RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
nelle sue prime dichiarazioni successive alla assunzione di una decisione assolutamente grave quale quella di sciogliere un consiglio comunale a prescindere se si tratti di Reggio Calabria o di altra città o paese.Io credo fermamente e profondamente nei valori della giustizia e nella legalità, per ferma convinzione personale e per retaggio di una famiglia che ha offerto nei decenni allo Stato figure integerrime di Militari pluridecorati , di ufficiali superiori di altissimo grado, capaci di una coerenza e di una fedeltà assoluta ai valori dello Stato, e di funzionari anch’essi di prestigio.Proprio in forza di questa convinzione mi chiedo come sia possibile che i redattori delle note – anch’essi – si ritiene- funzionari di prestigio al servizio dello Stato , della giustizia e – pertanto della verità – per quel che riguarda il sottoscritto – abbiano potuto esprimersi nei termini che tutto il mondo tramite il Web , i media e i giornali hanno letto: In sintesi fulminante: il sottoscritto veniva controllato ( quando e da chi ?) in un aeroporto insieme a un imprenditore oggi ritenuto mafioso o colluso con la Mafia e pertanto tratto in vincoli ma che in quell’epoca ERA IN POSSESSO DI CERTIFICATO ANTIMAFIA!!!! Il soggetto in questione, Matteo Alampi, aggiudicatario di una gara d’appalto a Messina aveva conferito al sottoscritto – unitamente ad altri tecnici un incarico professionale per la realizzazione di una discarica in provincia di Messina: Ciò a seguito di un appalto di cui era aggiudicatario ( implicito e superfluo dire che poter ottenere l’aggiudicazione l’Alampi aveva dovuto produrre il proprio certificato antimafia) In forza di ciò e solo per questa ragione , il libero professionista ing. Lauro Mamone- unitamente all’imprenditore con il quale in quel momento intercorreva un rapporto professionale – si è recato in aeroporto per raggiungere Padova dove ci sarebbe stato un incontro con il Prof. Raffello Cossu un docente Universitario di chiara fama dell’ateneo di Padova posto a capo del progetto e coordinatore del pool di tecnici incaricati di creare un impianto per il trattamento dei rifiuti in provincia di Messina secondo i più moderni criteri tecnico scientifici volti alla difesa dell’ambiente. In quella occasione il sottoscritto era in compagnia di una persona che – dati alla mano – non era considerabile mafioso o colluso con la Mafia. E – a prescindere – non spetta a un privato cittadino l’onere di svolgere indagini per conoscere se il committente di una attività tecnica sia in quel momento colluso o vicino ad ambiti mafiosi per fugare il pericolo che successivamente lo stesso possa essere considerato colluso con le n’drine. In quel momento il possesso del certificato Antimafia costituiva il requisito unico e sufficiente per ritenere che quell’imprenditore non fosse mafioso. Altrimenti dovremmo mettere in dubbio la valenza stessa del certificato antimafia come documento ex se degno di pubblica fede: quella pubblica fede che dovrebbe derivare dalla stessa autorevolissima fonte che lo rilascia. Se a questo , per quel che possono valere oggi, nella valutazione del momento si dovessero considerare le entrature presso le istituzioni e nei confronti delle persone che ad ogni livello a Reggio in quell’epoca le rappresentavano si può concludere che altri soggetti certamente e per ragioni professionali molto più addentro del sottoscritto nella analisi dei fatti e delle vicende di mafia, nessun sospetto nutrissero nei confronti dell’Alampi .Il secondo episodio in cui il nome del sottoscritto viene infangato dai redattori della informativa è quando riferiscono di una presenza del sottoscritto a Ricadi (VV) in compagnia del “ pregiudicato” Avv. Giuseppe Luppino. A prescindere che alla data odierna il professionista gioiese sta dimostrando a tutti attraverso l’esibizione dei certificati del casellario di non essere pregiudicato, (il che avvalora la ns ipotesi di errato copia-incolla da parte dei redattori della relazione) e di non aver carichi pendenti, lo stesso all’epoca dell’incontro rivestiva cariche pubbliche conferitegli dal potere politico. Una per tutte: la presidenza della consorziata PIANA AMBIENTE . Orbene – ancora una volta : cosa può fare l’inerme libero professionista? Indagare , criticare e sindacare l’operato del potere politico dal quale derivano le nomine dell’oggi ritenuto colluso con le ndrine ma che all’epoca dell’incontro era un referente istituzionale non delle ndrine ma dello Stato: manager nominato dal potere politico e sulla cui nomina nessun altro potere, investigativo o magistratuale, nulla aveva obiettato? A voler sottilizzare i redattori dell’informativa sembrano essere ben consapevoli dell’ambiguità delle loro affermazioni : infatti il pregiudicato ( ovvero colui che ha già riportato condanne) più avanti sembrerebbe essere solo colpito da “precedenti di polizia”: sibillina espressione – questa del gergo della PG – per indicare che un dato soggetto è stato attenzionato e anche denunciato e che nel suo fascicolo personale gestito presso gli Uffici preposti, vi è traccia di queste denuncie. E poco importa se tali denuncie non abbiano avuto alcun seguito: se cioè siano state archiviate per manifesta infondatezza, o per non essere l’accusa altrimenti sostenibile in giudizio. In ogni caso gli eventuali precedenti di Polizia del’avv.l Luppino non hanno fatto derivare allo stesso alcuna sentenza di condanna: ergo che lo stesso non è un pregiudicato! Ma a prescindere da ciò – in quanto è interesse dell’’Avv. Luppino evidenziare la propria posizione nella giusta luce e realtà – il sottoscritto all’epoca dei fatti interloquiva con una persona che aveva una veste ufficiale. E tanto avrebbe dovuto essere sufficiente a suggerire ai redattori dell’informativa che ha portato allo scioglimento del consiglio altro tatto e più spiccata sensibilità verso il rispetto della dignità delle persone che – ingiustamente esse – ad colorandam denigrationem – inseriscono forzosamente in quadro di collateralità con quell’habitat mafioso reggino che – secondo l’analisi dello scritto doveva essere da tempo ben noto anche a coloro che hanno argomentato sulla situazione reggina .I redattori dell’informativa si scagliano e criminalizzano onesti cittadini che – come il sottoscritto – mai hanno avuto collusioni di alcun tipo.Per la mia integrità sono stato chiamato a dirigere l’ufficio tecnico del comune di Gioia Tauro ( dal 1998 al 2000) da un sindaco – Aldo Alessio – che – almeno lui vivaddio ! – non è mai stato considerato mafioso ma che con le sue coraggiose dichiarazioni anche in importanti processi di mafia ha dimostrato di lottarla a testa alta. Successivamente lo scrivente fu chiamato ( fra il 2001 e il 2002) al comune di Rizziconi. Scelta quest’ultima che non fu fatta da un sindaco o dal potere politico ma da UNA COMMISSIONE PRFETTIZIA ANTIMAFIA!!!