Sanita’, Indigniamoci: La Calabria E’ Una Regione Alla Deriva

l giro di affari è enorme, così come gli interessi di chi ha le mani in pasta. Non solo.   Il sistema sanitario è volutamente disorganizzato un caos creato ad arte per permettere speculazioni e sprechi, in cui la politica fa i suoi affari e si attiva con il clientelismo, gestendo i posti di comando. In questa disorganizzazione voluta, si tenta di nascondere gli errori – orrori medici.

 

Una presa di posizione forte, quella del Codici, che non lascia adito a dubbi. Non solo, in questo contesto, i medici tentano di mettere una pezza al lassismo, con leggi che escludono qualunque tipo di responsabilità

A tutto questo, da Nord a Sud, 100 città dicono di “no”.

Codici ha così promosso la Giornata nazionale contro la malasanità, dal Piemonte alla Sicilia, 100 delegazioni dell’Associazione, collocate in altrettante città, scendono in campo per chi volesse denunciare o segnalare casi di malpractice sanitaria, situazioni anomale, affari della politica poco trasparenti.

A disposizione del cittadino “Punti d’ascolto” in tutta Italia: strutture del Codici, appunto, che riceveranno le segnalazioni dei cittadini indignati ed interverranno con azioni nei confronti di politici, personale medico-sanitario e strutture ospedaliere che hanno causato danni, leso la dignità del paziente se non, addirittura, causato decessi.

In Italia…

Inquietano ed indignano i numeri sulla malasanità in Italia.

In nove anni, errori e incidenti sono costati alla sanità pubblica quasi 1,5 miliardi di euro, 300 milioni solo nel 2012. Tante anche le denunce per errore medico: la Sicilia è al primo posto con il 20% di denunce, segue la Calabria con il 19%. Al terzo posto di questa triste classifica spunta il Lazio, con l’11% di denunce. Drammatici anche i dati relativi alle denunce per eventi con decesso. Facendo le dovute proporzioni denunce/decesso, il quadro che ne esce fuori è il seguente: 81% in Calabria e Campania, 77% in Emilia Romagna, Sicilia con il 72%, 69% in Puglia, il Lazio con il 66%.

Non è un caso, dunque, che 12milioni di cittadini migrino dal servizio pubblico alle cure di un privato.

Vale in questo caso, per il 18% degli intervistati, il concetto di “se pago vengo trattato meglio”. E’ l’Ocse a dichiararlo Non solo, la sfiducia verso chi dovrebbe garantire cure, diagnosi accurate e puntuali, assistenza e dignità al malato è imperante. Il dilagante fenomeno dell’intramoenia rientra certamente nella “cura privata” seppur il medico si appoggi alla struttura pubblica, ambulatoriale e diagnostica dell’ospedale, a fronte di un  pagamento non certo irrisorio da parte del paziente. Il costo di una visita varia da prestazione a prestazione: per una visita ginecologica si può pagare 150 euro, per un controllo cardiologico anche 200.

In questa situazione, onerosa per i pazienti e d’oro per i medici,  è chiaro l’interesse a non applicare le giuste politiche per limitare anche i tempi delle lunghe liste d’attesa.

Favoriscono il ricorso all’intramoenia, pratica che a sua volta concorre ad allungare le già menzionate e bibliche liste: un circolo vizioso tutto a favore dei medici.

Rientra, a parer nostro, nella malasanità anche la cosiddetta medicina difensiva. Uno spreco da 10 miliardi di euro. E’ come se ogni cittadino pagasse di tasca propria 160 euro annui per esami non necessari.

Ed ancora ticket salatissimi, farmaci costosi, talmente tanto da favorire il ricorso a medicinali contraffatti. Secondo AssoGenerici nel 2013 gli italiani hanno speso oltre 850 milioni di euro, cifra elevata soprattutto perché si tende a privilegiare l’acquisto di farmaci di marca a scapito dei generici.

In questo contesto, come si colloca la Calabria?

La Calabria è una delle regioni  alla deriva.

Dal Ministero della Salute gli ultimi dati, riferiti al 2012, sul rispetto o meno dei Lea.

Senza grossi stravolgimenti, in riferimento al 2011, la Calabria si posiziona al penultimo posto, seguita dalla Campania. Il precedente anno la Regione era terzultima.

