Lettera al Ministro per le Pari Opportunità JOSEFA IDEM

 

 

Ill.mA On. JOSEFA IDEM

Ministro per le Pari Opportunità

E  p.c. All’On. Anna Maria Cancellieri

Ministro della Giustizia

 

E p.c. All ‘On. Ministro Angelino Alfano

Ministro dell’ Interno

ROMA

 

On. Ministro Josefa Idem, avverto il dovere morale di scriverLe perché gli eventi che da anni consacrano la figura della donna come vittima eccellente della furia e della ferocia maschile ha raggiunto un momento di impetuosità umana e mediatica che evidenzia l’assoluta inadeguatezza ed il senso di impotenza dello Stato nell’affrontare l’imperante crimine del “femminicidio”, sillogismo coniato per simboleggiare la violenza di genere in ogni sua forma.

In Calabria gli organismi regionali e provinciali per le Pari Opportunità onorano con impegno e determinazione il loro operato nella contingenza della drammatica attualità, pur consapevoli che bisogna affrontare la questione socio culturale da cui insorgono tali tragedie, in una società in cui il fenomeno  attraversa ogni epoca, ogni cultura, ogni luogo.

Io credo che vi sia una tipologia di uomini affetti da una silenziosa quanto insidiosa forma di “alterazione patologica“ che assale e travolge le loro certezze  quando d’improvviso li avvertono precarie, quando si scontrano con l’ angoscia del confronto verbale, dell’insicurezza sul futuro, quando attribuiscono alle donne, alle compagne la responsabilità del proprio fallimento, quando amplificano il concetto della proprietà della persona, l’incapacità di gestire la propria vita in vista del “crudele abbandono“, quando divengono preda  di un personalissimo amor proprio che reputano schiacciato, represso, umiliato,  quando cristallizzano la teoria che la forza fisica può sovrastare ogni tipo di resistenza mentale al femminile o quando intuiscono che la donna intende “l’amore“ non soltanto come protezione ma come sublime attraversamento, ed essi per correre ai ripari, subdolamente, prefigurano la loro immolazione nello status di vittima/carnefice con la labile speranza che la società possa riconoscergli  pensieri di pena o ventura clemenza.

Dunque stiamo parlando di impostazioni culturali, dunque supremazia del proprio io in rapporto con le cognizioni maturate in un tessuto sociale in cui gli insegnamenti didattici possono suggellare, già nella fanciullezza, la potenzialità di generare sane o cattive opinioni di sè rispetto all’altro inteso come prossimo.

On. Ministro, la legge e le istituzioni devono tener conto che il problema va affrontato alla radice, che non si tratta del delirio di un momento ma di evidenti suggestioni culturali cementificati in un idea nociva del prossimo rispettabile solo se di sesso equipollente.

 

E’, altresì, evidente che la donna è tardiva o restia a denunciare per tempo, o se lo fa rimane inascoltata e su questo la cronistica depone dirompente, come è oltremodo palese il non sentirsi protetta e nel momento in cui ravvisa  la trappola,  “l’imboscata virtuale “ prende forma tangibile, le attenzioni amorevoli non si generano più, cessano perché miravano soltanto ad immobilizzare l’illusione che amore e possedimento potevano divenire conciliabili compagni di vita.

Il dominio è uno stato di detenzione mentale, è una condizione che trasferisce autorità e non autorevolezza ai sentimenti, è una preclusione pitturata di premeditate tenerezze, quasi a discolpare l’avida ambizione di voler dominare ogni “passo solitario” che sfugge al proprio controllo.

On Ministro, la scuola come primo strumento didattico, unitamente alla saggezza familiare, dovrebbe tornare ad essere motore di conoscenza reale del vivere civile e del civico rapportarsi, la spinta propulsiva delle normative giuridiche non può essere delegata alla semplice convegnista d’occasione, se pur utile come diffusione mediatica dell’emergenza, non può essere lanciata in maniera così aggressiva dai mass media, i quali sembrano celebrare giornalisticamente l’ennesimo evento di cronaca nera, più che condannarlo, con il rischio di generare una forma di assuefazione al dolore, all’indignazione, al ripudio collettivo, di rendere impetuoso e sterile l’aspetto umano della vittima, che dopo l’eclatante e ripetuto servizio giornalistico, andrà dolorosamente ad aggiungersi alle statistiche numeriche da esibire nei salotti dei ”Talk Show dell’orrore”.

