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Armi chimiche, le delusioni di un cittadino critico con i sindaci

La solita unità ritrovata. La solita vetrina. Le solite interviste. Insomma…parole. Le solite parole ben dette e con tono in crescendo da strappare l’applauso. Osservavo quel palco, su cui erano allineati i vari sindaci. Ascoltavo le loro parole. Le stesse come quelle di 30-40 anni fa. Ma allora il loro significato era diverso. Allora non c’èra la discrepanza che c’è adesso tra il dire e il fare. Allora, ancora le parole avevano un senso ed un contenuto ed, inoltre, c’èra la carica ideologica e ideale che le riempiva di significato. Adesso siamo calati in una grande scena, in cui la cosa importante non è quella del fare, ma quella del dire e dell’apparire. Insomma siamo nell’era mediatica e quello che conta è apparire, avere visibilità. Il grande problema che viviamo nel nostro Paese e nel nostro territorio è, appunto, quello del fare, perché per il dire siamo dei professionisti affermati. Quindi, pura teatralità. Nient’altro. Ovviamente, quando l’onda mediatica si dilata si deve essere presenti e far finta di attaccamento alla propria terra, al proprio territorio, ai propri giovani, al proprio ambiente e sensibili a tutti i problemi che affliggono le nostre comunità pianigiane. Una occasione per rifarsi, come le donne, un bel lifting e apparire così più belli e giovani. Aldilà della gravità del trasbordo delle armi chimiche siriane, decisione estremamente grave per come si è concretizzata e per come è stata comunicata, la cui responsabilità è da ascrivere prima di tutto al governo centrale, ma soprattutto ai governi locali, giacché è impossibile che in tali decisioni non vengano coinvolti e informati, ci troviamo di fronte a veleni e rischi quotidiani che ormai non ci facciamo più caso: diossina che si sprigiona a seguito incendi di cumuli di immondizia disseminata nel nostro territorio; viabilità estremamente pericolosa e inesistente con strade piene di insidie e senza quelle minime misure di sicurezza; comunità isolate a seguito di ponti crollati e mai costruiti; corsi d’acqua esondati e mai bonificati con rischi costanti per la popolazione; strutture sanitarie fatiscenti con il rischio di contrarre infezioni; diatribe campanilistiche tra l’ospedale unico o l’ospedale di questo o di quello. Questi sono i Sindaci che su quel palco si sono abbracciati e che dicono di parlare all’unisono per il bene del nostro territorio e per le nostre comunità. Siamo nella merda ormai, scusate il termine. Sappiamo perfettamente come vengono amministrate le nostre comunità. Durante la manifestazione parlavo con un amministratore locale e gli dicevo: ma perché tutti i 33 comuni della piana non vi consorziate per risolvere collettivamente e definitivamente il problema dei rifiuti? Non è possibile, siamo divisi, mi ha risposto. Ognuno si vuole coltivare il proprio orticello. È questa, purtroppo, la triste realtà. L’individualismo bigotto e retrivo che non riesce a dare spazio all’associazionismo moderno e produttivo, ci avvelenerà l’anima e ci morderà la carne. E poi perché lamentarsi? Tanto, la poltrona a quei signori gliel’abbiamo data noi! Saluti.

 

Santo Agresta, Rizziconi RC