la Preside Coraggio, Mariarosaria Russo,Premiata a Roma. Eccellenza calabrese che incanta e stupisce.
ma dai contorni tutti determinati, col bel sorriso sereno e trasparente tanto che si possono leggere i suoi pensieri, e il bel volto offerto all’incontro con l’interlocutore. Questa donna, fin dal primo contatto, comunica che è “una persona che c’è”, e che ci sa essere. Questo è un “dono”, questo carattere in questa società convulsa, fredda, indifferente, spesso tanto chiusa da diventare acida, è un talento raro. E’ prezioso, molto prezioso. Perché questa disponibilità come vocazione all’ascolto ha portato la Preside Russo a compiere una “rivoluzione” nel campo dell’istruzione, spostando l’asse dell’insegnamento dall’esclusivo all’inclusivo. Non che prima di lei non ci siano stati, e non ci siano, tanti tantissimi insegnanti impegnati nella battaglia per estendere il sapere a tutti i giovani, senza discriminazioni. Però la “cultura dominante” è stata quella che ha visto contrapposte provenienze, fisionomie etniche, destini antropologici e soprattutto storie di vita. Si fa presto a dire “la scuola deve essere di tutti” e farci anche la solita miriade di manifestazioni senza poi trovare il modo di aprire veramente le porte dell’apprendimento anche a coloro che ne sono più estranei. E questi “estranei” in una Italia che ancora produce analfabetismo e abbandono scolastico, e si trova a dover affrontare le ondate consistenti di “migranti”, sono una questione ancora irrisolta.
Ecco, noi abbiamo pensato che Mariarosaria Russo abbia trovato un format diverso da tutti gli altri per affrontare questo problema della necessità di dare un profilo educativo allargato e anche effettivamente inclusivo. Perché? Perché, come ha spiegato lei stessa, c’è un solo modo per combattere la piaga della violenza, della criminalità, delle derive delittuose come delle corruttele: allargare la platea del Talento, includere tutti!
E allora questa donna esile, ma che il pubblico mentre la guarda mormora “è un capitano, è una Tatcher, è una Merkel”, ha lanciato una sfida nazionale forte e al tempo stesso delicata. Ha detto rivolta a testa alta e a petto allargato alla famiglie “dei boss”, della malavita, della ‘ndrangheta: dateci i vostri figli e portiamoli nello Stato! Aprendo così una vera scuola della Legalità italiana. E con un metodo nuovo ha impegnato il suo istituto in una mobilitazione didattica, ha creato un giornale interno che si intitola “La svolta” e ha cominciato ad abbattere quel muro del rigetto, della giustizia che diventa sommaria, della legalità interpretata come respingimento per introdurre una collaborazione in cui la legalità viene costruita insieme da chi la invoca e anche da chi proviene da luoghi, condizioni e vicende in cui è stata violata. E’ la prima volta che succede una cosa del genere nella storia della mafia. “Nella mia scuola tanti ragazzi scelgono la legalità”, spiega Maria Rosaria Russo, di cui a breve metteremo on line l’intervento reso al Premio. “Molti hanno storie drammatiche, genitori uccisi o in carcere. Mi chiedono consigli, io dico loro che c’è sempre un’altra possibilità, ma devono abbandonare l’idea dei facili guadagni senza sudore”.
