretare i segni dei tempi con la forza che ci viene dalla sua resurrezione Pasquale.

 

Parola del Signore

                                                             Don Silvio Mesiti

 

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