Peda’, Aponte assuma i 46 dipendenti ancora in agenzia

Visita di Aponte al porto di Gioia Tauro, il consigliere regionale Giuseppe Pedà chiede al governatore Oliverio di compiere una “moral suasion” in occasione del suo incontro con l’imprenditore napoletano affinché siano riassorbiti i 46 ex dipendenti Mct licenziati nel 2017 e ancora in Agenzia interinale: “il cambio di gestione sta già portando i suoi frutti e questo e sotto gli occhi di tutti, ma reimpiegare tutta la manodopera disponibile significherebbe chiudere definitivamente una ferita che ancora si fa sentire”.

“Una persuasione morale autorevole” per sollecitare l’avvio di procedure finalizzate a un rapido riassorbimento a favore di quanti, da troppo tempo ormai, si trovano nel limbo dei sussidi e che, invece, chiedono esclusivamente di poter riprendere a lavorare per assicurare alle proprie famiglie un’esistenza libera e dignitosa. E’ quanto chiesto ufficialmente, tramite una lettera, dal consigliere regionale Giuseppe Pedà al presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio in occasione dell’incontro istituzionale programmato per giorno 5 dicembre con l’imprenditore Gianluigi Aponte, in visita al porto di Gioia Tauro. La questione posta dall’esponente politico al governatore riguarda i 46 ex dipendenti di MedcenterContainer Terminal, la società che gestisce lo scalo di transhipment di Gioia Tauro, messi alla porta, insieme ad oltre 300 colleghi, con il licenziamento collettivo del luglio 2017; collocati nell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e la riqualificazione professionale e lì rimasti, a distanza di ben 28 mesi dalla sua istituzione, a differenza di coloro che invece hanno promosso e vinto le vertenze legali per il reintegro. “Si tratta di poche unità – spiega Pedà – che, a suo tempo, hanno deciso di conciliare con Medcenter o, a causa di ricorsi giudiziari tardivi, non hanno avviato nei termini previsti il contenzioso davanti al giudice del lavoro con Mct e che, ancora oggi, vivono da “esodati” con un minimo sussidio di 900-1000 euro al mese, senza alcuna prospettiva per il futuro, considerato che la loro richiesta di riassorbimento è stata valutata negativamente. Oltretutto, – aggiunge il consigliere regionale – la cosiddetta Port Agency ha una durata di 36 mesi ed è quindi in scadenza il prossimo luglio 2020, circostanza che desta una comprensibile preoccupazione fra gli iscritti, aggrappati alla sola possibilità che il ministero dei Trasporti autorizzi una privatizzazione dell’Istituto, nella forma del classico soggetto art. 17 della legge 84/94 come già avvenuto nei porti di Genova e Trieste. Come noto, – continua Pedà nella missiva – il prossimo 5 dicembre, Gianluigi Aponte, patron della Mediterranean Shipping Company (Msc), il gruppo italo-svizzero che nei mesi scorsi ha acquisito, attraverso la controllata Til, la MedCenter Container Terminal di Gioia Tauro, visiterà per la prima volta il terminal calabrese ed incontrerà le maestranze portuali. Lo stesso imprenditoreha sostenuto più volte di volere la pace sociale a Gioia Tauro, precondizione indispensabile per proseguire spediti verso un rilancio che possa riconsegnare all’infrastruttura il primato di maggiore porto container del Mediterraneo; intendimento peraltro suffragato – e a tal proposito esprimo il mio vivo apprezzamento – dall’avvio di importanti investimenti nell’equipment con l’acquisto di sei nuove gru di banchina tra le più grandi al mondo, tre delle quali giunte nei giorni scorsi e in via di posizionamento; di 40 nuovi straddle carrier, carrelli per la movimentazione dei container, e con il rifacimento dei piazzali del terminal. Perciò – conclude Pedà rivolgendosi a Oliverio – visto che avrà modo di incontrare il patron di Msc, le chiedo di voler compiere una vera e propria “moral suasion” rispetto alla tematica segnalata, in modo che si possano rivedere bonariamente determinate scelte. Il cambio di gestione sta già portando i suoi frutti e questo e sotto gli occhi di tutti, ma reimpiegare tutta la manodopera disponibile significherebbe chiudere definitivamente una ferita che ancora si fa sentire. Sono certo di ricevere un tangibile riscontro stante l’importanza della problematica in oggetto”.