Intimidazione a Dato, il grido di allarme di Aldo Alessio
Quale è il progetto di contrasto alla mafia che l’amministrazione comunale ha in testa ed intende perseguire?
Ancora non si sono accorti di tutto ciò che sta avvenendo in Città?
Quanti altri incendi dolosi, bombe e colpi di mitragliette e di proiettile sulle serrande devono essere ancora esplosi per rendersi conto che la situazione del controllo del territorio e dell’ordine pubblico in Città sta precipitando? Aspettiamo, forse, che si consumi il delitto dell’ennesimo morto ammazzato per porci che c’è ed esiste un problema in Città della “sicurezza” dei cittadini messa in discussione dalla massiccia presenza della criminalità organizzata, che rappresenta per le persone oneste, per bene e sinceramente democratiche la madre di tutte le battaglie di civiltà e di libertà?
Sino ad oggi questa amministrazione, per la verità, ha dimostrato il suo grande coraggio, la sua bravura ed ha brillato solo nel querelare semplici cittadini, semplici dipendenti comunali e per aver minacciato di querele rappresentanti della società civile, estendibili a quanti (giornalisti) avrebbero pubblicato la loro posizione in contrasto con quella della Giunta. Si continua ad essere forti con i deboli e deboli con i forti.
In ogni caso da parte mia esprimo la più totale ed incondizionata solidarietà all’assessore Dato per il vile attentato subito. Non ci potrà essere nessuna ragione al mondo a giustificazione dell’uso della violenza, della prepotenza e della forza intimidatrice delle armi.
Rimango sempre dell’opinione che la ‘ndrangheta si può battere se le istituzioni, e in primis l’amministrazione comunale, faranno sino in fondo la loro parte assieme alla società civile, ai partiti politici, alle forze sociali e alle associazioni cittadine.
La Città deve riflettere perché la battaglia contro la mafia è una battaglia di civiltà che non può essere demandata solo ed esclusivamente alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura.
Su questo terreno non possiamo e non dobbiamo dividerci, ma d’altro canto non possiamo nemmeno correre il rischio di costruire solo una unione di facciata e di comodo per poi andare a braccetto con i mafiosi e di non vedere le illegalità presenti e diffuse in Città.
Per questo c’è bisogno di molta coerenza tra le cose che si dicono e i nostri comportamenti anche minuti nel quotidiano, che riflettono anche nel nostro linguaggio, nelle nostre abitudini, nel nostro modo di pensare e di vivere, nel modo con cui riconosciamo e difendiamo i diritti di “cittadinanza” di tutti, compresi e soprattutto quelli degli avversari politici.
Chi rappresenta le istituzioni ha il dovere morale ed etico di essere di buon esempio per tutti i cittadini amministrati.
Quello della mafia è il nostro problema, spetta solo a noi avere il coraggio delle scelte e delle azioni a difesa della libertà, della democrazia e agire a salvaguardia e a tutela dei nostri diritti di cittadini attivi che vogliono continuare ad essere protagonisti del loro futuro per il bene comune. Questa è la sfida che tutti dobbiamo saper raccogliere e rilanciare contro il nostro nemico comune: la ‘ndrangheta. Per questo: “Ribellarsi è giusto!” Gioia Tauro, 18 Marzo 2013. Aldo ALESSIO