SECONDA DOMENICA DELL’ANNO
Gv.2,1-11
Dopo aver bevuto il vino buono, la cosapevolezza di essere amati, i suoi discepoli credettero in Lui.
L’uomo realizza se stesso ed è felice, quando è innamorato, ed ama veramente, sperimentando la gioia (il vino buono della festa di nozze di Cana) di essere, a sua volta, gratuitamente e con fedeltà, amato.
Da questo stato di vita, e da questa esperienza del vero amore, nasce l’impegno e la gioia di essere eternamente fedeli alle persone, ma anche alle scelte di vita che per un amore cosciente e consapevole sono state scelte ed operate.
Leggendo il racconto del vangelo di questa domenica, è importante per accoglierne il messaggio, al di la della cronaca, tenere presente il contenuto teologico ed il contesto sociale, morale ed ecclesiale, in cui l’evangelista scrive, rendendolo attuale a quanto viviamo oggi, nella nostra vita quotidiana.
Dice il vangelo che “In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea, che c’era la madre di Gesù, e che fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli”.
Il rapporto tra Gesù e le persone presenti nel banchetto, è un rapporto di vera amicizia, di affetto e di fedeltà, simile, a quello dell’amore coniugale, che per sua natura, è infinito ed eterno, fino ad essere disposti a darsi reciprocamente la propria vita.
Si tratta dell’amore con cui Cristo ha amato ed ama tutti gli uomini, fino a alla sua morte di croce.
La festa di nozze a Cana di Galilea, vuole essere, quindi, segno della celebrazione, della certezza e dell’impegno di vivere per tutta la vita, sorretti dalla gioia del vero amore, rappresentato dal “vino buono”, senza del quale si rischia di vivere nella solitudine, nella disperazione e con un’esistenza fredda e senza senso.
È quanto può accadere o a cade spesso, nel corso della nostra esistenza, quando è priva di valori autentici, e di quella pace che, come sperimentiamo ogni giorno, “il mondo non può e non sa dare”.
È molto importante e significativa, tra i commensali, la presenza di sua madre MARIA, la quale, “venuto a mancare il vino, gli disse: «Non hanno vino», e che nonostante la risposta di Gesù, secondo cui la sua opera di salvezza sarebbe giunta dopo la sua morte e resurrezione,…. disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
“Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione… Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo.
Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto, chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono….. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Dopo la nascita a BETLEMME, LA MANIFESTAZIONE AI MAGI, ED IL BATTESIMO NEL GIORDANO, con la sua presenza alle nozze di Cana, Cristo manifesta la sua protezione ed il suo amore infinito, rimanendo sempre con noi.
L’intercessione di Maria Santissima, che il vangelo definisce semplicemente vera DONNA, è l’immagine di tutta l’umanità, che riconosce ed accoglie la presenza ed il ruolo del vero messia, attraverso cui Dio ci ama e ci salva.
L’invito che il vangelo oggi ci rivolge, è di una vera conversione, accogliendo e vivendo con la fede, lontana da interessi umani, e da una religiosità ritualistica e formale, ispirata solo da un’umanità chiusa nella propria immanenza, lontana, vuota, e priva della presenza del nostro DIO che è SOLO AMORE.
BUONA Domenica!
Don Silvio Mesiti
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