Gioia Tauro, per Schiavone occorre superare gli steccati idiologici
Ma si sa, o sei un opportunista, o non lo sei, o sei uno abituato a fare sempre la scelta più conveniente, a saltare in corsa sul carro del vincitore, a venderti, a tradire, o, viceversa, credi nella coerenza come valore e che valga sempre e comunque la pena difendere le proprie idee, anche e sopratutto quando è scomodo farlo, quando non sono di moda, quando per difenderle rischi di prenderle. Insomma, o hai una idea politica, giusta o sbagliata che sia, e piuttosto che rinnegarla ti faresti uccidere, o non ce l’hai, ed allora Francia o Spagna purché se magna.
Adesso sarebbe fin troppo facile commentare questo grottesco momento politico con un lapidario : l’avevamo detto; oltre tutto servirebbe a ben poco. Piuttosto mi sembra più utile riflettere sulla città e sul suo futuro. La giunta invisibile guidata da Bellofiore, non è riuscita a centrare nessuno degli obbiettivi così abilmente agitati in campagna elettorale. Depuratore, ospedale, termovalorizzatore, porto, cosa è cambiato? Cosa hanno fatto?
In questi quattro anni la città ha conosciuto la peggiore rappresentanza politica della sua storia. La più debole, la più trasformista, la più isolata, l’unica che abbia praticato la mercificazione sistematica del voto ad ogni scadenza di bilancio. Emblema di questa amministrazione invisibile è stato l’ultimo viaggio del sindaco nella capitale, quando trovatosi davanti al premier, è rimasto a corto di argomenti, ha fatto scena muta, non si era preparato nemmeno un argomento a piacere…
Oggi la città ha i nervi scoperti, così esposti da fare risultare a tutti evidente che i temi da affrontare non riguardano più postulati politico-ideologici, ma richiedono al contrario la massima condivisione oltre che degli obiettivi, per una volta, anche degli strumenti. Bellofiore non ha capito che la città, per riuscire ad incidere veramente, sui grossi interessi che le gravitano intorno, deve essere unita, coesa, compatta.
La città ha bisogno di un progetto politico ambizioso, coraggioso, che sappia guardare al futuro. Abbiamo oramai notato da anni de iure condendo e per evoluzione empirica il progressivo ribaltamento nella gerarchia dei poteri tra il ruolo del Sindaco, oggi proiettato ai vertici (un Sindaco premier, un sindaco sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sindaci Governatori, e presto Sindaci-Senatori) ed il contestuale indebolimento di tutte le altre istituzioni ( regioni, province, il parlamento stesso) sempre meno democratiche e credibili. Noi, ahimè, in controtendenza con il resto del Paese in questi anni abbiamo conosciuto il sindaco meno credibile, meno forte, meno autorevole di sempre, impegnato a rincorrere di volta in volta, con regolare cadenza, l’undicesimo voto di maggioranza. C’e’ bisogno di avere una città intera in campo, a lottare, e lui non riesce a trovare nemmeno l’undicesimo uomo.
Occorre invece, a mio modo di vedere, che tutti i soggetti politici, i partiti, le associazioni: di cultura, di sport, di musica, di teatro, di danza; che tutte le risorse sane della città : i giovani, gli studenti, gli anziani, chi lavora e chi no, fascisti e comunisti (quelli veri però, come Altomonte, come Ierace, compagni veri, non di merende) tutti si siedano insieme e che si elabori un progetto politico, stavolta non sarà importante stabilire chi sarà il Sindaco, ma cosa dovrà fare, che posizione dovrà assumere, quali mezzi di lotta dovrà adottare nei confronti degli attuali colonizzatori, di chi occupa e sfrutta la nostra aria, la nostra terra, il nostro mare, di chi ci tratta da immigrati in casa nostra, come manodopera a basso costo, di chi sfrutta le nostre risorse umane e naturali, senza freno, senza ritegno, senza rispetto alcuno.
Ci vuole un sindaco vero, veri amministratori, affrancati dal bisogno personale e disposti a battersi per la comunità e non per i propri interessi. Io credo che la nostra città sia finalmente pronta a fare questo salto di qualità, lasciandosi alla spalle quei rancori, quei veleni, quei personalismi che negli anni hanno prodotto solo disastri. E’ tempo che i gioiesi la smettano di litigare tra di loro, per chi debba accaparrarsi le briciole e stipulino piuttosto un nuovo patto sociale, interpartitico e intergenerazionale che ci permetta una volta per tutte di diventare i protagonisti della nostra storia e non più delle insignificanti comparse.