Questa sua concezione, detta in sintesi, l’abbiamo letta su un articolo che raccontava la vicenda della “Preside coraggio” di Rosarno, e tutti sappiamo che Rosarno è quel punto di Sud dove da anni dicono che la malavita è radicata come il verde degli alberi e le vene della terra, e anche quella cittadina diventata tristemente famosa come accade sempre più spesso oggigiorno per le vicende negative degli immigrati di colore che si scontrano con gente spazientita, che arriva a odiare l’ospite. E mentre leggevamo ci si sono spontaneamente riempiti gli occhi di lacrime. Perché questo pensiero, questa idea, la dovremmo pronunciare tutti e contro un sistema, non solo contro la malavita, contro un sistema che dice di voler fare ma invece da anni più o meno consapevolmente istilla “odio” contro una parte dell’Italia. Che questa parte sia identificata con la criminalità organizzata di tanti film, fiction, libri, parate, tv, programmi, giornali, media e progetti politici a nostro parere non è il dato che ci deve muovere. Questa parte è e deve essere una parte dell’Italia. E allora tutta la lotta alla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta, alla Sacra Corona e a tutte quelle sigle che sappiamo è qualcosa di altro rispetto a quello che è stato sino ad ora. Questo concetto non è l’umile portato di un sentimento, una folle idea, è invece il frutto di un percorso lungo fatto negli anni della attività giornalistica parlando con personalità “chiave” di questa materia: ci riferiamo per primo al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, per non fare qui tutto l’elenco dei magistrati e delle persone che ci hanno convinto a questa battaglia. Con questo non vogliamo cancellare dal vocabolario penale reati come pizzo, estorsione, riciclaggio, però la geografia penale di questi reati, di questi coacervi di intrighi, intrecci e interessi, deve portarci verso la politica! Verso mandanti eccellenti, verso quell’Italia che uomini di vero Stato, di vera toga, di vera democrazia e giustizia hanno cercato di fermare dando la loro vita. Bisogna smettere di odiare, e cominciare a ragionare. Come la Preside Russo. E l’idea che sentivamo giusta per questa battaglia sacrificale era proprio “la scuola della Legalità”, rivolta prima di tutti ai figli delle famiglie a cui pare che altro destino non si possa dare se non che quel ghigno da “boss” di troppe fiction strumentali. Per dimostrare che quelle famiglie, tante, tantissime, molte di più di quante ne possiamo immaginare, sono pronte a stare dalla parte di uno Stato nuovo, rifondato, chiaro, unito e fuori dal crimine. Tuttavia c’è un altro Stato che questo non lo vuole. E ci pare che il presidente del Consiglio Mario Monti andando sulle commemorazioni dell’Italia del sangue e delle stragi questa ammissione cominci a farla quando parla di pezzi dello Stato che nascondono la verità su interi capitoli di vicende oscure e gravi. Questa verità va urlata! Va conquistata! Con le parole! Solo le parole fanno giustizia. Ecco la scuola della Legalità.
In questa battaglia di tanti ci si scontra con una compagine che non esitiamo a definire odiosa, e cioè con le Italie della legalità di tanti preti, di tanti eccellenti, e anche spesso di personaggi mitici e paladini dell’anticrimine , non solo per i fatti che raccontano di cui si avverte una costruzione faziosa, ma per l’intera operazione in sè, che ci pare opportuno sintetizzare nel capolavoro di chiudere gli occhi alla gente facendo leva sul sentimento facile da innalzare della condanna senza arrivare alle vere responsabilità e che sono tutte di una certa politica che ha portato il terrorismo dentro le parole, i media e la società;”parole come proiettili”, come qualcuno ha detto. Esattamente: parole, e quando si potrà dimostrare in tribunali veri, giusti, in un sistema non fatto di una casta di complici, vedremo che sono proprio parole come proiettili..
