Saccomanno, denuncia aperta ex articolo 346-bis c.p
DENUNCIA APERTA
Al signor Procuratore della Repubblica – dottor Michele Pristipino – ROMA
Al Signor Procuratore della Repubblica – dottor Raffaele Cantone – PERUGIA
e p.c.
Al Signor On. Sergio Mattarella – Presidente della Repubblica e del Consiglio Superiore della Magistratura – ROMA
Al Signor Avv. Prof. Giuseppe Conte – Presidente del Consiglio dei ministri – ROMA
Al Signor On. Alfonso Bonafede – Ministro della Giustizia – ROMA
Al Signor Marta Cartabia – Presidente della Corte costituzionale – ROMA
Al Signor David Ermini – Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura – ROMA
Nella data del 30.06.2020 inviavo ai destinatari sopra indicati, con la esclusione dei Procuratori della Repubblica di Roma e Perugia, la seguente lettera aperta:
Le vicende relative agli strani intrecci tra la magistratura ed alcune forze politiche e la metodologia per la determinazione degli incarichi superiori sono esplose, in modo vigoroso, nelle ultime settimane a seguito delle intercettazioni eseguite su Luca Palamara. Non voglio entrare in quelle che sono le intollerabili modalità di scelta dei magistrati per ricoprire i maggiori ed importanti uffici della giustizia, ma mi voglio soffermare sull’importanza che la magistratura sia credibile, autorevole, autonoma ed imparziale. Le evidenti raccomandazioni ed influenze nelle indicate nomine rendono questa, agli occhi dell’opinione pubblica, non più autorevole e credibile. Quale valore morale ed etico può assumersi ad un soggetto che per essere promosso passa attraverso il condizionamento di coloro che devono determinarsi? E cosa ancora più grave inserito all’interno di un sistema che favorisce coloro che si trovano all’interno di esso e danneggia chi, invece, per onore o altro, non ha accettato tale pianificazione.
Hanno ragione Cesare Mirabelli, già emerito presidente della Corte Costituzionale, e Vincenzo Visco, ex Ministro delle Finanze e del Tesoro, nel ritenere che oggi vi è una evidente crisi di credibilità della magistratura determinata, appunto, dalle modalità emerse nella formazione del consenso sulla nomina dei titolari di uffici direttivi da parte del Consiglio superiore, e dal peso che su queste decisioni hanno avuto gli equilibri interni delle correnti della Associazione nazionale magistrati. E cosa dire, poi, dei tanti ed ultimi procedimenti assunti nei confronti di altri magistrati per abusi, corruzione, ecc., comprovanti la permeabilità del sistema giustizia e la possibilità di ottenere decisioni pilotate?
Uno spaccato, certamente, inquietante che manifesta un sistema malato e che lascia moltissimi dubbi, nelle comunità, dell’imparzialità e autorevolezza dei magistrati. Una situazione del genere non può essere ulteriormente tollerata e lasciata nel dimenticatoio o nei ricordi per cercare di superare l’attuale momento critico e difficile. La credibilità della magistratura e di uno Stato di diritto passa sempre attraverso delle azioni dirette e tendenti ad eliminare l’avariato o, comunque, situazioni che rendono queste non più attendibili. Lasciare le cose come stanno, senza alcun intervento immediato e radicale, viene, tra l’altro, a penalizzare pesantemente quella parte della magistratura, quasi tutta, che lavora nel silenzio e nell’esclusivo interesse di tutela dell’applicazione corretta delle regole e dei diritti dei cittadini. Ecco, quindi, la indispensabile necessità che vi sia un intervento immediato e radicale. Specialmente, se si valutano le suddette condotte in modo oggettivo: se quanto accaduto fosse avvenuto all’interno di nomine riguardanti altri settori, come ad esempio l’università, si sarebbe gridato allo scandalo e si sarebbe, certamente, aperta una indagine da parte della magistratura nei confronti di tutti i soggetti interessati! Non sembra, allo stato, che ciò sia avvenuto nel caso in questione.
