Risate e amare riflessioni con Regalo di Natale in prima regionale all’auditorium di Polistena
La trasposizione teatrale del film di Pupi Avati, firmata da Marcello Cotugno, nella rassegna di Amici della Musica Manfroce
La vita e l’amicizia, il valore dell’esistenza e il prezzo del suo smarrimento, l’ingenuità e l’inganno, la fiducia e l’amore, la vertigine del rischio e l’implacabilità della sconfitta, il gioco e la ricerca estenuante di almeno una vittoria sul tavolo verde. Tutto questo scorre, in una notte di Natale, prima, durante e dopo una partita di poker, scandita da una sequela di dialoghi incalzanti e di silenzi, da leggerezze atte a dissimulare profondi sensi di disperazione e perdita, da humour finalizzato ad anestetizzare il vuoto immenso che lascia il lavorio della vita e del tempo che tutto segna, anche l’amicizia.
Attorno ad un tavolo da poker, meticolosamente allestito, la vita di quattro amici quarantenni si svela in tutto il suo disfacimento, metafora di un’umanità per la quale nulla ha più valore e tutto ha solo un prezzo, quello di essere diventati cinici, di non avere più nulla da perdere, nulla per cui aver paura di rischiare, per qualcuno addirittura quello di non avere nulla per cui vivere se non la propria meschinità.
Grande successo all’auditorium comunale di Polistena per la prima regionale della trasposizione, con adattamento di Sergio Pierattini e regia di Marcello Cotugno, del film di Pupi Avati del 1986 “Regalo di Natale”. Un appuntamento assolutamente di spessore al centro della rassegna promossa dall’associazione Amici della Musica Nicola Antonio Manfroce di Palmi, presieduta da Antonio Gargano, e cofinanziata nell’ambito dall’avviso pubblico Eventi culturali 2018 della Regione Calabria.
Un cast di eccezione composto da Gigio Alberti (avvocato Santelia), Gennaro Di Biase (Stefano), Giovanni Esposito (Lele), Fulvio Pepe (Franco) e Valerio Santoro (Ugo), attorno al tavolo verde più famoso del grande cinema italiano che Pupi Avati ha consacrato negli anni Ottanta. Una produzione vincente de La Pirandelliana che, con le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Alessandro Lai e le luci di Pasquale Mari, è già giunta alla terza stagione e che, molto probabilmente, sarà al centro di una quarta programmazione.
Sono Stefano, in un ineccepibile completo in velluto, e Lele, con la sua comicità coinvolgente, ad introdurre il pubblico in questa notte di Natale, dopo la quale nulla sarà più come prima. “Profondamente legati tra loro, il mio personaggio Stefano e quello di Lele sono coloro che, credendo ancora molto nell’amicizia, attendono con fermento l’arrivo degli altri. In particolare Stefano che io interpreto è il più umano, colui che ha organizzato la serata, occasione per ritrovarsi, e colui che consola tutti, pur trovandosi pure lui in un frangente di vita critico”, ha evidenziato Gennaro Di Biase.
“Il mio personaggio, Lele, crede molto nell’amicizia ed è una persona un pò irrisolta che prende in prestito le vite degli altri. Esso è cresciuto molto nel corso delle numerose repliche, unitamente alla sua componente divertente. Sono tornato volentieri in Calabria dove già ero stato per lavoro ed in vacanza. Nella zona di Rosarno prestò girerò un film di cui sarò regista. Si parlerà di integrazione ma anche di disintegrazione”, ha raccontato Giovanni Esposito.
Incastonati, in un grigio mosaico di vite in pezzi, tasselli variopinti rilasciano una leggerezza che raggiunge e diverte profondamente il pubblico. Tanta amarezza attraversa le vicende umane ma una intensa comicità ha il privilegio di raccontarle. E’ la storia di un’amicizia che tenta di resistere agli assalti della vita e delle sue difficoltà e alle miserie delle persone.
“Il testo racconta di una amicizia decadente, anch’essa sottoposta agli urti del tempo e della vita. Questa è stato per me il primo spettacolo e, quindi, anche la prima interpretazione. Difficile dunque commentare il rapporto con il mio personaggio Franco, certamente ferito ed anche immaturo. Mi sembra superi la sua adolescenza soltanto alla fine di questo racconto e di questa storia”, ha sottolineato Fulvio Pepe.
Scherzi e battute cedono il posto a litigi e tensioni e viceversa, in un’alternanza di stati d’animo. I personaggi fluttuano, a tratti leggeri e a tratti pesanti, tra i problemi della vita: ci sono le difficoltà economiche prima sottaciute di Stefano e quelle dichiarate di Lele; c’è la rete di bugie raccontate alla moglie da Franco, ancora profondamente turbato da un passato, che prepotentemente ritorna, segnato dal tradimento del suo grande amore giovanile con l’amico Ugo. Personaggio che si rivela oscuro e ambiguo, Ugo arriva sulla scena e al tavolo da gioco con una persona estranea alla cerchia di amici di vecchia data. Si tratta dell’avvocato Santelia, interpretato da uno strepitoso Gigio Alberti, presentato come il classico pollo da spennare ad un tavolo al quale, la notte di Natale, siedono degli amici forse più impegnati a racimolare denaro per pagare debiti, alimenti o recuperare situazioni disperate, che per condividere un momento di festa. Ma chi è realmente questo avvocato anziano, un pò perverso, che non si toglie l’impermeabile fino alla fine, dalle sembianze innocue e inoffensive, lì per imparare dagli esperti del poker? La scoperta della sua identità è graduale e diventa totale solo quando ormai è troppo tardi. Una rivelazione che inquieta i protagonisti anche perché contemporaneamente ad essere smascherato è anche Ugo. E, in realtà, non solo lui. Alla fine il regalo di Natale non è quello che tutti si aspettano. L’epilogo è inatteso e sfiora il dramma.
“Il personaggio dell’avvocato Santelia non ha più nulla dentro e come tale non ha interesse altro che tirare anche gli altri giù nel suo inferno, nel suo abisso di vacuità. La cattiveria a volte nasce proprio da un’aridità profonda che diventa terra fertile solo per l’odio”, ha commentato Gigio Alberti.
“Questa è una delle prime occasioni in cui interpreto il ruolo di un personaggio cattivo. Mi sento molto stimolato. E’ una sfida che mi incuriosisce molto e proprio l’esperienza maturata rivestendo ruoli di personaggi più buoni, mi consente di nascondere fino alla fine la vera indole di Ugo”, ha commentati Valerio Santoro.
Un allestimento essenziale ma di grande efficacia scenica per questa trasposizione dal cinema, che ormai viaggia su binari propri e speditamente. Gli attori valorizzano lo spazio in cui si muovono. I frame delle immagini diventano sulla scena dei quadri che i personaggi animano con posizioni e movenze sapienti, offrendo al pubblico punti di vista sempre diversificati e dinamici.
Palmi, 12 febbraio 2020