Uil Calabria su stagione concorsi pubblici
La Calabria deve essere messa in grado di proiettarsi verso una nuova stagione di concorsi pubblici per rendere efficiente la pubblica amministrazione in tutte le sue articolazioni. Solo così questo territorio potrà essere messo in grado di gestire e rendere realmente produttivi i fondi comunitari, vincere la battaglia contro la corruzione, il malaffare e l’ingerenza della criminalità organizzata.
Per accettare la sfida della digitalizzazione questa regione ha la necessità di reclutare figure professionali moderne e qualificate da inserire in tutti i settori dell’amministrazione pubblica per migliorare lo sforzo produttivo e amplificare sul territorio le buone prassi di un mondo del lavoro al passo con i tempi.
L’amministrazione regionale, invece, sembra scollegata dalla realtà. Il governo regionale, nonostante le promesse fatte all’atto del suo insediamento, non è riuscito a cambiare passo nel campo delle politiche del lavoro ed è rimasto ancorato ad una concezione ormai superata, quella di puntare tutto sulle politiche passive per gestire i frutti amari di una crisi senza precedenti. Soprattutto oggi, in tempi di reddito di cittadinanza, è una scelta è una discussione di retroguardia circoscrivere il tema del lavoro nella nostra regione a politiche che ha finisco per penalizzare il territorio regionale e mortificarne ogni possibilità di crescita economica e sviluppo sociale e non danno ai tanti disoccupati e inoccupati calabresi di costruirsi un percorso lavorativo stabile, duraturo e dignitosamente retribuiti. I dati allarmanti sul lavoro pubblico e privato in Calabria, che provengono da diversi istituti confermano quanto stiamo dicendo. La Calabria rischia la desertificazione al pari delle altre regioni del Mezzogiorno che stanno subendo un’emorragia generazionale senza precedenti.
Il Pil procapite dei cittadini calabresi sta facendo registrare cali a doppia cifra, come rilevato da un’analisi del centro studi “Impresalavoro”.
Se timidi segnali di ripresa sono stati registrati, in particolare da parte degli analisti dello Svimez, sono legati ad una nuova iniezione di investimenti privati e non certo grazie all’aiuto dello Stato che, in questi ultimi anni, ha frenato la sua disponibilità di investimento nelle regioni del Sud e, in particolare, in Calabria.
Lo stesso dicasi sul fronte delle percentuali occupazionali. Nella nostra regione un piccolo scostamento degli indici negativi su questo fronte si è segnalata solo grazie all’aumento dei lavoratori autonomi: occupati senza nessun tipo di garanzia e stressati da una tassazione altissima senza eguali nel panorama europeo.
Davanti a questa fotografia che racconta un tessuto economico e sociale fragile, disgregato e incapace di reagire alla crisi, la politica calabrese e il governo regionale non sono riusciti a invertire la marcia, a mettere a frutto i tanti fondi comunitari messi a disposizione dall’Europa. In questi è mancata in Calabria la definizione di una politica industriale regionale capace di costruire nel settore privato politiche del lavoro e della formazione capaci di sostenere le imprese dinamiche presenti nella nostra regione e favorire e incentivare l’occupazione di tanti giovani disoccupati, frenando così l’esodo ad incentivareUn dato per tutti. Nonostante la Calabria sia la regione italiana con il più alto tasso di disoccupazione giovanile e con la più alta percentuale di migrazione, gli ultimi dati sulla spesa del Fondo sociale europeo da parte della Calabria confermano questo territorio, divorato dalla povertà, all’ultimo posto fra le regioni italiane. Il ritardo, che noi avevamo segnalato in tempi non sospetti, è stato ribadito e cristallizzato dai commissari europei durante l’ulta seduta del Comitato di controllo sulla spesa del Por.
La Calabria, poi, è l’unica regione italiana a non aver dato attuazione ad un Piano di contrasto della povertà ed a favore dell’inclusione attiva, l’unico territorio che non ha ancora varato una strategia regionale organica per l’occupazione e lo sviluppo delle politiche attive. Tuttavia si continuano a sbandierare risultati positivi nell’utilizzo delle risorse comunitarie.
Nonostante le risorse a disposizione non si è stati in grado di mettere in campo una politica del lavoro che fosse in grado di mettere in campo misure incentivanti alla buona occupazione, occupazione di qualità, che metta la Calabria al riparo dal continuo, e non più sopportabile, ricorso a forme occupazionali contraddistinte da un forte precariato – come i tirocini formativi – che non aiutano i lavoratori a crearsi un futuro stabile e regalano alla politica la possibilità di sfruttare questo bacino a fini clientelari ed elettorali.
La sterile discussione sulle vertenze occupazionali calabresi andata in scena durante l’ultima seduta del Consiglio regionale ha messo in evidenza la scelta di retroguardia sostenuta dall’attuale giunta regionale, in continuità con il recente passato, sulle politiche del lavoro. La Calabria non ha bisogno di altro precariato ma sente l’urgenza di addivenire, nel più breve tempo possibile, alla stabilizzazione di tutti i lavoratori precari e della programmazione di investimenti per la creazione di lavoro stabile, certo e duraturo.
Nonostante le risorse a disposizione, infatti, non si è stati in grado di mettere in campo una politica del lavoro che fosse utile a produrre misure incentivanti della buona occupazione, di una occupazione di qualità, che metta la Calabria al riparo dal continuo, e non più sopportabile, ricorso a forme occupazionali contraddistinte da un forte precariato – come i tirocini formativi – che non aiutano i lavoratori a crearsi un futuro stabile, mentre regalano alla politica la possibilità di sfruttare questo bacino a fini clientelari ed elettorali.
Siamo convinti che in Calabria il lavoro debba essere sottratto al ricatto occupazionale e che la pubblica amministrazione presente in questa regionale sia sottodimensionata rispetto alle sfide che arrivano dal territorio.
Davanti a questo quadro d’insieme, infine, riteniamo che l’avvio di una nuova stagione di concorsi pubblici sia l’unica strada percorribile per riorganizzare la burocrazia calabrese e, allo stesso tempo, stimolante i giovani calabresi a rimanere in questo territorio, a lavorarci, ad accettare questa sfida per rendere effettivamente operativa la pubblica amministrazione calabrese.
Santo Biondo
Segretario generale Uil Calabria