Non solo, come suddetto, la Calabria è al secondo posto per denunce per malasanità. sulle 570 rendicontate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori, ben 107 provengono proprio da questa regione. 87 sono stati i decessi. E questo nonostante il cospicuo numero di medici rispetto ai posti letto. 4.240 /3.821.

Da una elaborazione Censis realizzata considerando 172 Regioni di 18 Paesi Europei, la Calabria ha raggiunto la 170esima posizione nell’ambito della “Qualità della sanità pubblica”. Per ciò che riguarda l’Attribuzione di particolari vantaggi nella Sanità pubblica” la Calabria si posiziona ultima nella classifica e 170esima per l’”Attribuzione di un trattamento equo nei servizi sanitari pubblici”.

La lista delle inefficienze è lunga: Gestione carente dell’urgenza-emergenza pediatrica; mancata utilizzazione di strutture e apparecchi medico-sanitari; pagamento di fatture riferibili ad operazioni inesistenti; illegittimo conferimento di incarichi professionali e competenze

Tutto ciò si traduce in una cattiva pratica sanitaria a scapito del paziente.

Codici ha raccolto decine e decine di storie di malasanità, sono procedimenti penali in cui l’Associazione si è costituita parte civile.

Un contesto allarmante che concorre ad aumentare i cosiddetti “Viaggi della speranza” dal Sud verso il Nord: una mobilità sanitaria in cerca di cure che costa cara alla Regione e allo stesso paziente.

La corruzione in ambito sanitario concorre certamente a determinare il quadro deplorevole delineato.

Da un’indagine condotta su 172 regioni europee  dall’università di Gothenburg, emerge la 170esima posizione della Calabria per la “qualità della sanità”. Per quanto riguarda  il ‘pagamento di tangenti’, la Calabria si colloca al 156esimo posto.

Codici si indigna anche per questo. La Calabria è l’esempio di una sanità che non funziona o  che funziona male, che costringe centinaia di persone ad emigrare verso il Nord in cerca di strutture adeguate per essere curati. Come dar loro torto? Per costruire il Pronto Soccorso di Cosenza ci sono voluti 12 anni e più di 8 milioni di euro.

L’Associazione è al fianco dei cittadini nella battaglia contro la malasanità, gli sprechi, le inefficienze.

I cittadini ci scrivono disperati dopo aver perso un familiare o per aver vissuto, in prima persona, l’incubo di un intervento andato male, di un’assistenza medico-sanitaria superficiale e inadeguata. Il diritto alla salute è diventato quasi un optional. Altri interessi muovono il sistema, spesso di natura economica e politica. A tutto questo noi diciamo “basta”. Essere curati adeguatamente e nella propria regione, senza supportare costi economici aggiuntivi – derivanti da spostamenti extra-regionali – e drammatiche conseguenze psicologiche non deve essere una fortuna ma un diritto. Ci facciamo portavoce dei cittadini che vogliono denunciare, in Calabria e nel resto d’Italia.

Perché i Punti di ascolto Codici in tutta Italia

L’Associazione vuole ribellarsi allo statu quo, a questa situazione di immobilismo, ai compromessi tra classe politica e lobbies. In molte regioni d’Italia, soprattutto nel Meridione, il diritto alla salute è diventato quasi un optional. La salute e la dignità del paziente non sono l’interesse primario, altri affari muovono il sistema, spesso di natura economica e politica.

Codici ha per questo deciso di promuovere oggi, nell’ambito della campagna “Indignamoci!”, una giornata interamente dedicata alle vittime della malasanità, contro lo sfacelo del servizio sanitario e l’esproprio del diritto alla salute. Contestualmente sono inaugurati i 100 “Punti di ascolto” attivi, in altrettante città d’Italia, presso gli sportelli Codici o le sedi delle delegazioni.

In Calabria, gli sportelli contro la malasanità sono a Catanzaro, Crotone, Polistena, (RC), Cosenza.

I cittadini che volessero denunciare o segnalare situazioni anomale possono rivolgersi all’indirizzo e-mail nomalasanita@codici.org oppure al Punto d’ascolto territoriale-

13 maggio 2014

ore 12.00

Piazza del Popolo, 1 c/o Palazzo Marchese

POLISTENA