Per tali vicende, comunque, si sarebbe aspettato uno scatto di orgoglio da parte della magistratura interessata che, nella palese difficoltà del momento e della crisi di autorevolezza, avrebbe dovuto rimettere tutto in discussione con le dimissioni dei componenti del Consiglio superiore della magistratura e con un controllo dei requisiti dei soggetti che ricoprono uffici direttivi e sono inseriti nelle chat intercettate dai magistrati perugini. Ma, sino ad oggi nessuna determinazione di tal tipo sembra voglia essere assunta.
Il Popolo italiano ha, però, il diritto di poter credere nei magistrati e nello stesso Presidente della Repubblica, che è il responsabile dell’organo dei giudici. Si comprende che la situazione è molto difficile, ma senza alcun immediato intervento si penserà che la casta vinca sempre.
Ed allora, se i componenti del Consiglio Superiore della magistratura non riescono a fare un passo indietro e coloro che ricoprono uffici direttivi non sentono il dovere morale di dimettersi per comprovare la estraneità a qualsiasi gioco delle correnti, devono intervenire gli organi preposti per rimettere in ordine un sistema devastato. Anche con leggi speciali se necessario. Molte imprese hanno rinunciato ad investire in Italia per non esserci un sistema giustizia funzionante. Oggi, dopo il terremoto di queste ultime settimane, non penso che ci saranno investitori che credono nella nostra magistratura e nella imparzialità nelle decisioni.
Quindi, se non interviene un momento di ripensamento etico e morale dei soggetti che rappresentano l’attuale sistema giustizia, vi deve essere un intervento superiore che vada a commissariare o sciogliere l’organo di autogoverno dei magistrati, con verifica degli elementi e condizioni per ritenere che i soggetti che ricoprono uffici direttivi sono legittimi detentori di tale titolarità.
Solo con un’azione decisa e puntuale si può iniziare a mettere ordine nel sistema giustizia e a riprendere un percorso virtuale e di nuova credibilità dei tanti magistrati silenziosi, onesti e preparati.
Naturalmente nessun riscontro ricevevo.
Dalla cronaca giornalista sono emersi fatti di estrema importanza e rilevanza, in quanto il sistema delle “raccomandazioni” è stato utilizzato da moltissimi magistrati per ottenere promozioni e nomine presso i più importanti uffici giudiziari italiani. Tanto è vero che proprio ieri il dottor Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura.
Ma questo non è, certamente, sufficiente! Appare più che evidente che un intero sistema di raccomandazioni esisteva e, quindi, non può, certamente, pagare solamente Luca Palamara! Ci saremmo aspettata un’azione più decisa del Presidente della Repubblica e di tutte le Autorità responsabili e sopra indicate, ma non sembra che qualcosa sia accaduto. E la stessa condanna di Palamara senza alcun processo appare un modo per cercare di chiudere la falla aperta nel sistema degli appoggi pilotati della magistratura.
Ma ci sono, però, tantissimi -la maggior parte- Magistrati onesti e che rischiano la propria vita per difendere la Toga e la legge che non possono, sicuramente, subire l’onta di solo sentirsi paragonare a chi, invece, ha ricevuto riconoscimenti grazie alle intermediazioni di Luca Palamara. È un problema di credibilità, autorevolezza, e giustizia sostanziale e non solo formale.
Nel 2012 è stato emanata la legge n. 190 (06.11.2012) che ha introdotto l’articolo 346-bis del Codice penale “traffico di influenze illecite”, che si è proposto come obiettivo principale quello di attuare una forma di tutela preventiva, oltre che repressiva, contro il fenomeno c.d. “sistemico” della corruzione, che tende a radicarsi in una prassi sempre più stabile e strutturata.
La struttura della norma fa sì che il bene giuridico posto a fondamento della sua tutela sia quello dell’imparzialità e del buon andamento della P.A., interessi che vengono entrambi lesi non soltanto nel caso in cui l’atto illegittimo sia oggetto di uno specifico e diretto accordo criminoso tra l’agente pubblico ed il soggetto privato, ma anche quando l’alterazione della pubblica funzione derivi soltanto da una “pressione” esercitata sul pubblico funzionario da parte di un soggetto terzo, senza che il c.d. pactum sceleris arrivi a perfezionarsi.
