Gioia Tauro, si sono conclusi i festeggiamenti in onore di San Francesco
Si sono conclusi a Gioia Tauro con immutabile devozione popolare i solenni festeggiamenti in onore di San Francesco da Paola, programmati nell’omonima Parrocchia, retta magistralmente dai Salesiani.
I festeggiamenti concentrati nelle giornate dall’uno al quattro maggio, sono stati preceduti dall’arrivo in parrocchia di una reliquia del Santo, che è rimasta per la gioia dei fedeli fino ad oggi.
Intensi e ricchi di spiritualità sono stati i momenti religiosi.
Oltre la visita guidata al Santuario di Paola; la recita del Rosario; le lodi e la Celebrazione Eucaristica; si sono svolti il Triduo “San Francesco da Paola e l’esperienza Mariana”; il Triduo “Francesco eremita” e il Triduo “Francesco il primato di Dio e la penitenza; “la promessa dei portatori” e la solenne processione per le vie della città.
Non sono mancati i momenti conviviali come la “Sagra della zeppola”; “La sagra delle chiacchiere”; la “Sagra della Focaccia” e il Karaoke animato dall’oratorio centro giovanile salesiano.
Grande soddisfazione per la riuscita degli eventi e la grande partecipazione dei parrocchiani, è stata espressa dal parroco don Pasquale Cristiani.
Ricordiamo che San Francesco da Paola è il patrono della Calabria e a Lui sono dedicate molte chiese e conventi della regione.
Il Santo nacque a Paola nel 1416 da genitori anziani, e all’età di 12 anni fu inviato un anno a vivere in un convento francescano per adempiere a un voto fatto dalla madre a San Francesco d’Assisi.
L’esperienza fece nascere nel ragazzo la vocazione, tanto che scelse di vivere da eremita all’interno di una grotta.
Nell’arco di alcuni anni si aggiunsero a lui dei compagni che lo riconobbero come guida spirituale e ben presto la sua fama di taumaturgo si sparse per tutta la regione.
Compì numerosi miracoli e il papa approvò la sua regola e istituì l’ordine dei Minimi.
La fama di Francesco giunse fino in Francia e re Luigi XI, ammalatosi gravemente, lo convocò perché lo guarisse.
Il santo trascorse i suoi ultimi anni in Francia, dove morì nel 1507.
Venne canonizzato 12 anni dopo da papa Leone X a cui aveva predetto l’ascesa al soglio pontificio quando era ancora un bimbo.
Tra i molti miracoli ricordiamo in particolare : “La resurrezione di “Martinello” e la “Traversata dello stretto di Messina”.
Martinello era un agnellino a cui il Santo era molto affezionato.
Durante i lavori per la costruzione della chiesa a Paola, alcuni operai uccisero l’agnellino e lo mangiarono, gettando la pelle e le ossa nella fornace della calce.
Appena Francesco lo seppe, si recò all’imboccatura della fornace e gridò: “Martinello, Martinello, vieni qua”.
Subito l’agnellino uscì dalle fiamme sano e in vita.
Nell’anno 1464 due magistrati di Milazzo, Angelo Camarda e Giovanni Villani, si recarono da Francesco e lo invitarono a costruire un convento nella loro città.
Verso la fine di marzo il Santo partì da Paola assieme a due frati e, a piedi e senza danaro, si avviarono verso il litorale reggino, per imbarcarsi per la Sicilia.
Giunti al porto, il Santo si avvicinò al padrone di una barca carica di legname in procinto di far vela per Messina e lo pregò, per amor di Gesù Cristo, di accoglierlo nella sua barca con i due confratelli per la traversata dello Stretto.
Pietro Coloso, il proprietario della barca, capì che i frati non avevano soldi per pagarlo e, si rifiutò di traghettarli.
Francesco, allora, dopo aver pregato in disparte, si tolse dalle spalle il suo mantello , lo stese sulle onde e salì con i due compagni.
Arrivarono subito in Sicilia, tra lo stupore di tutti.
Caterina Sorbara