SAN FERDINANDO NO RIGASSIFICATORE LA DEMOCRAZIA SOSPESA IN CALABRIA
Il Comitato portuale, organo pubblico, ieri ha dato uno spettacolo penoso: salvo i sindaci titolati al voto e alcuni sindacalisti, che hanno scelto di recarsi alla sede dell’Autorità portuale attraversando quel cancello che alle cittadine e i cittadini è rimasto precluso di varcare, sorvegliato a mano armata da decine di agenti in tenuta antisommossa, gli altri membri hanno preferito andare a votare sul nostro futuro passando dalla Dogana, cinque chilometri a monte, sgattaiolando poi come topi attraverso grate di ferro rimosse ad hoc nella notte, mentre ad una manifestazione pacifica e regolarmente autorizzata – lo ripetiamo ancora una volta – veniva impedito, senza alcun preavviso e senza che ne sussistessero i motivi, il diritto all’espressione del dissenso. Un gesto di tale vigliaccheria, di tale ignorante arroganza è davvero senza pari, ha un che di disgustoso: uno dei momenti più bassi e ignobili della vita democratica e civile nella storia della nostra regione. Oggi, come raramente è avvenuto in un mese e più di mobilitazioni, la protesta contro il rigassificatore conquista finalmente le pagine regionali dei quotidiani calabresi e addirittura le prime. Quasi tutte in coro, le testate calabresi, dopo averci negato il diritto d’informazione e non aver ottemperato al dovere di cronaca, ne fanno oggi abuso titolando grande la vittoria dei nostri nemici. Sappiamo che sono bene informati e quindi, da sempre, in malafede. Non ci rivolgiamo quindi a loro – fatto salvo qualche sincero giornalista che si deve prendere lo spazio che le redazioni gli concedono e star zitto – ma alle cittadini e ai cittadini che non sanno: IERI NOI ABBIAMO PERSO. IERI LA LNG MED GAS HA VINTO CON TUTTE LE LOBBIES INCROCIATE, LOCALI E NAZIONALI, POLITICHE, SINDACALI, IMPRENDITORIALI E MASSOMAFIOSE, NONCHE’ ISTITUZIONALI. MA IL RIGASSIFICATORE, COMUNQUE, NON SI FARA’.
Cambiano le carte in tavola, certo, perché con la concessione quarantennale di 261.036 mq di proprietà demaniale, di decine di ettari del nostro territorio, abbiamo garantito alla holding che ci viene a colonizzare una ricca rendita, sotto forma di penali da incassare in caso di blocco dell’opera. Soldi nostri che forse abbiamo perso per sempre… forse. Perché troppe sono le irregolarità e gli scandalosi abusi nel complessivo iter autorizzativo dell’opera perché possano pensare, lor signori, d’avere in tribunale gioco altrettanto facile di quello che hanno avuto nel mettere al proprio servizio i poteri istituzionali esecutivi e amministrativi. In tribunale non la spunteranno. Sul territorio, invece, li costringeremo a confrontarsi con tutte e tutti, con la popolazione. A oltranza, e senza tregua.
“Siamo qui per tutelare l’ordine pubblico e garantire anche a voi il diritto di manifestare”. Questa bugia i funzionari di polizia l’hanno ripetuta nei diversi incontri e interlocuzioni avute con gli organizzatori della manifestazione di ieri. Mentre da fonti “anonime” si seminavano a mezzo stampa terrorizzanti indiscrezioni sugli assetti dell’antisommossa pronti a sbaragliarci il giorno della manifestazione, si preparava, in quelle stanze che qui rappresentano il governo nazionale, il più scandaloso attacco al diritto costituzionale d’espressione che in Calabria si sia visto dai tempi della rivolta a Reggio. A una manifestazione regolarmente autorizzata veniva negato il sito previsto, ribadiamo, senza alcuna previa comunicazione, con pieno abuso di potere e in violazione di tutte le norme procedurali in materia di ordine pubblico nonché in spregio lampante del dettato costituzionale in materia dei diritti di manifestazione e di espressione dei cittadini, i quali sono – ma non qui evidentemente – titolari del pieno diritto di riunirsi pacificamente, liberamente e senz’armi, quali ieri eravamo.
Se duecentocinquanta manifestanti vi sembrano pochi, in un giorno lavorativo, a queste condizioni di censura, terrorismo e repressione, se la forza e la determinazione espressa dalla piazza di ieri nel prendersi lo spazio di espressione negatole facendo blocchi stradali e cortei spontanei, se decidete di far credere che ieri era l’ultimo atto della lotta contro il rigassificatore vi sbagliate e vi smentiremo ancora.
Non ci interessa più nemmeno il profilo scelto da quelle forze politiche che hanno cavalcato la protesta, come il Movimento Cinque Stelle che arbitrariamente, nelle scorse settimane, si é intestato la paternità della stessa, e poi indebitamente se n’è assunta la rappresentanza in iniziative inutili e dannose, come l’incontro al MI.S.E. del 19 c. m., realizzate sopra la testa e contro le indicazioni del movimento (non a caso assente in quella sede), secondo un grossolano profilo di strumentalizzazione che si è confermato ieri con la diserzione della piazza da parte di tutti i loro parlamentari. Con questi la rottura sarà inevitabile, se non dimostreranno di essere disponibili al dialogo vero; in caso contrario noi, a casa nostra, non lasceremo più loro alcuno spazio.
Alla popolazione della Piana diciamo: svolgeremo, tutti assieme, una grande assemblea, che convocheremo a breve; e decideremo i prossimi passi da compiere. Ai sindaci, che ieri hanno parimenti disertato, salvo che per una sparuta minoranza di presenti e che pure ha tenuto un profilo del tutto inadeguato, lasciamo un’altra possibilità: sindaci e amministratori, vi invitiamo a convocare incontri nei quali coordineremo assieme le prossime mosse del fronte dei contrari. Potete collaborare e mettervi a disposizione o declinare l’invito. In base al segnale che manderete, ci regoleremo, perché da oggi non sono ammesse più, da nessuno, ambiguità di sorta.