L’articolo 346-bis c.p. dispone una disciplina che tende a tutelare il bene protetto da un pericolo più consistente rispetto a quello percepito nel precedente articolo 346 c.p., in quanto solo l’effettiva sussistenza di una relazione tra il trafficante ed il pubblico agente può costituire il presupposto concreto per arrivare alla realizzazione di un accordo corruttivo tra quest’ultimo ed il privato.
Autore del reato può essere “chiunque” e, laddove il soggetto agente rivesta anch’egli una qualifica pubblica (pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio) troverà applicazione la circostanza aggravante speciale ad effetto comune, prevista dal comma 3 dell’articolo 346-bis c.p.
Sulla fattispecie si richiama la recente sentenza della Corte Suprema di Cassazione, Sezione VI Penale, n. 12095 del 19.02.2020 che è intervenuta a chiarire la portata applicativa del “nuovo” reato di traffico di influenze illecite come modificato dalla legge 9 gennaio 2019, n. 3 (cosiddetta “Spazza corrotti”).
In sostanza, le spinte, raccomandazioni, influenze, pressioni, esistenti e comprovate dalle chat del dottor Luca Palamara per le nomine degli uffici giudiziari negli ultimi 10 anni rientrano, certamente, nella previsione del citato articolo e, quindi, può ravvisarsi la esistenza del reato penale di “traffico di influenze illecite”.
La difesa della Magistratura corretta ed onesta, della imparzialità delle condotte, del sistema democratico, deve portare alla individuazione di tali condotte e, conseguentemente, alla valutazione della esistenza o meno delle condizioni richieste dalla citata norma. È un atto di coraggio per rendere giustizia a coloro che hanno portato avanti la vera Magistratura ed hanno, con sacrifici enormi, retto la vera spina dorsale di uno Stato democratico. Non assumere nessuna iniziativa sarebbe una profonda vergogna -vedere appello del giornalista Claudio Cordova che si allega, uno dei pochi che ha avuto il coraggio di affrontare tale problema rilevantissimo- lasciando a posti considerevoli coloro che hanno utilizzato sistemi illeciti. Sarebbe come abdicare ad una vera Giustizia imparziale e trasparente, abbandonare il percorso di correttezza e legalità, minare alla base la credibilità e l’autorevolezza dei tantissimi Magistrati onesti.
Per quanto sopra dedotto, quale cittadino italiano, si
DENUNCIANO
i fatti sopra descritti e, comunque, di pubblica conoscenza e si chiede che, nelle forme di rito e di legge, vengano acquisite le chat di Luca Palamara e si proceda, nella ipotesi in cui si dovesse ritenere l’esistenza delle condotte e delle condizioni previste dall’articolo 346-bis c.p., nei confronti di coloro che hanno utilizzato il sistema illecito del condizionamento delle libere scelte del CSM nella individuazione dei candidati a ricoprire i posti di titolare degli uffici italiani e, comunque, per tutte le ipotesi di rilevanza penale che dovessero scaturire dalla acquisizione della documentazione o alla successiva indagine, con la punizione dei responsabili alle pene di legge.
Con l’assunzione di ogni ed altro dovuto provvedimento di legge per tutte le circostanze che dovessero emergere e per tutte le condotte che dovessero avere una rilevanza penale.
Si chiede che vengano comunicati tutti gli atti ostensibili e, comunque, anche l’eventuale richiesta di archiviazione, ai sensi degli articoli 408 e seguenti c.p.c.
La parte istante, se richiesto, procederà ad esibire le chat in proprio possesso dalle quali risultano evidenti gli interessamenti ed i condizionamenti posti in esser dal dottor Luca Palamara al fine di agevolare nomine ed altro.
Si allega intervento del giornalista Claudio Cordova.
Con espressa riserva di azioni, deduzioni, produzioni e integrazioni
Con osservanza.
Lì, 12 ottobre 2020.
Avv. Giacomo Francesco Saccomanno