Lettera di Mons. Morosini su Maltrattamenti alle Donne.
Come comunità ecclesiale non possiamo tacere, pensando che nelle parrocchie può avvenire una forte educazione delle coscienze anche su questo tema. Ecco perché vi scrivo, esortando parroci, catechisti ed insegnanti di religione, a non tacere e ad inserire il rispetto della donna tra i temi di educazione morale.
Non possiamo negare che, purtroppo, parte di tale violenza è il frutto della concezione della donna-oggetto, tipica di una cultura troppo eroticizzata. Proprio per questo, invitiamo non solo a protestare contro tale violenza, ma a riflettere anche sulla liberalizzazione della pornografia.
Anche sul nostro territorio, all’interno delle famiglie e delle mura domestiche, esiste la violenza sulle donne, alcune volte da loro sopportata eroicamente, ma il più delle volte subita tragicamente, perché manca il coraggio della denuncia: donne picchiate, segregate in casa per gelosia, impedite nello studio e nel lavoro, rese schiave per i lavori domestici.
Diversi matrimoni falliscono per la violenza perpetrata sulla propria moglie.
Vi propongo, allora, alcune considerazioni, che vanno contro una certa cultura radicata in mezzo a noi, nei confronti della quale bisogna reagire con tutte le forze, sulla base della nostra fede e in nome del progresso sociale.
1. L’uomo non è il padrone della donna, sia essa la moglie, la figlia, la sorella o la fidanzata. Non ho aggiunto la mamma, ma esistono anche casi di figli che alzano le mani contro i propri genitori. Le donne vanno amate e rispettate.
2. Ove ancora fosse presente, va superata la mentalità che la donna si realizza solo nel matrimonio e nel lavoro casalingo; da qui la pretesa della totale dipendenza dall’uomo, che la considera sua legittima proprietà, perché è lui a guadagnare per la famiglia.
3. I rapporti tra l’uomo e la donna nel matrimonio, come prescrive anche il Codice Civile oltre che gli insegnamenti cristiani, sono alla pari, sia nello stabilire la scelta della residenza, sia nell’educazione dei figli. Perciò, la vita in famiglia va affrontata nel dialogo, nel confronto reciproco, nel rispetto delle opinioni reciproche. L’uomo non può pretendere di imporre sempre e dovunque la sua volontà, alcune volte anche con la violenza fisica.
4. L’uomo non può esigere fedeltà dalla propria moglie e lui concedersi le libertà che vuole: la fedeltà è un impegno e un dono reciproco.
5. Picchiare una donna è una violenza riprovevole, perché è un’azione del più forte nei confronti del più debole. I mariti, i fratelli, i fidanzati non possono concedersi il lusso di andare nei bar a giocare, ubriacarsi e poi tornare a casa ed aggredire le proprie donne per qualsiasi pretesto: violenza alla quale spesso assistono atterriti anche i figli.
6. Genitori, nel processo educativo educate alla libertà i vostri figli: non fate distinzione tra maschi e femmine, perché entrambi debbono decidere con libertà sia il loro futuro lavorativo che sentimentale, senza imposizioni di alcun genere, soprattutto nella scelta della persona con la quale condividere la propria vita nel matrimonio.
7. Donne, nessuno può costringervi ad essere martiri nel sopportare in silenzio la violenza che subite. Abbiate il coraggio di denunciarla, perché lì dove non arriva la forza della convinzione e della ragione, deve essere messa in atto la forza coercitiva e punitiva della legge.
Carissime donne, concludo rivolgendomi a tutte voi, per ringraziarvi per i sacrifici che fate: spesso portate eroicamente il peso di una famiglia. Siate custodi gelose e attente dei nostri valori più alti, umani e cristiani. Sappiateli trasmettere ai vostri figli. Voi potete fare tantissimo per la rinascita morale della nostra terra. Aiutate la società nostra a rompere i legami con la criminalità organizzata, vigilando sui vostri uomini. Teneteli fuori dal giro dell’usura, della droga, dei traffici criminali, del gioco. Rifiutate da loro il denaro che vi portano o gli agi che vogliono creare, quando avete il dubbio sulla provenienza onesta del denaro. Convinceteli a disfarsi delle armi e ad avere fiducia in Dio e nella sua Provvidenza. Grazie.