Questo che diciamo ce lo hanno spiegato quelle che oggi sono tante icone della lotta contro il crimine: la via della verità è lunga. E sappiamo anche per certo che noi possiamo solo dare la nostra morale, la nostra coscienza, il nostro impegno a questa missione,come sta facendo “la Preside coraggio”,ma che spesso occorre un tempo ampio e cioè occorre anche un cambio generazionale. Quando questi ragazzi che la preside Russo porta a scuola e ai quali ribadisce sempre il suo amore e il suo sostegno,cresceranno, quando saranno loro politici, avvocati, ministri, dirigenti, imprenditori, docenti, polizia, magistratura, allora siamo certi avremo la verità e una soluzione radicale. E anche la vera storia di quel patto che la mafia chiedeva allo Stato per chiudere la stagione del sangue, degli attentati e delle stragi. E’ un nostro credo, e proprio per questo oggi è più che mai necessario sostenere progetti come quello della preside che a Rosarno sta attuando una rivoluzione morale. E che, guarda caso, non è stata attaccata dalle famiglie dei boss, ma da una parte precisa e identificabile della politica. Finiamola qui per ora, poi al momento opportuno,grazie ai dati acquisiti, saremo in grado di fare nomi e cognomi di quelli che hanno cercato di calunniare, infangare ed esporre al mirino questa donna, raccontando tutto di loro, chi sono, da dove vengono e soprattutto perchè calunniano impunemente. Perchè ovviamente se si è liberi,e la preside lo è non muovendosi in linea con il dettame fascio-comunista,non facendo mistero di parentele acquisite che non hanno mai condizionato il suo operato,rimanendo assolutamente integra e incontaminata, la cosa più semplice per tarparle le ali è stata quella di sollevare ombre, dietro alle quali ci sono armi puntate e un catena di ricatti. Diamo i meriti a chi se li è conquistati sul campo,puntando su questi ragazzi, di cui la professoressa Mariarosaria Russo parla senza distinzione, alunni, studenti, tutti col verbo della legalità sulle labbra, che non produce parate, fiaccolate e inganni, ma noi confidiamo faccia vera giustizia, perchè diventino nuova classe politica, nuova classe dirigente, nuovo Stato. Ha ragione Garcia Marquez, “non la morte, la vita è immensa”, per cui è dovere di tutti impegnarsi in questa battaglia per la vera legalità. E vogliamo vincerla.
Grazie Preside Russo, grazie di cuore!”
Bisognerebbe riflettere su queste considerazioni soprattutto perchè
le istituzioni convergono nel riconoscere a questa donna un metodo innovativo e trainante che richiama alla memoria l’approccio educativo della Montesso “l’avere a cuore”di Don Milani e il metodo preventivo di Don Bosco,tanto che sta suscitando interesse anche all’estero e sarà prodotto un film che ha già ricevuto il patrocinio del fondo MEDIA dell’Unione Europea e della Film Commission ,realizzato congiuntamente dalle case di produzione Videomante (Trieste) e Hysteria Film(Stoccolma,Svezia).
Inoltre il 31 Luglio a New York nell’ambito di un congresso mondiale “Eccellenze italiane nel mondo” sarà oggetto di riflessione un lavoro di ricerca della Preside: “Dall’idea di syngheneia(consanguineità) nella storiografia antica alla parentela acquisita :liberi di scegliere l’altra verità”.
E’ del 13 giugno il comunicato del Ministro dell’Interno agli studenti del Piria: Desidero far giungere il mio sincero apprezzamento nei confronti della vostra Dirigente convinta che il più importante e concreto riconoscimento al vostro Capo d’Istituto proviene dal riscatto della società civile,per la quale la Preside Mariella Russo è diventata un modello di riferimento e di emulazione nel contrasto alla criminalità organizzata. In un territorio in cui il condizionamento ambientale nonché familiare della ‘ndrangheta genera omertà,acquiescenza,se non bieca adesione,la figura di questa donna,fedele servitore dello Stato,che nella scuola veicola valori e principi forgiando e catalizzando le coscienze delle nuove generazioni,rappresenta il miglior stimolo ed esempio per garantire un rinnovamento morale e civile del nostro Paese.
La preside dichiara: Continuerò la mia attività con passione ed entusiasmo condividendo questi riconoscimenti con tutte le istituzioni che operano in sinergia con la scuola, con l’Ufficio scolastico regionale nella persona del dott.Francesco Mercurio, con l’Ufficio scolastico provinciale, diretto dalla dott.ssa Mariella Nappa,con i miei straordinari docenti,con il personale ATA, di cui voglio sottolineare il garbo e la pazienza,ma soprattutto con i miei meravigliosi studenti ai quali ribadisco,cantando, che la Preside li ama: “Sali fin dove arrivi, poi ti sostengo io,sorridere per vincere,è qui il segreto mio!”