E’ stato presentato, qualche giorno fa al Polo Sociale di Taurianova il libro “Uluç Alì Il Rinnegato” di Nicodemo Misiti
E’ stato presentato, qualche giorno fa al Polo Sociale di Taurianova il libro “Uluç Alì Il Rinnegato” di Nicodemo Misiti.
L’Assessore Alla Cultura Maria Fedele, dopo i saluti istituzionali, ha ringraziato l’autore per il lavoro straordinario ricco di storia e di misteri e si è soffermata sulla figura di Uluç Alì, sottolineando la sua umanità e la sua empatia che purtroppo, ancora oggi mancano.
Subito dopo ha dialogato con l’autore lo scrittore Vincenzo Furfaro.
Dal dialogo è emerso un ritratto straordinario del protagonista dell’opera: nato in Calabria, con il nome di Giovan Dionigi Galeni e che fu catturato dal corsaro albanese ottomano e bey di Algeri Khayr al –Din Barbarossa nel 1536 a Le Castella presso Isola Capo Rizzuto.
Fatto prigioniero e messo al remo, dopo alcuni anni rinnegò la religione cristiana per poter uccidere un marinaio napoletano che lo aveva schiaffeggiato e non essere di conseguenza ucciso in base alla legge islamica.
Diventato musulmano, sposò la figlia di un altro calabrese rinnegato, Jaʿfar Pascià, e iniziò la propria carriera di corsaro, con grande successo.
Da corsaro imperversò in tutto il Mar Mediterraneo.
Il suo nome è legato a numerose incursioni sulle coste italiane, soprattutto quelle del Regno di Napoli, allora dominio spagnolo. Secondo alcune voci dell’epoca, tramò anche con vari cospiratori calabresi per staccare la Calabria dai regni spagnoli e unirla ai domini turchi.
Partecipò alla Battaglia di Gerba nel 1560 e successivamente cercò di catturare il duca Emanuele Filiberto di Savoia presso Nizza.
Nel 1564 partecipò ai ripetuti assalti e ai saccheggi del paese di Civezza, nell’attuale provincia di Imperia.
L’eroica resistenza della popolazione del piccolo paesino passò alla storia.
Subentrò a Dragut a capo della fltotta ottomana .
Fu autore di importanti imprese belliche, fra le quali l’assalto e il successivo assedio nell’agosto 1571 della città di Curzola.
Considerato il miglior ammiraglio della flotta ottomana, nell’ottobre del 1571 combatté a Lepanto contro Gianadrea Doria.
Riuscì ad insidiare Don Giovanni d’Austria ed a riportare in salvo una trentina di navi turche recando ad Istanbul, come trofeo, lo stendardo dei Cavalieri di Malta.
Dopo questa battaglia ottenne dal Sultano ottomano Selim II il titolo di ammiraglio della flotta turca e l’appellativo di Kılıç Alì (Alì la Spada).
Nel 1574 riconquistò l’impero ottomano di Tunisi, che era stata espugnata l’anno prima dalla flotta cristiana.
Morì nel luglio del 1578 nel suo palazzo sulla collina di Top-Hana presso Istanbul e lasciò ai suoi numerosi schiavi e servitori case e beni di proprietà, concentrati in un villaggio da lui fondato e chiamato “Nuova Calabria”. Secondo alcuni resoconti, in punto di morte sarebbe tornato alla fede cristiana.
L’opera di Nicodemo ha una doppia struttura : Tommaso Perri Professore universitario e archeologo, entra in possesso di un antico diario che ha come protagonista Uluç Alì .
Affascinato dal personaggio, decide di ripercorrere i luoghi delle vicende narrate. Ben presto si renderà conto di essere sulle tracce di un misterioso tesoro, un libro e una pergamena, mentre intorno a lui si stanno muovendo individui nascosti nell’ombra che ambiscono allo stesso obiettivo. Alla narrazione al presente si sovrappone quella del condottiero turco, il quale ricorda la storia della sua vita.
Caterina Sorbara