Gioia Tauro, Aldo Alessio: Rivediamo le primarie
L’ho fatto, quindi, non certamente per mettere in cattiva luce o in difficoltà la destra del mio paese e che ringrazio per avermi fatto votare, né tantomeno per tirarle un colpo basso, tant’è che mi sono recato al seggio elettorale poco prima della chiusura dell’urna ritenendo, quindi, la mia presenza a quell’ora tarda certamente ininfluente sull’esito del voto. Chiedo scusa agli elettori di destra per essermi presentato alle loro primarie, pur non essendo di destra, ma la mia provocazione non era rivolta a loro, ma bensì al popolo della sinistra gioiese, regionale e nazionale. Nell’articolo “Un voto libero” ho già scritto che l’elevata partecipazione alle urne, controcorrente in Calabria e in particolare a Gioia Tauro nelle primarie di Domenica, 16 Febbraio u.s., non è sinonimo di rafforzamento della democrazia e che nelle politiche di cambiamento, di rinnovamento e di rafforzamento del tessuto democratico, un voto “libero” non potrà mai avere lo stesso peso e valore di un voto dato in condizioni di sottomissione. Questo è il punto! Pensiamo davvero di poter cambiare e di trasformare la società in cui viviamo se il metodo da noi usato di partecipazione alle urne non è quello espresso in piena e totale libertà da parte di ogni singolo cittadino che si dovrebbe recare, liberamente, alle urne senza alcuna forma di condizionamento e/o di sottomissione? Cosa fa la differenza, se anche noi inseguiamo un voto di sottomissione, pur di vincere? Chi parla a sinistra di legalità e di trasparenza dovrà essere il primo ad essere coerente tra le cose che pubblicamente dice e ciò che fa in pratica nel suo quotidiano. Su questi comportamenti stravaganti e incoerenti ognuno di noi dovrà dare conto innanzitutto alla propria coscienza, ma non solo. La coerenza, l’etica, la morale sono valori indispensabili e necessari per cambiare in meglio la società. Se vogliamo costruire il nuovo, è preferibile perdere a testa alta e con dignità piuttosto che vincere a qualunque costo. Le vittorie di Pirro non possono produrre elementi di cambiamento significativi, importanti e radicali nel Paese, ma bensì salti all’indietro e nel buio più profondo. Ma, questa, è la mia opinione! E’ l’opinione di un uomo libero che nel passato ha creduto nei valori della sinistra e che comunque vuole continuare credere in quei valori senza doverli gettare alle ortiche. In terra di Calabria, dove si vive maggiormente il dramma della disoccupazione e della sopravvivenza, la maggiore affluenza alle urne può essere anche un indicatore, la spia che indica un sistema, un modello elettorale distorto e malato di un ulteriore indebolimento del tessuto democratico. Tutto ciò non è sinonimo di maggiore democrazia. Altrimenti non si spiegherebbe e non capiremmo il perché ci sia un grande scarto tra il numero di iscritti a quel determinato partito politico e le grande masse oceaniche che si recano alle urne nelle primarie. Non è mia intenzione parlare di brogli o di imbrogli o di gruppi di potere che con estrema facilità si spostano da una parte all’altra per salire sul “carro del vincitore”. Questo sicuramente è un male atavico che va contrastato e combattuto. La domanda è d’obbligo: non pensate che alla luce di quanto accaduto nelle primarie del Partito Democratico sia necessario fare una seria ed approfondita riflessione per introdurre dei correttivi e rimarcare meglio la linea di confine tra destra e sinistra? Personalmente rimango dalla convinzione che gli organismi elettivi dei partiti devono essere eletti dai propri iscritti. Allora bisognerà porsi il problema e darsi l’obiettivo di come far aumentare gli iscritti in piena libertà facendo diventare il partito un “partito di massa” o comunque più partecipato. Ma ciò implica una diversa organizzazione di partito che richiede volontarietà, abnegazione, tempo, fatica, sudore e rinunce. E’ più semplice portare avanti una politica clientelare, organizzare le truppe cammellate e continuare a scambiare i “diritti di cittadinanza” con “favori e cortesie”, pur di vincere! Ma nei convegni e nei dibattiti naturalmente i falsi profeti sono i primi a parlare di legalità e trasparenza. Questa è la doppiezza che dobbiamo combattere se vogliamo veramente costruire il nuovo su solide basi e trasformare in meglio la società in cui viviamo. Per questo dobbiamo continuare a batterci e offrire alle nuove generazioni un diverso modello sociale e un futuro migliore. E questo modello potrà, dovrà nascere da una selezione faticosa e trasparente delle nuove classi dirigenti. La politica si salverà solo se potrà essere riconosciuta quale espressione di un impegno e di una dedizione disinteressata. Se le Primarie continueranno ad essere la registrazione di un consenso non trasparente, ci si piegherà alla accettazione di una rappresentanza condizionata, figlia di quel clientelismo negatore della libertà che costituisce il peso che frena la libertà dei cittadini. Con questi sistemi non c’è sicurezza alcuna di una selezione delle persone che stimi per il loro impegno in quei segmenti della politica che continuiamo a chiamare centro o destra o sinistra. Le primarie vanno ripensate e regolate. Altrimenti diventano un pericoloso ed ingannevole strumento di potere per chi ha più mezzi, maggiori possibilità di pressione, capacità di condizionamento senza fine dei bisogni dei cittadini. Ho votato alle primarie di destra – io uomo di sinistra – per invocare per la destra e per la sinistra la trasparenza delle consultazioni. Non ci sono state alle primarie della sinistra, non ci saranno alle primarie di destra. Va detto e denunciato. Rimanendo così le cose chi perde è solo la democrazia.