D’altro canto lo stolker, nella forma meno nociva, non  può essere sanzionato episodicamente senza che divenga coscienzioso titolare della sua pericolosità sociale,

On. Ministro si  deve dar vita “all’alternativa del riparo” per la donna/vittima, assicurandogli quello scudo protettivo che possono offrire i centri di ascolto, di accoglienza capaci di sopperire al vuoto economico ed allo smarrimento sociale che dovrà affrontare nel momento in cui acclara a se stessa l’indifferibile richiesta di aiuto, anche perché il momento della percezione, spesso, si accomuna, irrimediabilmente, al momento dell’esecuzione ultima della violenza, giungendo noi, collettivamente, a constatare un altro assassinio prefigurato in contemporaneità con lo Stato, con le Istituzione, con la società .

Ma lo Stato ha il dovere di giungere per primo, di legiferare per precorrere ogni tempo ed ogni dove!

Lo Stato ha il compito di incrementare quanto necessario per sopravanzare una condizione sociale e culturale con dispositivi inibitori e preventivi riducendo, altresì, il rischio dell’emulazione che rigenera i vili in super uomini ! Perché come sostenne Bordieu, il dominio maschile è la più antica e persistente forma di oppressione esistente.

Dunque cultura diffusa nelle scuole, ore di religione indirizzate ad insegnare ai ragazzi a rispettare il corpo della donna in modo che non lo percepiscano come merce mortificata dalla stessa opera pubblicitaria, il reintegro dell’ora di educazione civica, processi terapeutici per chi agisce in maniera violenta contro ogni forma umana di debolezza, istituzione di nuove case/famiglie, rifugio per le donne in difficoltà, diffusione della cultura del supporto delle rete sociale, reticolo familiare preparato ad affrontare le insidie, diffusione del patrocinio gratuito da parte del Ministero delle Pari opportunità per chi denuncia le sopraffazioni fisiche e psicologiche, direttive sanzionatorie immediate la cui certa applicazione non illuderà lo stolker nel pensiero di averla scampata, mortificando le regole e fuggendo anche da se stesso.

 

La rieducazione della “razza umana” serve a far prendere coscienza di sè, difatti i sentimenti appartengono all’umanità, ed essa si evolve quando ha fatto i conti con i propri limiti, la tolleranza, le inefficienze, la discriminazione, la solidarietà, i vuoti legislativi, il rispetto delle regole, l’applicazione e l’interpretazione della legge “uguale per tutti”; quando gli strumenti didattici rispecchiano le più alte ambizioni intercettando ed interpretando il candore dei sogni delle nuove generazioni.

On. Ministro riveda la legge sui finanziamenti stabili per i centri antiviolenza, il monitoraggio dell’efficacia delle politiche già esistenti, lo studio sulla violenza di genere, la formazione professionale, i congedi temporanei per chi chiede aiuto e rischia, paradossalmente, di perdere anche il posto di lavoro, la lotta agli stereotipi che  vengono veicolati dalla stessa stampa la quale spesso non rimarca la discriminazione di genere e qualche volta semplifica il dramma come il frutto di un “raptus” inteso come incidente isolato, come accadimento improvviso, mentre in realtà simboleggia l’ultimo atto di un continuo di violenza nell’ambito delle relazioni d’intimità.

On. Ministro, a nome di ogni donna, il cui respiro non incontrerà più l’ebbrezza della vita, Le Chiedo di attivarsi per restituire giustizia a chi è stato negato il tempo per incontrare il futuro, ad omaggiare la loro memoria riconsegnando la dignità a chi è destinato a soccombere quotidianamente in un respiro affannato che anticipa la morte.

Le Chiedo di condurre una contesa civile anche in nome di un Paese, l’Italia, i cui albori storici,artistico,culturali esibiscono orgogliosamente al mondo un “esemplare” di vissuto raccontato negli universali testi storici.

On. Ministro garantisca che la denuncia sociale divenga riconoscimento giuridico, un approccio olistico alle cause strutturali di discriminazione, oppressione ed emarginazione delle donne, attraverso azioni incisive sul piano politico, operativo, giuridico ed amministrativo.

On. Ministro Lei, altresì, rappresenta idealmente uno strumento educativo straordinario, lo sport, un veicolo unico di aggregazione e di inclusione solidale. Lei sa bene che attraverso il suo linguaggio è possibile costruire modelli innovativi di educazione e comunicazione improntati al rispetto di se’ e degli altri, alla solidarietà e alla promozione di stili di vita corretti, ecco perché conto sulla Sua sensibilità, sulla Sua percezione del valore dell’educazione in ogni forma applicabile come primario viatico formativo delle coscienze disperse.

Dante, rese icona Beatrice………”riuscì a far rifulgere il nome di Beatrice di uno splendore vivo e profondo come pochi altri esempi umani, in un perpetuo anelito d’amore in cui lo sguardo dell’amata rappresentò un ponte verso il cielo, una scala che solleva, che redime ogni stanco viandante”, ma secoli dopo Oscar Wilde definì la storia delle donne come la peggiore delle tirannie  che il mondo abbia mai conosciuto: la tirannia del debole sul forte. E’ l’unica tirannia che duri.