Due Novembre di Don Silvio Mesiti

“Ci rattrista la certezza di dover morire, ma ci consola la promessa dell’immortalità futura”.
Per capire e sperimentare questa verità incomprensibile con le sole nostre capacità razionali, abbiamo bisogno di andare oltre l’orizzonte della nostra vita terrena, accogliendo l’esortazione affettuosa che S. Paolo rivolge ai Tessalonicesi:
“…fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli che sono morti, perché non continuate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza …”.
Di fronte alla morte, quindi, non solo di noi stessi, ma soprattutto delle persone care che lascia un baratro di solitudine, quando viene nella nostra casa, perché privati fisicamente dell’amore concreto delle persone che ci amano davvero, sentiamo quanto grande sia la globale ed enorme esistenza umana.
La morte ci dice che nonostante i nostri sforzi per il benessere, per la fama o il potere, con la morte terrena gli occhi non possiederanno più, le mani non stringeranno, ed il cuore uscirà dal nostro corpo, rimasto cadavere, per ritornare accanto al cuore DI DIO, che è Padre, ci ha creato e che, dopo aver distrutto la morte con la morte di cristo, Finalmente ci fa definitivamente sperimentare il vero amore, quello che ci hanno regalato gratuitamente i nostri papà e le nostre mamme.
La fede produce però la speranza, e questa è un dono che ci viene dato da Dio, attraverso quello che i nostri genitori ci hanno dato col battesimo.
Noi oggi pregheremo per loro e per le persone care, le quali ci hanno lasciato, offrendo la santa messa in suffragio.
Loro pregheranno per noi e con noi, facendo memoria intensa del loro amore, anche se lontani, nell’attesa che “si compia la beata speranza e venga il nostro Signore Gesù Cristo”.
MEDITIAMO!
“Le anime dei giusti invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità.
Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Quanti confidano in lui comprenderanno la verità;
coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore”