Migranti, il premio a Pugliese è lo specchio di una debolezza ipocrita
ha iniziato a creare quella rete fatta di accoglienza, dialogo interculturale e progetti economici capaci di trasformare la presenza dei migranti da problema in risorsa. «Per aver dato voce – si legge infatti nella nota vergata dalla giuria -, prima attraverso il gruppo Africalabria e poi attraverso la rete SOS Rosarno, ai migranti africani braccianti agricoli di Rosarno e degli altri paesi della piana di Gioia Tauro, fornendo un contributo insostituibile a mantenere alta l’attenzione nazionale sulle loro condizioni di vita e di lavoro e promuovendo la nascita di una rete di sostegno ad un’economia giusta e trasparente a partire dalla produzione agricola e successiva filiera. Nella fibra di questo innovativo percorso imprenditoriale – autentico granello di sabbia nel sistema, per la costruzione di un modello economico alternativo – si innesta quel protagonismo degli ultimi capace di aprire un orizzonte di speranza a tutta la nostra società”. Parole chiare, rispetto ad un insieme di iniziative che, però, nella Piana di Gioia Tauro stenta ad ottenere dalle istituzioni locali e sovracomunali quel giusto riconoscimento e sostegno nei fatti e nella progettualità degli enti. Prova né è la condizione disumana in cui sopravvivono ancora gli ospiti della tendopoli di San Ferdinando e dei casolari di campagna disseminati nella Piana, vera vergogna per i Comuni e per le amministrazioni territoriali, che nessuna “passerella” di ministri di destra e di sinistra giunti a Rosario e dintorni ha mai risolto o alleviato. Suona quindi principalmente come un monito alle istituzioni calabresi, il Premio istituito in collaborazione con l’I.C.S. (Consorzio Italiano di Solidarietà) Ufficio Rifugiati, con A.S.G.I. (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione). Si può, per un’attività dall’originalissimo significato sociale, essere additati a Trieste come esempio – in una Terra che ha fatto del dialogo tra i popoli il tratto della sua identità – e qui, in Calabria e nella Piana delle emergenze, essere visti come forza marginale, quasi una riserva indiana di internazionalismo romantico ma minoritario? Perché questa, e non altra, è la considerazione che di Sos Rosarno e di Africalabria ancora si ha presso larghi strati, trasversali, della politica locale, ripiegati su stessi al punto che nessuno dei progetti varati dalle istituzioni, dal 2010 adoggi, è stato portato a compimento. Né è possibile affermare che il modello imperniato sul disinteresse, e sullo sporadico grido d’allarme lanciato a favore delle telecamere – che a Roma ha destinatari sordi – stia portando qualche beneficio al territorio, rispetto ad un fenomeno migratorio che, di certo, non si arresta perché l’agrumicoltura è in crisi. Nondimeno, l’amministrazione comunale rosarnese ha diramato una nota stampa in cui esprime “grande soddisfazione per il Premio Internazionale “MARISA GIORGETTI” riconosciuto ad un autentico pioniere dell’integrazione, il nostro concittadino Giuseppe Pugliese. Il Premio ci riempie di orgoglio perché riconosce il grande lavoro che sul campo ha svolto Giuseppe Pugliese che si è contraddistinto per il suo operato sempre vicino alla comunità dei migranti africani”. Parole di giubilo che, in attesa che facciano suonare la sveglia, sembrano nient’altro che un atto dovuto, politicamente corretto. Le politiche dell’accoglienza a Rosarno come a San Ferdinando, di certo, sono ancora timidissimi tentativi abortiti, e la trasformazione del bracciante africano o dell’Est da ospite tollerato in forza produttiva da integrare è ancora un miraggio. Intanto, a Trieste, premiano il modello messo sù dai volontari di Giuseppe Pugliese che, anche a sinistra, molti vedono ancora come troppo “amico degli africani”.